La libertà in trappola. "L'abuso spirituale", il nuovo libro di don Giorgio Ronzoni

L’abuso spirituale, che don Giorgio Ronzoni indaga in un volume in uscita, è una trappola in cui è facile entrare e difficile uscire. L’esca seducente è costituita dalla promessa di un rapporto speciale con Dio, di un accesso a una “spiritualità superiore”

La libertà in trappola. "L'abuso spirituale", il nuovo libro di don Giorgio Ronzoni

Prevenzione, vigilanza, supporto alle vittime. Da decenni il tema degli abusi a tutto tondo è centrale nei progetti di riforma e di aggiornamento delle strutture ecclesiali, dai vertici della Chiesa universale fino alla più sperduta delle parrocchie. La questione degli abusi sessuali – e in particolar modo verso minori e fragili – ha però fatto ombra, con la vastità del suo orrore, verso altre forme di abuso che con quelli sessuali condividono le stesse radici e, alla lunga, gli stessi frutti sciagurati. Di recente, la letteratura scientifica e anche l’attenzione dei pastori si sono concentrate su una tipologia particolarmente pericolosa: l’abuso spirituale, che piega e perverte, all’interno nel mondo ecclesiale, i rapporti di direzione e di guida spirituale. Può sfociare in abuso sessuale, ma spesso rovina la vita delle persone attraverso altri mezzi: la dipendenza affettiva e psicologica, il plagio, lo sfruttamento economico. Si potrebbe spiegare in molti modi, ma l’abuso spirituale da parte di chi ha un’autorità o un ministero all’interno della Chiesa, non è che un dirottamento del dialogo tra una persona e Dio in modo da trarne vantaggio. Don Giorgio Ronzoni, parroco di Santa Sofia in Padova e docente di Teologia pastorale alla Facoltà teologica del Triveneto, ne restituisce un quadro completo nel suo ultimo volume L’abuso spirituale. Riconoscerlo per prevenirlo, con prefazione di Amedeo Cencini (pp. 174, Edizioni Messaggero Padova-Facoltà teologica del Triveneto, collana Sophia/Praxis, euro 17,00). «Si tratta di un fenomeno che deve essere conosciuto, anche perché molto spesso gli abusi sessuali sono preceduti dall’abuso spirituale – spiega don Giorgio Ronzoni – Anche quando non sfociano in veri e propri abusi sessuali, gli abusi spirituali creano molta sofferenza e danni notevoli, a volte irreversibili, nelle persone che li subiscono». Ma cos’è, esattamente? «L’abuso spirituale è la situazione nella quale una persona, una guida, un direttore spirituale o un superiore religioso si arroga delle prerogative divine, crede e fa credere di essere l’interprete della volontà di Dio». Non c’è, insomma, spazio per la libertà: il “guru” si fa portavoce di una supposta “voce di Dio”, eliminando la coscienza dell’individuo dall’equazione. «Il “guru” si ritrova dunque nella facoltà di chiedere qualsiasi cosa, anche contrarie alla morale e al bene». È un potere assoluto, che don Ronzoni descrive nel suo libro servendosi di varie metafore: il tornado, la cipolla, il tumore, ma anche il labirinto e la trappola. «La trappola è un’immagine particolarmente efficace perché è facile entrarvi e difficile uscirne. L’esca seducente alla base della trappola è costituita dalla promessa di un rapporto speciale con Dio, di un accesso a una “spiritualità superiore”. Il guru e i suoi seguaci fanno del “love bombing”, un “bombardamento d’amore” che poi si tramuta in tortura e abusi».

