Esperienza “da vecchi”. Perché i giovani non ci sono più in parrocchia? Le risposte di chi c'è

I giovani, secondo l’opinione dei coetanei, non frequentano la parrocchia per vari motivi. Perché la società attuale offre numerosi stimoli; perché si ignora il bello della comunità cristiana e quanto può essere arricchente; perché, in alcuni casi, la messa non è vista come un “luogo” adatto ai giovani

Esperienza “da vecchi”. Perché i giovani non ci sono più in parrocchia? Le risposte di chi c'è

Giovani e Chiesa, un connubio su cui si riflette da tempo, chiedendosi perché i 18-30enni si vedono poco a messa e, più in generale, in parrocchia. Abbiamo chiesto ad alcuni di loro, che la parrocchia la frequentano, perché i coetanei sono assenti. Alcuni aspetti sembrano essere ricorrenti e hanno a che fare con le molteplici offerte della società attuale, che richiamano i giovani in contesti non ecclesiali, ma anche con una certa “ignoranza” su quanto di bello e arricchente si possa incontrare nella comunità cristiana. In alcuni casi lo “stile” con cui si celebra la messa viene visto come poco adatto ai giovani e, la parrocchia, come un luogo dove non ci si diverte.

«Molti giovani non frequentano la Chiesa perché hanno altre attività a cui dedicarsi, non sono stimolati dall’essere parte di un gruppo e, forse, non si sentono accettati, accolti – afferma Benedetta Mosele, 21 anni, di Gallio – In pochi si rendono conto di ciò che si vive nella Chiesa e, talvolta, la vedono come una “cosa da vecchi”, la mettono da parte a priori. Faccio parte del gruppo degli animatori giovanissimi insieme ad altri tre giovani, in tutto siamo una quindicina di attivi in parrocchia. Ho sempre frequentato la Chiesa ma solo oggi, che sono un po’ più grande, posso dire di sentirmi veramente cristiana».

Benedetta studia a Ferrara, dove vive durante la settimana; il venerdì rientra a Gallio per partecipare al gruppo animatori. «Anche le scuole superiori le ho fatte lontano dal mio paese – racconta – ma non vedevo l’ora di tornare per poter partecipare al gruppo in parrocchia; è sempre stato un modo per stare con gli amici conosciuti fin da piccola. Quasi tutti gli animatori hanno la mia età e penso che il nostro gruppo rappresenti un bell’esempio per la parrocchia. L’anno scorso abbiamo portato a Roma, in aula Paolo VI, il presepe realizzato da noi, che quest’anno verrà esposto nella nostra chiesa. Penso che la Chiesa debba essere sempre più “in uscita”; il nostro territorio è vasto, sarebbe bello poter dislocare alcune attività e anche le celebrazioni così da permettere a tutti di frequentare più agevolmente».

I giovani che frequentano la parrocchia sottolineano l’importanza del “gruppo”, come fa Federico Bertan, 19 anni di Murelle, studente di ingegneria. «Far parte di un gruppo di persone con cui fai esperienze belle, che ti fanno crescere, un gruppo con cui crei dei legami, è una delle cose che spinge alcuni di noi a impegnarsi in parrocchia. A livello personale, poi, ognuno cerca qualcosa di specifico: nella preghiera, nella messa, nel fatto di staccare dalla vita frenetica della settimana. Chi non frequenta, invece, credo lo faccia per diverse ragioni, magari perché ha molte cose per la testa – scuola, studio, sport – e la parrocchia assume un’importanza secondaria e dà l’idea di essere un luogo dove non ci si diverte. Suono la chitarra in chiesa da dieci anni e, grazie a questo servizio, ho avuto la possibilità di diventare animatore dell’Acr, anche se a causa del Covid le attività si sono interrotte e le abbiamo svolte da remoto. Proprio dopo il Covid ho visto quanto è aumentato il bisogno di stare insieme a persone che abbiano valori che non trovi in altri ambiti. A Murelle siamo 25 giovani impegnati che, insieme ad altrettanti della vicina parrocchia di Caselle de’ Ruffi, costituiamo un gruppo affiatato, che è cresciuto negli ultimi due anni; anche il camposcuola dell’estate scorsa è stato un momento che ci ha aiutati a unirci, così come la presenza di un seminarista, Loris Bizzotto, che è rimasto con noi alcune settimane ed è stata bella figura, che tengo particolarmente a ringraziare».

