I ministeri battesimali. Parla il vescovo Claudio: «Andiamo verso la novità che è il futuro»

Intervista al vescovo Claudio sulla proposta emersa durante il cammino sinodale. «Andiamo verso la novità che è il futuro»

I ministeri battesimali. Parla il vescovo Claudio: «Andiamo verso la novità che è il futuro»

Dopo aver accompagnato il Sinodo con la preghiera, i parroci si stanno chiedendo come trasformare la proposta dei ministeri battesimali nella realtà di una Chiesa nuova. Il vescovo Claudio ha caro questo tempo, da dedicare «a riconoscere che abbiamo ancora una missione e non dobbiamo solo conservare il passato, ma andare verso la novità che è il futuro. Che sarà figlia nostra». Gli occhi gli si illuminano di speranza, mentre una commissione è già all’opera per studiare l’articolazione dei ministeri battesimali secondo tre punti di vista, che nell’amore di Cristo si fanno uno: carità, catechesi e liturgia. E la speranza è, appunto, il nostro battesimo, la grazia di aver partecipato alla morte e risurrezione del Signore, pulsazione beata che continua a chiamarci al bene. «È un momento – insiste il vescovo – che sembra invitarci a considerare i bisogni radicali del cuore, ma anche dimensioni più aperte all’alto, a ciò che viene da Dio, ad accogliere la sua presenza e ispirazione. Ci aiuterà il passaggio dall’unico ministero, sul quale era costruita la Chiesa, al riconoscimento dei tanti ministeri di cui ha necessità e si arricchisce». Il progetto dei ministeri battesimali non fa che contemplare l’opera che lo Spirito Santo compie in noi e affidare al suo tocco di indicibile delicatezza il confronto con un contesto sociale esigente, a volte spiazzante. In un passaggio della sua lettera post-sinodale, il vescovo accenna a un «diventare artisti dell’amore, cioè santi». «Ciascun presbitero è mandato a chiamare, a fare ciò che Gesù faceva: “Vieni e seguimi”. Questa dimensione spirituale e vocazionale è prioritaria. Ma il compito che richiede vera arte sarà costruire la comunione tra le persone, incoraggiare la fraternità, la relazione. Comporre le forze di chi esprime il dinamismo della profezia e chi custodisce il tesoro del passato. Una comunità eucaristica è un corpo che vive di polarizzazioni tra le quali occorre trovare un equilibrio». Da un lato ci sono i doni dello Spirito, dall’altro il manzoniano “guazzabuglio del cuore umano”, eppure il vescovo coglie un’armonia possibile. «La chiamata a un ministero è per il bene della comunità e di chi è chiamato. Ci si lega dentro un servizio che dà un orizzonte alla nostra vita, che altrimenti rischia di essere dispersa. Veniamo aiutati proprio dal ministero che svolgiamo a mettere in pace il cuore inquieto e il suo guazzabuglio». La vocazione palpita in noi, ma cerca occasioni per esprimersi. Alla Chiesa sarà richiesto di connettere vocazione, occasioni e comunicazione, perché tutti siano a conoscenza delle opportunità che si profilano. Per il vescovo è tra gli obiettivi del futuro prossimo. «Bisogna offrire occasioni imparando ad ascoltare le domande. Molti spunti verranno dal nostro vivacizzare la vita ministeriale; l’esperienza fa nascere infatti questioni che sollecitano risposte più pensate. L’amore non è soltanto ripetitività. È anche creatività e curiosità. Ha in sé un’insoddisfazione per quello che possiede, che ha raggiunto. Vuole andare avanti». Durante i lavori del Sinodo, sono stati preziosi i contributi di don Andrea Toniolo, preside della Facoltà teologica del Triveneto, e don Livio Tonello, direttore dell’Istituto superiore di scienze religiose. I ministeri battesimali chiedono una cura della formazione e potrebbero valorizzare le istituzioni che se ne occupano, dall’ambiente accademico all’Istituto di canto e musica per la liturgia, dalla Scuola di formazione teologica alle case di spiritualità. «Conoscere il pensiero di chi ha rielaborato una comprensione del mistero di Dio e della Chiesa ci dà l’impulso a uscire da visuali ristrette. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che il servizio è in sé un luogo di formazione in cui si approfondisce la relazione con il Signore. Non è raro che uno si riconosca cristiano perché gli è stato chiesto di fare il catechista, o di cantare, o semplicemente di pulire la chiesa». Se i ministeri ordinati sono a disposizione di tutta la Diocesi e i ministeri battesimali di una singola comunità eucaristica, la Chiesa di Padova si ripromette di dedicare energie anche a promuovere, come chiede il Santo Padre, i ministeri istituiti del lettore, dell’accolito e del catechista. Il vescovo Claudio li vede a servizio delle collaborazioni pastorali: figure che un rito plasmerà, accendendo in loro il fuoco della missione, «che si mettono a disposizione per la ricerca, l’animazione e la formazione dei vari ministeri delle singole comunità».

Anna Valerio

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