La piccola Hosaena torna a sentire grazie all'associazione Med.Action Bambini con Elias in collaborazione con Caritas Padova

È stata operata a Padova grazie al finanziamento della Regione Veneto, all’impegno dell’associazione Med.Action Bambini con Elias e alla collaborazione della Caritas diocesana

La piccola Hosaena torna a sentire grazie all'associazione Med.Action Bambini con Elias in collaborazione con Caritas Padova

Non è questo il primo Natale per Hosaena, bambina eritrea di cinque anni sorda dalla nascita. Ma questo è il primo Natale nel quale la piccola può sentire la voce della mamma. Questo perché Hosaena, nel mese di novembre, nella clinica otorinolaringoiatrica dell’Azienda Ospedale-università di Padova, ha potuto finalmente ricevere l’intervento di impianto bilaterale di protesi cocleari. Si tratta di un intervento molto costoso, impensabile in Eritrea ma reso possibile a Padova grazie al finanziamento della Regione Veneto, l’impegno dell’associazione Med.Action Bambini con Elias odv e la collaborazione della Caritas diocesana di Padova. La storia di Hosaena è una delle poche che hanno raggiunto anche fisicamente il suolo italiano. Eppure sono centinaia i bambini che potranno festeggiare il Natale grazie all’impegno dei medici, infermieri e tecnici dell’associazione Med. Action Bambini con Elias odv, che in Etiopia e in Eritrea cambiano in meglio la vita dei bambini affetti da malformazioni cardiache. Med.Action Bambini con Elias odv, fondata un anno fa, è in realtà espressione di un impegno che va avanti da oltre vent’anni grazie a un nucleo aggregatosi attorno alla generosità del prof. Giovanni Stellin, per trent’anni direttore dell’unità operativa di cardiochirurgia pediatrica dell’Azienda Ospedale-Università di Padova. In Eritrea, a giugno di quest’anno, per la prima volta dopo la pandemia, Stellin e la sua squadra sono potuti intervenire all’ospedale Orotta di Asmara: undici interventi eseguiti in cinque giorni, tutti con successo, in uno sforzo coordinato con altri tre team europei. Si è trattato del sedicesimo viaggio in poco più di vent’anni. «I nostri obiettivi sono due – spiega Silvio Leoni, direttore esecutivo dell’associazione – ridare la vita ai bambini che nascono con una malformazione cardiaca attraverso l’intervento e formare un team locale che possa continuare in autonomia l’attività da noi iniziata, considerando anche tutto il follow-up post-chirurgico, grazie a farmaci, strutture e a cardiologi e chirurghi che si sono formati proprio qui a Padova e che ora sono operativi in Eritrea». L’associazione ha in programma di estendere il suo impegno alla vicina Etiopia. È stata già effettuata una perlustrazione in un ospedale punto di riferimento per i bambini cardiopatici del paese: tecnici e medici, insieme, stanno studiando come e in quali modalità intervenire. «Nei tre anni di pandemia e di blocco dei viaggi – ammette il prof. Giovanni Stellin – oltre cento bambini, secondo il personale medico locale, non ce l’hanno fatta. Eppure, abbiamo avuto la fortuna di trovare medici e infermieri motivati, nonché le attrezzature, portate da noi e dagli altri team europei negli anni precedenti, in ottime condizioni, così abbiamo potuto riaprire non solo il nostro programma chirurgico, ma allo stesso tempo quel programma di educazione dei medici locali, bravissimi e pieni di interesse, perché possano farlo autonomamente». Nel trattamento delle cardiopatie congenite dei neonati, infatti, la maggior parte degli interventi deve essere effettuata con l’ausilio della circolazione extracorporea: mentre i medici intervengono sul cuoricino malformato, una macchina deve sostituirsi ad esso per ossigenare e far circolare il sangue. Un’operazione di per sé già complessa, ancora più difficile in contesti difficili. «Le difficoltà non ci sono solo in sala operatoria – aggiunge Stellin – ma con questi bambini fragili devono essere seguiti con anima e corpo da un team di persone competenti nelle ore successive all’operazione, perché ogni complicazione possa essere neutralizzata grazie a medici e infermieri». È in questo terreno di disponibilità e generosità che anche Hosaena, la bimba protagonista della nostra storia, ha potuto iniziare una vita normale. Racconta Alem Demoz, direttore operativo di Med.Action Bambini con Elias odv: «La mamma di Hoseana si era messa in viaggio da due anni, dall’Eritrea al Sudan, dal Sudan all’Uganda per trovare una soluzione per sua figlia». Le cliniche sudanesi e ugandesi per ben tre volte hanno diagnosticato alla piccola la disfunzione legata alla sua sordità, ma senza prospettarle una via di guarigione. È stata l’insistenza e la tenacia della mamma a far sì che questo grido di aiuto arrivasse alla squadra di Med.Action, che proprio in quel periodo era all’opera per costituire giuridicamente l’associazione. «Abbiamo bussato a tantissime porte – ricorda Leoni – e alla fine Caritas e la Diocesi di Padova ce le hanno spalancate. Da lì è stato tutto più facile, anche con il rilascio dei visti e grazie al lavoro dei volontari in Uganda che hanno seguito da vicino la famiglia». La piccola Hosaena è atterrata a Venezia il 10 ottobre, grazie anche al sostegno economico della Regione Veneto. L’intervento chirurgico per l’impianto cocleare e l’innesto dei microfoni esterni sono avvenuti con successo. «La bimba – conferma Leoni – ha già iniziato a lavorare con il logopedista. Possiamo confermare che già percepisce i suoni esterni e questo, data la situazione, è un miracolo». Nelle voci che ora Hosaena può sentire e nei battiti dei cuori ora sani di centinaia di bambini eritrei continua a vivere anche Elias, figlio di Alem Demoz, bambino che fu oggetto di trapianto di un cuore che, nonostante gli sforzi e l’impegno di tutti, cessò di battere: «Nel suo ricordo – aggiunge il prof. Stellin – la nostra associazione si è impegnata ad accogliere bambini con ogni tipo di patologia che abbia bisogno di aiuto per vivere una vita normale. In questo momento storico, come cittadini di un paese con un’economia più sviluppata e un know how medico all’avanguardia, dobbiamo continuare a investire sulla salute di questi bambini che non hanno la possibilità di trattamenti cardiologici e cardiochirurgici adeguati. Sono convinto che nel futuro l’unione tra Europa e Africa sarà sempre più stretta. Questo che noi facciamo è probabilmente una goccia nell’oceano, ma va certamente nella giusta direzione».

Andrea Canton

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