La Curia si sta riorganizzando. La lettera "Ripartiamo da Cana", uno dei segni post-sinodo

Uno dei segni post-sinodo Come indicato nella lettera Ripartiamo da Cana, la Curia sta rivedendo i propri spazi, ma anche il proprio stile di operare. L’obiettivo è lavorare per progetti

La Curia si sta riorganizzando. La lettera "Ripartiamo da Cana", uno dei segni post-sinodo

A conclusione della lettera post-sinodale Ripartiamo da Cana il vescovo Claudio ha indicato alcuni segni diocesani che «possono contribuire a esprimere il volto della nostra Diocesi». Tra questi ci sono – strettamente collegati tra loro – la nuova sede della Biblioteca capitolare e dell’archivio storico, «come segno di valorizzazione del patrimonio culturale a servizio dell’intera città», e la riorganizzazione degli ambienti della Curia «nella logica dell’essenzializzazione e della sobrietà, come segno di una pastorale integrata e unitaria». I due segni – di cui il vescovo Claudio, ma anche il vicario generale don Giuliano Zatti e il vicario per i beni temporali della Chiesa don Lorenzo Celi, hanno parlato ai dipendenti della Curia e delle società collegate riuniti per gli auguri di Pasqua, il 27 marzo – sono strettamente collegati perché la Biblioteca capitolare, che era “di casa” in Curia, ora si sposta in altro luogo. E questo spostamento, insieme alle scelte di essenzialità e sobrietà, ha portato alla riorganizzazione degli spazi della Curia. Che, entro la fine del 2025, accoglierà – oltre agli uffici pastorali già presenti, ma diversamente collocati – anche quelli che ora si trovano in Casa Pio X, oltre ad alcune realtà collegate, come La Difesa del popolo. Il vescovo Claudio, parlando ai dipendenti della Curia, ha sottolineato come dal cammino sinodale sia emerso un orizzonte «verso il quale dobbiamo fare il possibile per convergere, dando ognuno il proprio apporto. Con questo spirito è nata, ad esempio, la bozza di riorganizzazione territoriale su cui saremo chiamati a lavorare a tutti i livelli e che valuteremo nella primavera 2025. A servizio dell’orizzonte che ci siamo dati, a conclusione del Sinodo diocesano, ci sono anche i nostri uffici pastorali. Ognuno dando il proprio apporto, ma insieme». Su questo sfondo si inserisce anche lo Statuto della Curia diocesana di Padova. Un primo testo era stato promulgato il 7 novembre 2019: «Valutata la coerenza, semplificato negli aspetti generali, rivisto nei riferimenti canonici e teologici, sentiti i diversi uffici – ha spiegato don Giuliano Zatti – in data 3 gennaio 2024, memoria di san Daniele diacono e martire, è stato promulgato il nuovo Statuto. È uno strumento per aver cura del buon funzionamento della “macchina” della Curia, senza che venga meno la passione e l’orizzonte comune. In questo senso siamo chiamati, come uffici pastorali, a guardare tutti verso lo stesso orizzonte lavorando insieme per progetti. Non perdendo di vista l’essenziale, chiedendoci cos’è sostanziale, in vista dell’orizzonte comune, e cos’è periferico. Dovremo rispondere a queste domande avendo chiaro che il nostro obiettivo è facilitare la vita delle parrocchie». Nella logica del lavorare per progetti va la riorganizzazione degli ambienti della Curia. Don Lorenzo Celi e l’architetto Claudio Seno, responsabile dell’Ufficio beni culturali, hanno presentato l’ipotesi di gestione degli spazi – nata dall’ascolto di ogni ufficio – a cui seguirà ulteriori consultazioni e l’individuazione di soluzioni progettuali.

Messa del Crisma: sostegno a una parrocchia in difficoltà
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Durante la Messa del Crisma, il Giovedì Santo in Cattedrale, sono state raccolte offerte destinate quest’anno a una parrocchia della Diocesi di Padova che vive una particolare difficoltà economica. È stato il primo segno del progetto a sostegno delle parrocchie in difficoltà – “Vi sia uguaglianza” – annunciato tra i segni diocesani nella lettera post sinodale Ripartiamo da Cana.

Statuto di Curia: teso a lavorare per progetti

Il nuovo Statuto della Curia diocesana di Padova porta con sé anche una precisazione nei nomi degli uffici e negli incarichi conseguenti. A guidarli non saranno più direttori, ma responsabili «per sottolineare – evidenzia don Zatti – il legame organico di ogni ufficio con il vescovo e il lavoro per progetti. È un riposizionarsi degli uffici nel contesto della Diocesi, ma anche all’esterno».

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