Il rito cristiano porta davanti alla croce tutta l’umanità

Alla liturgia non si dovrebbero chiedere accomodamenti che rinuncino a confessare lo spaventoso bisogno di salvezza che abbiamo noi, i nostri cari, i nostri figli, il nostro operare, il nostro consumarci nel tempo, a 5 come a 100 anni

Il rito cristiano porta davanti alla croce tutta l’umanità

Dal brainstorming del Sinodo sono emerse richieste di liturgie “più calde”, “più vicine alla vita”, più accessibili, meno
sovranamente possenti e soavemente ineffabili, ma sempre, quando i pensieri sono poco mediati o poco meditati, il rischio è che possano esprimere umori del momento, piuttosto che riflettere la luce dell’eterna Sapienza. È l’inganno che un discernimento maturo deve sventare. Esagerati sono i mali dell’esistenza, i dolori e gli inciampi, immensa l’ingiustizia, poco l’amore, un assedio la cattiveria e la violenza, e come può tutta questa verità rimanere fuori dal luogo dei più intimi colloqui tra l’uomo e il suo Dio? Alla liturgia non si dovrebbero chiedere accomodamenti che rinuncino a confessare lo spaventoso bisogno di salvezza che abbiamo noi, i nostri cari, i nostri figli, il nostro operare, il nostro consumarci nel tempo, a cinque come a cento anni. Il rito cristiano porta davanti alla croce tutto dell’umanità, anche cose che non abbiamo la forza di riconoscere, tanto sono terribili. Ed è da questo abisso che sale l’alleluia di Pasqua. Il maestro Alessio Randon, che per decenni ha inventato l’equilibrio di melodie che guardassero al Cielo come alla tenebra, racconta spesso, nelle occasioni di formazione, un episodio narrato da Vittore di Vita. V secolo. In Africa è in corso la persecuzione dei Vandali. Viene lanciata una raffica di frecce contro i cristiani riuniti a celebrare la Pasqua. «Era allora per caso il momento in cui, mentre il popolo di Dio ascoltava e cantava, un lettore stando sul pulpito cantava il canto dell’alleluia; in questo momento fu colpito nella gola e, mentre il libro gli cadeva dalle mani, egli stesso cadde morto». Randon sussulta ripensando alla freccia del barbaro, «che gli tronca il canto dell’alleluia in sul nascere». Sussultiamo anche noi, notando la potenza della liturgia. E dovremmo esserne consapevoli almeno quanto quel guerriero pieno di rabbia, che nel suo odio perfetto ha squarciato il cuore di Dio, ma in ciò lo ha riconosciuto, e follemente, disperatamente, confessato e celebrato.

Appaiano ora i segni della futura resurrezione

«Tremi la creatura di fronte al supplizio del suo Redentore. Si spezzino le pietre dei cuori infedeli, ed escano fuori travolgendo ogni ostacolo coloro che giacevano nella tomba. Appaiano anche ora nella città santa, cioè nella Chiesa di Dio, i segni della futura risurrezione e, ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi, si compia ora nei cuori» (san Leone Magno)

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