Funerali e Coronavirus. "Ognuno sarà ricordato nel nome di Cristo risorto". Parla il vicario generale don Giuliano Zatti

Comprendendo l’enorme peso portato in questa situazione da parte di chi si trova nella sofferenza e nel dolore per la perdita di una persona cara, la Chiesa di Padova continua a rispettare le direttive imposte dal Governo per limitare al minimo il contagio. Pertanto, come su tutto il territorio nazionale, sono sospese anche le celebrazioni pubbliche dei funerali.

Funerali e Coronavirus. "Ognuno sarà ricordato nel nome di Cristo risorto". Parla il vicario generale don Giuliano Zatti

È consentita solo la benedizione della salma da parte del parroco o del sacerdote incaricato in occasione della sepoltura o prima della cremazione, a cui possono partecipare solo i familiari evitando assembramenti e mantenendo le regole a tutti già note.

Per i sacerdoti che prestano servizio nelle strutture ospedaliere è possibile visitare i malati gravi per offrire loro conforto spirituale ed eventualmente l’unzione degli infermi e il viatico. Le stesse modalità sono consentite ai parroci che possono far visita a casa delle persone che versano in situazione critica.

«Con tanta sofferenza ognuno di noi sta affrontando questo momento drammatico – sottolinea il vicario generale mons. Giuliano Zatti – ma abbiamo invitato i preti a dimostrare affetto e calore ai familiari che subiscono una perdita e a farsi ancora più vicini nei confronti di chi avverte il proprio senso di impotenza nel non poter accompagnare le persone che ama nelle ultime ore della loro vita. Abbiamo tutti una responsabilità verso questi morti, abbiamo una memoria da non smarrire e siamo in qualche modo debitori verso i familiari che non hanno avuto la consolazione di accompagnarli. Ai familiari ricordiamo che, nella messa celebrata purtroppo senza il popolo, i preti ricorderanno coloro che sono venuti meno, affidandoli al Signore».

E il pensiero del vicario generale è già concentrato sul futuro, perché il forzato e inusuale “silenzio” liturgico di questi giorni avrà bisogno di altri segni e di altre parole. «Quando tutto tornerà alla normalità, troveremo di sicuro una modalità per celebrare i morti di queste settimane, assieme alle famiglie e alle comunità tutte. E nessuno dovrà essere dimenticato: nome per nome, tutti dovranno essere presentati al Signore che non dimentica niente e nessuno. La morte non è un fatto privato e mai come ora lo è stato: la morte ci coinvolge tutti ed è di tutti. Come uomini ne facciamo l’esperienza, come credenti l’affrontiamo assieme nel nome di Cristo risorto perché anche alla morte sia restituito il senso che le spetta, sapendo bene che il Dio della vita ha l’ultima parola anche sulla nostra morte. Il Signore saprà raccogliere e rendere fecondi i pianti, le parole, i gesti buoni e anche le imprecazioni che in questi giorni hanno accompagnato il vivere e il morire di tanti».

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