L'abbraccio di papa Francesco al clero padovano in prima linea contro il Coronavirus: "Ha dato prova di coraggio"

«È stato un momento intenso e di forte vicinanza al vissuto di sofferenza e di impegno di tante persone e particolarmente emozionante perché il papa ha impegnato la maggior parte del tempo dell’udienza a passare a salutare uno a uno i presenti, dedicando a ciascuno una parola e un pensiero. Ci ha detto: “Ora state fermi e passo io a salutarvi”. Tutto si è svolto in un clima davvero familiare».

L'abbraccio di papa Francesco al clero padovano in prima linea contro il Coronavirus: "Ha dato prova di coraggio"

Esordisce così mons. Giuliano Zatti, vicario generale della Diocesi di Padova, alla guida di una delegazione che ha preso parte, sabato 20 giugno in sala Clementina in Vaticano, all’udienza di papa Francesco con i medici, infermieri e operatori sanitari della Lombardia accompagnati dal presidente della Regione Attilio Fontana e dalle delegazioni delle Diocesi di Milano, Lodi, Bergamo, Brescia, Crema, Cremona.

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Con il vicario generale, in rappresentanza del vescovo Claudio Cipolla, impossibilitato a partecipare, sono stati a Roma il direttore di Caritas Padova don Luca Facco, il parroco dell’unità pastorale Vo’ (zona rossa insieme ai comuni del Lodigiano in piena emergenza Covid-19) don Mario Gazzillo, il parroco di Merlara (paese che ha contato 34 anziani morti nella casa di riposo) don Lorenzo Trevisan e don Massimo Fasolo, parroco di Conche e Valli di Chioggia, guarito dal Coronavirus dopo un lungo percorso.

«La pandemia – ha ricordato papa Francesco dopo aver espresso viva riconoscenza a medici, infermieri e a tutti gli operatori sanitari, in prima linea nello svolgimento di “un servizio arduo e a volte eroico” – ha segnato a fondo la vita delle persone e la storia delle comunità. Per onorare la sofferenza dei malati e dei tanti defunti, soprattutto anziani, la cui esperienza di vita non va dimenticata, occorre costruire il domani: esso richiede l’impegno, la forza e la dedizione di tutti. Si tratta di ripartire dalle innumerevoli testimonianze di amore generoso e gratuito, che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle coscienze e nel tessuto della società, insegnando quanto ci sia bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile». Il pontefice ha anche evidenziato il ruolo dei sacerdoti che sono stati vicini alla popolazione lombarda e veneta così provata dalla malattia: «Anche tra voi ci sono alcuni sacerdoti che sono stati malati e grazie a Dio sono guariti. In voi ringrazio tutto il clero italiano, che ha dato prova di coraggio e di amore alla gente».

Tra i più emozionati all’incontro con papa Francesco don Massimo Fasolo, parroco di Conche di Codevigo e Valli di Chioggia, che ha contratto il virus ed è stato ricoverato per alcune settimane in terapia intensiva dopo essere stato intubato: «Un momento davvero toccante l’udienza in sala Clementina e quando papa Francesco mi ha salutato, gli ho detto queste parole: "Santità, il Covid 19 mi ha portato da lei, grazie delle preghiere e continuo ad amare la volontà del Signore! Tante persone mi hanno detto di presentarle le loro intenzioni, le porto idealmente tutte queste persone, le porto il mondo! Grazie per il buon esempio che dà a tutti noi, verso i poveri”». Anche per don Luca Facco, direttore della Caritas diocesana «è stato emozionante in particolare il momento personale, quando il papa ha ascoltato e salutato ciascuno dei presenti. Ho portato nel cuore e presentato al papa tutto il vissuto dei tanti e diversi volontari che in questi mesi attraverso piccoli e creativi gesti si sono fatti prossimi a chi ha più sofferto».

A Roma anche due parroci in prima linea nell'emergenza: don Lorenzo Trevisan di Merlara e don Mario Gazzillo di Vo'. Un'udienza un po' a sorpresa, per don Mario, «ma anche una bella occasione per sentire la vicinanza del papa a tutti coloro che hanno sofferto e a coloro che si sono spesi nelle varie necessità nel corso dell'epidemia. La delegazione era pressoché lombarda, ma la presenza di cinque preti di Padova voleva probabilmente ampliare a tutti e non solo ai lombardi, che comunque rimangono coloro che hanno più sofferto, la vicinanza, la riconoscenza, l'incoraggiamento del Santo Padre. A Vo' riporto la benedizione spirituale che ho chiesto al papa per la nostra comunità».

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