Le vittime – anzi, meglio, “parte lesa” per non scadere in vittimismi – possono essere chiunque. Non persone di per sé fragili, ma persone «che stanno attraversando un periodo di fragilità, perché sono giovani, perché hanno subìto un lutto, perché sono in ricerca». Gli abusanti, invece, sono essenzialmente di due nature: «Ci sono dei “guru” decisamente perversi, che godono davvero nel far soffrire le persone ma ci sono anche abusanti in buona fede, che sono davvero convinti di fare il bene dei propri sottoposti, così convinti di essere depositari di un dono divino da doverlo trasmettere a tutti i costi». Gli abusatori spirituali sono preti e persino vescovi, certo, che sfruttano persino il sacramento della confessione per le loro manipolazioni, ma vi possono essere anche laici e laiche. Appaiono dunque evidenti le assonanze tra i casi di abuso spirituale nella Chiesa cattolica e i fenomeni delle sette. Lo stesso don Ronzoni lo ha fatto notare nel volume del 2016 Le sètte «sorelle». Modalità settarie di appartenenza a gruppi, comunità e movimenti ecclesiali? Un pervertimento, insomma, di realtà «che funzionano male, che non rispondono più alle finalità evangeliche che avevano, ma diventano realtà di dominio, che producono abusi economici e abusi sessuali. Sono realtà che dovrebbero essere di evangelizzazione, invece sono una contro testimonianza, mostrando un volto di Chiesa perverso». Prima della concupiscenza, prima della sete del denaro, c’è la ricerca e l’adorazione del potere in se stesso. Il problema dell’abuso spirituale – anche grazie al Magistero di papa Francesco – è però ora riconosciuto e affrontato. Il 24 e 25 marzo, a Roma, si è tenuto un convegno organizzato da Usmi e Cism, associazioni che riuniscono i superiori delle congregazioni religiose italiane femminili e maschili, sul tema dell’abuso spirituale, in collaborazione con il Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili; lo stesso don Giorgio Ronzoni ha partecipato in videocollegamento. Per contrastare l’abuso spirituale gli strumenti – e le norme – ci sono già. Ma vanno applicate, tramite visite canoniche e visite apostoliche autentiche, non pro forma, in grado di denunciare ciò che non va prima che contravvenzioni o mancate applicazioni di leggi canoniche si trasformino in sistema di abuso. Un caso da manuale è il rettore di un seminario che fa anche da padre spirituale per i seminaristi: «Queste cose succedono, ma non possono accadere totalmente di nascosto. Chi ne viene a conoscenza dovrebbe avere il coraggio di denunciare». Per eliminare il problema alla radice le comunità cristiane dovrebbero assimilare tre principi: l’autonomia di coscienza, la netta distinzione tra foro interno e foro esterno, l’autentico spirito di obbedienza cristiana. «Per prima cosa – spiega don Ronzoni – il vero accompagnatore spirituale, uomo o donna che sia, non si sostituisce mai alla coscienza della persona. Anche lui è in ascolto dello Spirito Santo, ma non si frappone mai tra le persone e Dio». La questione poi della netta distinzione tra foro esterno e foro interno è meno complicata di quello che sembra: nella vita di ogni religioso c’è un superiore che comanda lecitamente le cose da fare (foro esterno) e c’è una guida spirituale che raccoglie le confidenze nell’accompagnamento e nella direzione (foro interno). È assolutamente indispensabile che i piani rimangano separati. «Spesso, invece – denuncia don Ronzoni – nei casi di abuso spirituale il “guru” riassume entrambe le figure dotandosi di un potere assoluto». Infine, l’obbedienza: «Ci sono state generazioni di novizi e seminaristi che si sono sentite dire che “il superiore può sbagliare, ma chi obbedisce non sbaglia mai”. È vero, ma con un caveat: purché il superiore non comandi qualcosa di contrario alla legge di Dio e della Chiesa. Non ha dunque senso parlare di coscienza cieca e assoluta: si può e si deve obbedire a questioni scomode, si può obbedire anche a scelte che si ritengono sbagliate da un punto di vista pratico, ma di fronte a un ordine che chiede di fare del male ad altri o a se stessi si è tenuti a disobbedire».

È sempre una forma di abuso di potere anche nei gruppi
lucchetto2

Anche i gruppi, nel loro complesso, possono macchiarsi di abuso spirituale. Il prof. Giuseppe Comotti del Sinai di Padova spiega: «La persona abusata viene condotta in uno stato di confusione, angustia e isolamento invece che in una relazione di libertà e realizzazione nel proprio rapporto con Dio. Le conseguenze sono dipendenza e oppressione invece che libertà e autonomia, fino a giungere anche a danni alla salute fisica e psichica». Citando il libro Schiacciare l’anima di Dysmas De Lassus, aggiunge: «Una comunità in deriva settaria si riconosce quando la guida è imposta, è utilizzata l’obbedienza, si fanno eccessive pressioni per l’apertura del cuore, viene imposto il segreto verso l’esterno e, da ultimo, il divieto di parlare con confessori esterni. L’abuso spirituale è sempre una forma di abuso di potere».

Abuso spirituale: non solo nella Chiesa. Anche nelle relazioni...

Abuso spirituale. Un fenomeno che si verifica «nel contesto della direzione o dell’accompagnamento spirituale, ma anche nelle dinamiche di rapporti “dispari”». Don Antonio Oriente del Sinai, Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili di Padova, osserva come questi abusi «possono realizzarsi nell’ambito della coppia, della famiglia, della scuola, della vita ecclesiale, caratterizzati dalla posizione di “autorità” di una persona, la quale può indurre chi è il più fragile nel rapporto a perdere ogni autonomia di giudizio». Nell’ambito dell’accompagnamento spirituale l’abuso si verifica quando il direttore spirituale «costruisce una relazione di accompagnamento sulla relazione di autorità», chiedendo un «voto di obbedienza a lui, che gli assicuri la fedeltà del segreto su ciò che lui le dirà e di conferire solo con lui sulla sua interiorità».

