Festival Biblico. Dialogo e fraternità, parole chiave dell'incontro con il vescovo di Fiume

Dialogo e fraternità sono state le parole più ricorrenti nell'incontro del Festival Biblico che ha fatto tappa a Candiana domenica 8 maggio. Nella splendida cornice del Duomo, l’arcivescovo di Fiume-Rijeka Mate Uzinic ha raccontato la sua esperienza di pastore della chiesa croata in un partecipato incontro dal titolo “Tra cielo e terra: l’umanità?”.

Festival Biblico. Dialogo e fraternità, parole chiave dell'incontro con il vescovo di Fiume

Mons. Uzinic, classe 1967, è stato nominato dapprima vescovo della città di Dubrovnik-Ragusa in Dalmazia e dal 2020 è arcivescovo coadiutore con poteri speciali nella diocesi di Fiume, una delle più impegnative della Croazia. Durante il suo episcopato a Dubrovnik, ha promosso la scuola estiva di teologia. Ne ha parlato durante l’incontro del Festival biblico: «Quando si parla di Dubrovnik-Ragusa e di ciò che i suoi abitanti hanno vissuto negli anni Novanta - un anno difficile della guerra - emerge quanto fosse necessario purificare i cuori di coloro che hanno sofferto e subìto la distruzione della guerra e sono rimasti senza tutto, alcuni anche senza i loro cari. Perché ciò avvenisse, però, doveva essere avviato un dialogo. Il dialogo ha bisogno di due persone. In questo caso si è trattato del vescovo ortodosso di Trebinje, Grigorije Durić, e io. Abbiamo iniziato un dialogo tra noi, chiedendo perdono per quanto accaduto nella storia dei nostri popoli e delle nostre Chiese e abbiamo iniziato un dialogo, prima umano con cui abbiamo rotto i pregiudizi reciproci, poi ecumenico con cui abbiamo scoperto molte più somiglianze che differenze tra le nostre Chiese. Poi quello culturale con il quale abbiamo dimostrato di appartenere effettivamente al circolo culturale che trova la sua ispirazione nel messaggio cristiano della salvezza di Gesù Cristo. Alla fine, questo si è trasformato nell'organizzazione della Scuola estiva di teologia a Dubrovnik e in un dialogo a livello teologico».

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Partendo dalla presentazione dell’enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti, mons. Uzinic, ha spiegato l’impatto che ha avuto in Croazia: «Sono stato lieto di essere il primo in Croazia a presentarla ai media e questo mi ha permesso di cogliere l'attualità del pensiero e l'importanza dell'incoraggiamento di papa Francesco non solo per noi cristiani, ma per tutte le persone. Purtroppo ciò che sta accadendo attualmente nel mondo mostra che le persone non vogliono conoscere e accettare questo pensiero. La Conferenza episcopale croata, in occasione del 50° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, ha sottolineato che la questione più importante non è riconoscere le nostre vittime e i crimini degli altri, ma piuttosto riconoscere le vittime degli altri e i nostri crimini o criminali tra i membri della nostra comunità religiosa o nazionale. Questa è un'affermazione molto bella, come lo è l’intero messaggio. Purtroppo ciò non è mai stato messo in pratica, perché ancora oggi litighiamo su chi ha fatto più male all’altro, piuttosto che metterci, con pentimento, in dialogo e compassione dalla parte delle vittima, piuttosto che – nonostante tutte le nostre differenze – stare con le vittime».

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Non poteva mancare un pensiero alla guerra in corso in Ucraina, sulla quale l’arcivescovo Uzinic ha una posizione molto chiara: «Condanno l'aggressione della Russia. E nello stesso tempo leggo con disagio alcune affermazioni incitanti e eccessi di odio provenienti dall'altra parte. Questo non è buono. La nostra esperienza, ma non solo la nostra, mostra che c'è una linea sottile per passare da essere vittima a diventare criminale. Prego affinché il popolo ucraino non ripeta questo errore. Ecco perché sto dalla parte delle vittime. E ce ne sono da entrambe le parti. E prego per la pace: e possiamo, come Gesù, non lasciarci prendere in una spirale di male scegliendo sempre e ancora il bene».

Il dialogo del Festival Biblico è stato impreziosito anche dalla presenza dello storico e teologo fiumano Marko Medved, che ha dato un inquadramento circa la storia dei Balcani nel Novecento, aprendosi alla prospettiva europea, passando per alcune riflessioni sul rapporto croati-italiani nel Novecento in Istria e a Fiume in relazione anche alla questione dell'esodo. 

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