Giornata mondiale del malato. Compassione, esercizio sinodale di guarigione

Giornata mondiale del malato. Per la 31a edizione, che si celebra l’11 febbraio – memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes – papa Francesco richiama l’attenzione sulle parole del Samaritano all’albergatore, affidandogli l’uomo percosso dai briganti: «Abbi cura di lui»

Giornata mondiale del malato. Compassione, esercizio sinodale di guarigione

Essere il “buon Samaritano” è la sfida che lancia papa Francesco con il messaggio per la 31a Giornata mondiale del malato che ricorre l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes. Il messaggio riprende il Vangelo di Luca, nello specifico la raccomandazione del Samaritano all’albergatore – «Abbi cura di lui» (10,35) – cui viene aggiunta una sottolineatura particolare, “La compassione come esercizio sinodale di guarigione”, dando così una seconda indicazione importante: camminare insieme è la chiave per non isolare o abbandonare nessuno, soprattutto chi è in un momento di fragilità o nella malattia e l’atteggiamento che indirizza nella strada comune è la compassione, perché «tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare». Il papa evidenzia fin da subito un concetto poco di moda oggi, in una società in cui la malattia e l’avanzare dell’età fanno paura, in cui essere vulnerabili significa essere perdenti. Egli scrive infatti che «l’esperienza dello smarrimento, della malattia e della debolezza fanno naturalmente parte del nostro cammino».

«Di conseguenza – sottolinea padre Adriano Moro, camilliano, nuovo superiore della comunità che presta servizio presso l’Azienda ospedaliera di Padova e vicedirettore dell’ufficio diocesano di Pastorale della salute – tale esperienza può diventare un momento di apprendimento, un momento pedagogico, per così dire, dove “possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”. Si tratta dell’integrazione della propria fragilità o debolezza come condizione per umanizzare l’incontro col prossimo. Tradotto in termini pastorali vuol dire che io cappellano, volontario, ministro della comunione sono di aiuto solo se mi accosto al prossimo non con atteggiamenti di sicurezza o superiorità, ma nello spirito di umanità e sensibilità, maturato attraverso le proprie esperienze di vulnerabilità e sofferenza. È così che riuscirò a trasmettere vicinanza, compassione e tenerezza, atteggiamenti indispensabili nel processo di cura».

La condizione degli infermi è un appello che interrompe l’indifferenza e la Giornata mondiale del malato non in vita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti, ma mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme. «Nei suoi discorsi in genere il papa punta molto sul “camminare insieme” – continua padre Moro – Quest’anno la Giornata del malato, inserita nel cammino sinodale, ci dice con forza che nessuno può essere escluso dal popolo di Dio, anzi, vuole gridare a tutto il popolo di Dio, che tende a volte a dimenticarselo, che sono proprio le nostre povertà e fragilità e le esperienze di smarrimento che ci portano al centro dell’attenzione, della cura e della compassione del Signore, e così come fa lui con noi, noi dobbiamo fare altrettanto con lui, nei nostri fratelli e sorelle più fragili».

«Siamo chiamati a essere Chiesa che cammina con stile di ascolto e di conforto, a essere comunità che accoglie – aggiunge Giliola Secco, presidente dell’Unitalsi - sottosezione di Padova – E siamo noi, uomini e donne, a portare il messaggio di prossimità, a generare speranza. Nell’«abbi cura» sento un’esortazione forte che rispecchia e fotografa il nostro stile di volontariato. Lo sento come un richiamo a rimetterci in riga, a ripassare le modalità con cui dobbiamo farci compagni nel pellegrinaggio, essere uomini e donne che fanno della fragilità degli altri un proprio punto di forza, che non escludono i tanti cuori “rotti”, sofferenti, ma li prendono per mano e camminano insieme».

La parabola del buon Samaritano aiuta a pensare a un mondo aperto e suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si possa allargare a una cura “organizzata”. «Prossimo è l’altro, è colui di cui mi prendo cura – conclude padre Moro – ma prossimo sono anche io, ogni volta che mi prendo cura dell’altro che è in difficoltà. Tuo prossimo è anche chi ha avuto compassione di te. Come cappellano al Policlinico di Padova incontro ogni giorno malati delusi, arrabbiati, impauriti e sfiduciati. Dico loro che Dio non è lontano dalla difficile situazione di fragilità che stanno vivendo. Può capitare di dover aiutare la persona a ricostruire dentro di sé una nuova immagine di Dio, deteriorata o persa completamente nel tempo, proprio nel momento di maggior fragilità; in questo senso la malattia – ho potuto a volte constatarlo – può diventare per un malato, se adeguatamente accompagnato, un momento pedagogico di fede in cui risentire la presenza sanante di Dio Padre che non si tira indietro, ma che in prima persona corre in aiuto».

La celebrazione diocesana è sabato 11 al Carmine
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La Giornata mondiale del malato viene celebrata in Diocesi con una messa presieduta dal vescovo Claudio sabato 11 alle 16 nella basilica del Carmine a Padova. Sono invitate a partecipare tutte le associazioni di volontariato che si occupano di sofferenza e malattia, oltre alle istituzioni sanitarie. Durante la messa vengono affidate al Signore tutte le persone che soffrono nel corpo e nello spirito.

La “forza” della Pastorale della salute

Nel messaggio, papa Francesco parla anche di welfare e necessità di trovare strategie e risorse per garantire a tutti la salute e il diritto alla cura. La Giornata del malato cosa può dire in questo senso? «Più che la Giornata, che è l’evento di un giorno – sottolinea padre Adriano Moro – può dire e fare qualcosa in questo senso, e a lungo termine, la Pastorale della salute di una Diocesi che deve farsi presente con la sua azione in molteplici ambiti: negli ospedali, nelle case di cura e di riposo, nelle parrocchie, naturalmente, ma anche nelle Facoltà teologiche, nelle Facoltà di medicina, nei luoghi deputati alla ricerca e alla programmazione scientifica e sanitaria, e anche nelle politiche del lavoro e prevenzione. È in questi ambiti che la Pastorale della salute può contribuire a trovare strategie in difesa dei diritti della vita, della salute e della cura per tutti. Ma molta strada c’è ancora da fare in questo senso!».

A San Leopoldo, messa per i malati sabato 11

Sabato 11, alle 18, nel Santuario di san Leopoldo – dal 2020 patrono dei malati d’Italia colpiti da tumore – viene celebrata la messa in occasione della Giornata mondiale del malato.

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