Problematica non nuova, ma che ora è sotto i riflettori

«Per abuso spirituale – sottolinea il prof. Giuseppe Comotti del Sinai, Servizio diocesano per la tutela dei minori e delle
persone vulnerabili di Padova – si intende ogni manipolazione e restrizione della libertà personale in questioni che hanno a che vedere con il rapporto della persona con Dio o, più in generale, le sue convinzioni religiose, privandola di autodeterminazione e della capacità di pensare da sé, rendendola totalmente dipendente dal giudizio dell’abusatore».
Una problematica certamente non nuova, ma che è oggetto di un’attenzione recente: «Il concetto di abuso direi che è
nuovo – spiega suor Tiziana Merletti del Sinai – e nasce da un contesto ben preciso di consapevolezza della dignità della persona umana e della sua capacità, oltre che diritto, di fare le proprie scelte senza essere guidata, diretta o sostituita da nessuna figura morale, per quanto santa essa sia. Nel passato l’accento era posto piuttosto su un certo tipo di obbedienza e di mediazione con il sacro che rendevano imprescindibile affidarsi a figure di riferimento, fino ad arrivare ad abdicare la propria coscienza e libertà. È necessario ripensare l’impostazione della formazione anche dal punto di vista spirituale, affrontando certe tematiche discutendole».

Chiese del Triveneto. Fenomeno preso sul serio

«Abbiamo ancora poche segnalazioni, ma il fenomeno è preso sul serio» lo dichiara don Gottfried Ugolini, della
diocesi di Bolzano-Bressanone, che è il coordinatore del Servizio interdiocesano del Triveneto per la prevenzione e la tutela dei minori da abusi sessuali e da altre forme di violenza. «Alla base di ogni abuso, anche quello spirituale, c’è un uso inappropriato del potere della propria autorità, impiegato non per lo svolgimento delle mansioni assegnate, ma per gratificare i propri bisogni a scapito della persona di cui ci si dovrebbe occupare». L’abuso spirituale è al contempo un abuso psicologico e un abuso di coscienza: «Può avvenire perché qualcuno viene costretto a credere o a fare qualcosa a nome di Dio. Nelle relazioni asimmetriche di accompagnamento e di direzione spirituale, chi abusa, invece di aiutare la persona ad affrontare i suoi problemi, a prendere autonomamente le proprie decisioni e a favorire la sua libertà, di fatto ne assume invece il comando». L’abusatore spirituale esige il controllo assoluto: «Può imporre certe prassi religiose, prescrivere pellegrinaggi o un certo numero di preghiere, ma soprattutto chiede alla persona di condividere con lui ogni dettaglio della sua vita privata, anche cose che non riguarderebbero la confessione, la direzione spirituale o il colloquio pastorale, fino a creare dipendenze e legami che maturano nello sfruttamento economico o lavorativo».
L’abuso sessuale non è che uno dei tanti possibili esiti di un rapporto di per sé sbagliato: «La dipendenza psicologica che sfocia nell’abuso sessuale viene anche motivata con giustificazioni spirituali, teologiche e mistiche, come “ti faccio
sperimentare l’amore di Dio”. Motivazioni che non aiutano la persona a maturare nel suo cammino spirituale, ma che servono solo a gratificare chi abusa. È l’espressione più triste, più disumana e meno cristiana di quando una relazione arriva a danneggiare l’esistenza di una persona». La Chiesa del Triveneto è attenta al tema non solo attraverso i servizi diocesani – a Padova c’è il Sinai – e il servizio regionale per la tutela dei minori, ma anche con progetti di formazione,
sensibilizzazione e informazione ad ampio raggio. Nell’autunno del 2022 si è tenuto un corso di formazione regionale sull’abuso di coscienza, un tema molto affine a quello dell’abuso spirituale, ma ad ancor più ampio raggio. «La sensibilità verso il fenomeno dell’abuso spirituale – conclude don Gottfried Ugolini – sta crescendo, ed è una sfida notevole a rivedere e a riflettere sui ruoli di autorità e di potere in tutti gli ambienti della Chiesa: il parroco, il vescovo, il superiore di un istituto religioso, ma anche il capogruppo o il responsabile nelle aggregazioni laicali».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)