La forza e l’efficacia del lavoro in équipe per le nuove unioni: nove membri, sacerdoti e laici con diverse sensibilità

I nove membri dedicati all’accompagnamento delle coppie hanno ricevuto il mandato dal vescovo Cipolla. Sono sacerdoti e laici con diverse sensibilità che si incontrano periodicamente

La forza e l’efficacia del lavoro in équipe per le nuove unioni: nove membri, sacerdoti e laici con diverse sensibilità

Le nuove unioni dopo un divorzio o una separazione sono rappresentate da due persone che, nonostante un fallimento passato, decidono di intraprendere una nuova relazione stabile con un’altra persona. I due soggetti possono essere interessati, entrambi, da un matrimonio pregresso, oppure questa condizione può riguardare soltanto uno dei due. All’interno delle nuove unioni (che possono essere di convivenza o meno), può esserci inoltre la presenza di uno o più figli, di uno o di entrambi i partner, anche in questo caso conviventi o meno. Ecco che le realtà di coppia sono davvero di diverse tipologie. L’equipe che si occupa del servizio di accompagnamento al discernimento delle nuove unioni è coordinato dall’ufficio diocesano di Pastorale della famiglia in cui operano don Silvano Trincanato (direttore dell’ufficio) e Gabriella Tognon (consulente familiare). L’équipe al completo opera dal giugno 2019 ed è composta da nove membri con competenze e sensibilità diversificate: 4 sacerdoti e 5 laici. Oltre ai due componenti dell’Ufficio di pastorale della famiglia, sono presenti: don Tiziano Vanzetto, vicario giudiziale presso il Tribunale ecclesiastico diocesano, don Fabio Moscato, docente presso la Facoltà teologica del Triveneto e assistente unitario dell’Azione cattolica, e don Sergio Turato, parroco di Mestrino. Ne fanno parte poi le coppie di coniugi Erminia Perin e Vito Cappellari di Cazzago (sposati da oltre 35 anni), e Monica Nicoletti e Giancarlo Bertelli di Montagnana (sposati da 30 anni). Oltre a queste persone stabilmente inserite nell’équipe, sono presenti altri laici e sacerdoti che collaborano di volta in volta, a seconda dei singoli casi. Lo scopo dell’équipe è accompagnare le persone che formano la coppia in un percorso di presa di coscienza e consapevolezza, alla luce del magistero della Chiesa, per arrivare a creare in loro un’autonomia di valutazione e una possibilità di scelte operate in coscienza davanti a Dio. Qualora vi siano le condizioni, inoltre, può essere coinvolto il Tribunale ecclesiastico, per intraprendere un percorso di annullamento del vincolo preesistente. Attraverso il Saf-Spazio ascolto famiglie dell’ufficio di Pastorale della famiglia, sono state accolte ad oggi una trentina di richieste di accompagnamento. Le persone che si sono avvicinate hanno, prevalentemente, un’età superiore ai quarant’anni. L’équipe sta seguendo oggi 9 coppie e ha concluso il percorso con 11: non sempre, infatti si riesce a far continuare le persone in un cammino, per i motivi più svariati, tra cui l’impegno e la sofferenza legata alla riapertura di ferite del passato. Per 7 coppie, infine, l’accompagnamento è stato inoltrato al Tribunale ecclesiastico. L’ufficio di Pastorale della famiglia è il primo soggetto che entra in contatto con la coppia (che autonomamente chiede di farlo oppure è indirizzata dai parroci) ed effettua una prima valutazione per capire quali sono le motivazioni che la muovono. Successivamente le due persone vengono assegnate a uno o più membri dell’équipe, per iniziare un percorso di dialogo e un cammino spirituale. L’equipe, poi, si incontra periodicamente al completo, per confrontarsi sui singoli cammini di coppia, scambiare esperienze, consigliarsi: questa è la forza del gruppo, in cui ognuno sa di poter contare sugli altri membri e non si sente solo in un compito tanto delicato. Il tempo dei singoli percorsi non è prestabilito a monte, ogni situazione è a sè ed è solo strada facendo che può essere “valutato” il grado di maturazione, consapevolezza, autonomia di coscienza raggiunti. Ma, che cosa significa concretamente “accompagnare” due persone che vivono una nuova unione? Lo abbiamo chiesto proprio ai nove membri che la compongono.

