«Ecce panis angelorum» canta la Chiesa, adorando il Corpo e Sangue del Signore. Un dono che viene dall’alto

«Se gli angeli potessero invidiare, ci invidierebbero la Santa Comunione». L’espressione, di san Pio X, ricorda che gli angeli non condividono con gli uomini l’Eucaristia. Eppure la Chiesa adorando il mistero del Corpo e Sangue del Signore canta: «Ecco il pane degli angeli».

«Ecce panis angelorum» canta la Chiesa, adorando il Corpo e Sangue del Signore. Un dono che viene dall’alto

Il riferimento è sicuramente alla manna dell’esodo, a quel cibo leggero, disceso dal cielo, con cui Dio ha nutrito il popolo nel deserto. Lo stesso Signore Gesù, nel discorso alla sinagoga di Cafarnao, parla della sua carne e del suo sangue come di un dono che viene dall’alto, il Pane del Cielo, appunto un cibo celeste, angelico.

«Ecco il pane degli angeli»: il motivo di questa espressione lo possiamo cercare anche nel fatto che la liturgia terrestre è una sorta di “finestra” che ci mette in comunicazione col Cielo e con la liturgia che lì compiono gli angeli. San Giovanni Crisostomo osservava che quando avviene la consacrazione, i Cieli si squarciano e schiere di angeli circondano il sacerdote, come fosse un esercito radunato dinanzi al suo re. Le espressioni di Crisostomo probabilmente urtano la sensibilità contemporanea, ma ci ricordano che gli angeli sono i primi adoratori di Dio.

La liturgia non è una nostra creazione, né l’autorappresentazione della comunità, tantomeno la celebrazione delle sue risorse umane; esiste già prima della Chiesa, prima di questo mondo. La liturgia terrena è liturgia solo per il fatto che si inserisce in ciò che è più grande, in un certo qual modo usciamo da noi stessi per comunicare col Cielo. La liturgia cristiana non è altro che un’eco e un anticipo del coro celeste.

don Nicola Tonello
rettore chiesa del Corpus Domini e padre spirituale del Maggiore

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)