Hossam, rifugiato dalla Siria, accolto dai preti di Casa Pio X. «Qui sono libero, posso studiare e c’è futuro»

Hossam è un giovane di 29 anni, come uno dei tanti giovani italiani, europei. Lui, però, è siriano e questo fa molta differenza riguardo la sua gioventù. Perché nel suo Paese oggi bisogna scegliere: far parte dell’esercito oppure andarsene. Da quando è in Italia, inizio 2021, in pieno periodo Covid, può studiare ciò che ama, vivere liberamente e pensare al suo futuro, anche se lontano dalla sua terra.

Hossam, rifugiato dalla Siria, accolto dai preti di Casa Pio X. «Qui sono libero, posso studiare e c’è futuro»

«Quando sono partito sapevo che non sarei potuto tornare più in Siria, questo mi fa soffrire ma non potevo in alcun modo accettare di far parte di un esercito, sono contro tutte le guerre, compresa quella che c’è ora tra Israele e Palestina, accanto alla mia terra – racconta Hossam – La città dove vivevo si trova nell’area centrale del Paese, oggi è una città distrutta; poco fuori vivono i miei genitori, mia sorella di diciotto anni che studia medicina, e mio fratello di ventitrè, che fa parte dell’esercito. Ho ottenuto con difficoltà, dopo due dinieghi, di poter venire in Italia per studio, con un visto di studente. Ho vissuto sei mesi a Ferrara con altri giovani, poi sono stato a Venezia e, infine, sono venuto a vivere a Padova». In Siria la guerra dura da tredici anni, il regime dittatoriale del presidente Bashar al-Assad ha ridotto la maggior parte della popolazione in stato di povertà, con 13 milioni di rifugiati, in un contesto in cui perdura la violenza e l’economia è in ginocchio. Hossam può rimanere a Padova perché ha fatto richiesta di asilo e, pur dichiarandosi non credente, vive con cinque preti (quattro della Diocesi e uno della Costa d’Avorio, Africa) in un luminoso appartamento in città. La “famiglia” lo ha accolto grazie a un progetto del Comune di Padova, “Liberi di volare”. Il giovane studia letteratura inglese all’Università di Padova (è prossimo alla conclusione della laurea magistrale) e frequenta corsi di lingua italiana, lavorando inoltre negli alberghi come aiuto in cucina (è un bravo cuoco) e cameriere.

«Mi trovo bene qui, mi sono sentito subito accolto e le persone sono simpatiche con me – afferma il ragazzo, in un italiano ben comprensibile – Sono un po’ timido di carattere e per questo all’Università non ho trovato molte amicizie. Ma con i sacerdoti e grazie ad alcuni contatti dell’associazione Refugees Welcome ho conosciuto altre persone. Nel futuro spero di rimanere qui, il mio sogno è l’insegnamento, continuerò a formarmi con alcuni corsi e tirocini. Non mi interessano i soldi, ma solo poter fare una vita normale. In Siria non tornerò più, non posso, altrimenti dovrei far parte dell’esercito. Guardando indietro, penso che sarei dovuto partire molto prima. È così, è triste ma è la vita: won’t cry, non piangerò!». Refugees Welcome Italia è la realtà che, insieme al Comune di Padova e alla cooperativa Orizzonti, accompagna le persone come Hossam che scappano da contesti difficili nei loro Paesi. Luca Lendaro è il referente che sta accompagnando il percorso del giovane. «Il nostro è un network europeo, attualmente seguiamo nove persone accolte nel Padovano – spiega – Il nostro valore aggiunto è che lavoriamo in rete con le istituzioni e con altre associazioni/cooperative, e attraverso un “metodo” ben strutturato, mettendo in contatto chi cerca accoglienza e chi la offre, stando accanto e accompagnando le famiglie in tutto il percorso, mettendole in relazione tra loro. Hossam è stato inserito dapprima nel programma Sistema accoglienza e integrazione (Sai) del Comune, poi in quello “Liberi di volare” che segue la nostra associazione. C’è poi un ulteriore progetto “Community matching” per far incontrare le persone tra loro e creare relazioni amicali. L’accoglienza in famiglia è un’esperienza che fa bene a tutti e aiuta a superare paure e diffidenze. A Padova riscontriamo una certa disponibilità da parte delle famiglie ad accogliere, ma siamo sempre contenti delle nuove che desiderano proporsi, anzi chiediamo di farsi avanti». Il progetto “Liberi di volare” è partito nel maggio 2023 e Refugees Welcome conta di poter proseguire insieme all’amministrazione padovana. Il 9 aprile ci sarà un evento in Comune per raccontare questo anno trascorso di progettualità e gettare le basi per il futuro. «Faremo un focus sull’accoglienza delle donne con figli, realtà che ha riguardato l’arrivo di alcune famiglie ucraine». «Hossam si è inserito tra noi e nella nostra quotidianità in modo molto rapido e spontaneo, ed è stato bello il confronto con Toussaint, il presbitero ivoriano che era già con noi. È costruttivo relazionarsi con i giovani ed è uno stimolo aprirsi ad altre culture, altri orizzonti, non restare chiusi nei nostri modi di ragionare – commenta don Raffaele Coccato, responsabile dell’ufficio per la pastorale della missione e uno dei preti che vive con il giovane siriano – L’arrivo di Hossam ci ha portati a riflettere sui nostri pregiudizi; poi è stato un divenire, piano piano abbiamo trovato una nuova quotidianità, in una crescita umana, direi “pedagogica” reciproca...». «Accogliere si può ed è un’esperienza arricchente – aggiunge don Luca Facco, vicario episcopale per i rapporti con le istituzioni e il territorio, anche lui “co-inquilino” di Hossam – Queste realtà fanno bene a chi è accolto ma anche a chi accoglie; conosco persone che vivono sole, anche anziane, che danno la disponibilità a ricevere in casa per un periodo chi scappa da realtà difficili. È un’esperienza che possono fare tutti, non è richiesto essere degli “eroi”. Sarebbe bello che anche le parrocchie si facessero promotrici di serate di testimonianza sul tema, per far conoscere che accogliere in casa si può. Desidero sottolineare il valore di Refugees Welcome e del Comune che sono sempre presenti, prevedendo incontri periodici con gli assistenti sociali e con altre famiglie accoglienti». Per i progetti di accoglienza in famiglia: www.refugees-welcome.it, mail: padova@ refugees-welcome.it

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