Un’altra figura, il diacono permanente Andrea Negrin, ha svolto un ruolo aggregativo importante per i giovani della parrocchia cittadina del Carmine. «Ogni volta che vedeva un ragazzo partecipare alla messa, lo avvicinava e lo invitava a unirsi al gruppo dei giovani – racconta Giacomo Drago, 34 anni, insegnante – Io stesso sono stato coinvolto alcuni anni fa da alcuni amici e oggi accompagno il gruppo degli universitari. Proprio in uno di questi incontri abbiamo riflettuto sul fatto che chi non si avvicina alla parrocchia spesso lo fa per “ignoranza”, perché non sa che cosa si trova; i giovani, poi, non sempre hanno chiari i propri bisogni e a questo va aggiunto che la società rema contro al mondo ecclesiale, l’immagine che viene restituita è negativa. Chi invece decide di frequentare la parrocchia, lo fa per due motivi principali: innanzitutto è stimolato dalla presenza di un gruppo che condivide gli stessi interessi, dove può trovare un modo di vivere simile al proprio; in secondo luogo, c’è la ricerca di un’isola di pace dove poter sperimentare un percorso di fede».

Ancora diversa l’esperienza e il punto di vista di Martina Lazzarini, 26 anni, della parrocchia di San Tommaso di Albignasego. «Personalmente ho cercato un’esperienza di fede in ambito diocesano, al di fuori della mia parrocchia – spiega la giovane che è commessa in un negozio e insegnante di italiano per stranieri – Pur avendo sempre frequentato la mia comunità parrocchiale, dove ho trovato un ambiente accogliente, ho sentito il bisogno di accogliere una proposta più ampia, diocesana appunto, così oggi sto vivendo il “mese di fraternità” organizzato dalla Pastorale dei giovani: vivo a Casa Sant’Andrea dove condivido momenti di vita e preghiera con altri giovani». «In parrocchia – prosegue la giovane – solo in pochi frequentano la messa, forse la trovano poco attrattiva per ragazzi della nostra età e la vedono rivolta a un target più adulto. Dove sono ora sperimento un altro stile, un’accoglienza e apertura diversa, più adatta al giovane: credo che queste esperienze servano a crescere nella fede, così come l’aprirsi ad altre proposte diocesane».

Nicolò Mendo, 19 anni, è scout Agesci. «Credo che, per come è strutturata oggi la vita di un giovane, sia facile cadere in una “desertificazione spirituale” e le cause sono diverse: la tecnologia, l’avanzamento scientifico estremo, il raggiungimento di un benessere tale da portarci a non porci più domande, il consumismo eccessivo, il divertimento effimero. La società ci spinge verso l’ateismo o l’agnosticismo. Molti giovani cercano di fuggire dalla realtà, cercando un “oltre” che non porta ad alcuna relazione vera e sana: questo “oltre” è ricercato nelle droghe, nei videogiochi, nella pornografia; in tutte queste realtà mancano i valori e il rapporto con Dio». Il giovane racconta il suo percorso di ricerca spirituale, che ha incontrato anche momenti di dubbio e allontanamento, in cui però lo scautismo è rimasto un punto fermo. «Il rapporto con la fede è stato altalenante e, confesso, fino all’estate scorsa mi definivo ateo. Poi una serie di incontri ed esperienze mi ha cambiato, la Route d’orientamento alla scelta di servizio (Ross) è stata determinante. La fede porta a un benessere individuale e sociale».

La Chiesa oggi: continua il nostro cammino di ricerca

A metà ottobre è cominciato il nostro “viaggio” per capire – ascoltando diverse voci della nostro Diocesi, qual è il volto della Chiesa oggi. Siamo partiti, chiedendoci: come stanno le parrocchie all’inizio dell’anno pastorale? È emerso che, pur vestendo ciascuno la fede a seconda dei contesti di vita ed essendoci oggi la tentazione di “fare da soli”, è la comunità che celebra e sostiene il singolo. La domande successiva, in novembre, è stata: le parrocchie sono ancora in grado di generare alla fede? Ora ci focalizziamo sui giovani e ci chiediamo: perché non ci sono più in parrocchia? La stessa domanda la rivolgiamo anche a tutti voi lettori – laici, presbiteri, religiosi – e vi invitiamo a scriverci (redazione@difesapopolo.it) qual è la vostra esperienza e in merito. Se poi questo approfondimento, o quello precedente, vi suscitano nuovi “fronti” da approfondire... li raccogliamo volentieri. Una vostra “reazione” la trovate nelle pagine che seguono.

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