Come vive personalmente questo percorso di accompagnamento delle coppie e delle singole persone che le compongono? Don Vanzetto: «In passato l’approccio delle coppie era legato a una ricerca di risposte rapide, un “sì” o un “no” su quanto potevano fare o non fare all’interno della Chiesa, alla luce della nuova situazione vissuta. Amoris Laetitia ha aperto a un aspetto di accompagnamento spirituale/pastorale più ampio. L’approccio oggi è più di tipo “terapeutico” e l’ambito relativo alla fede è aumentato, c’è una riscoperta, una certa disponibilità di chi si avvicina a intraprendere un cammino spirituale». Don Turato: «Ho ascoltato molte coppie in questi anni e sono certamente arricchito come prete. Ho rilevato che, al fine di un eventuale approccio al tribunale ecclesiastico, alcune persone desistono perché non vogliono riprendere i contatti con gli ex compagni, per paura di farli soffrire. È un aspetto molto delicato». Aspetto che evidenzia anche don Moscato: «Ci dev’essere molto rispetto per le storie delle persone e per i loro tempi. Personalmente ho scoperto l’importanza dell’ascolto attento, attivo. Il nostro compito è cercare di fare un po’ di verità, facendo attenzione a non fare del male: prima del “caso”, ci sono le persone». Vito ed Erminia Cappellari, arrivati nell’ultimo anno all’interno dell’équipe, sottolineano invece l’interscambio di esperienze: «Nella nostra comunità lavoriamo da molti anni con le giovani coppie di fidanzati. Ci siamo accorti di quanti punti in comune ci sono tra questo percorso e quello dell’equipe: in fondo i fidanzati di oggi, sono gli sposi di domani, per questo cerchiamo di fare tesoro di quanto apprendiamo nell’una e nell’altra esperienza di accompagnamento».

C’è un’esperienza che l’ha colpita maggiormente o un aspetto particolare riscontrato? Don Trincanato: «Ricordo un paio di situazioni. La prima riguarda una coppia che ha maturato di non rivolgersi (per ora) al tribunale ecclesiastico, per l’annullamento di una precedente unione, per non turbare l’equilibrio della figlia adolescente di uno dei due partner, che presentava già alcune fragilità. L’altra riguarda invece una coppia in cui la donna non si accostava da trent’anni ai sacramenti ed è arrivata a farli dopo il cammino di confronto e dialogo con i membri dell’équipe». «A distanza di anni – aggiunge ancora don Trincanato – stiamo riscontrando ancora poca conoscenza, all’interno delle comunità su questa possibilità, offerta dalla nostra diocesi, di potersi accostare a un’équipe preparata per queste realtà di coppia e disponibile all’incontro». «È vero – gli fa eco Monica Nicoletti – c’è sicuramente la mancanza di conoscenza ma un altro aspetto è forse legato alla “fatica” di alcune coppie di “scavare” nel passato: si tratta infatti, spesso, di percorsi dolorosissimi». «È così – conferma don Moscato – ricordo però anche una coppia che, al termine di ogni colloquio, seppur faticoso, mi chiedeva di poter ricevere la benedizione».

Cosa poter dire, in generale, di questo percorso d’équipe, a distanza di alcuni anni? Credo che stiamo cercando di mettere in atto quanto suggerito da papa Francesco in Amoris Laetitia – afferma Gabriella Tognon – ovvero sperimentare vie alternative al “solo” invio al tribunale ecclesiastico. Vedo un “germoglio” in chi si è avvicinato a questo cammino: le coppie possono ora essere testimoni con chi incontrano di quanto hanno vissuto». «È una gioia e un motivo di speranza quando un adulto decide di prendere in mano la sua vita e riflettere su se stesso, arrivando a una presa di coscienza – aggiunge don Moscato – Questo tipo di esperienza all’interno della diocesi è comunque nuova, quasi embrionale, ma qualcosa si sta muovendo: lo considero un segno bello della nostra Chiesa». Se don Trincanato evidenzia come molto positiva l’integrazione rafforzatasi negli anni tra ufficio di Pastorale della famiglia e Tribunale ecclesiastico, don Vanzetto auspica che l’esperienza positiva dell’équipe con questa “missione” possa essere d’esempio e moltiplicarsi all’interno delle nostre comunità.

Il Tribunale ecclesiastico: come funziona

Il processo può essere ordinario (davanti ai giudici del tribunale del Triveneto) o breve (esperito d’ufficio dinanzi al vescovo). Le condizioni per accedere al processo breve, che si risolve in circa tre mesi, sono due: un capo di nullità sufficientemente fondato; che entrambi i coniugi siano d’accordo. Le spese giudiziali sono rappresentate dalla tassa di presentazione del libello (circa 450 euro) a cui si sommano le spese per l’avvocato (stabilite dalla Cei). Esiste anche il gratuito patrocinio che viene concesso in base alla dichiarazione dei redditi e alle reali condizioni economiche di vita delle persone. In 5 anni (2018-2023) a Padova sono stati trattati 291 casi e circa l’80 per cento è arrivato a sentenza di nullità.

La Nota pastorale del 2019 indica la “strada”

Si intitola Accompagnare, discernere e integrare - le coppie separate e divorziate che vivono in una nuova unione. È la Nota pastorale per la realizzazione di Amoris laetitia realizzata dalla Diocesi. Si può scaricare su ufficiofamiglia.diocesipadova.it

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