"La storia è più importante della geografia". Il ricordo di don Sergio Zorzi di un'ex studentessa

Ho incontrato don Sergio per la prima volta nel 1971, io ero matricola all’università. Con altre tre amiche eravamo andate a chiedergli se lui, assistente degli universitari, poteva celebrare per noi una messa settimanale. 

"La storia è più importante della geografia". Il ricordo di don Sergio Zorzi di un'ex studentessa

Avevamo da poco incontrato una proposta di fede coinvolgente ed entusiasmante e questa era l’indicazione che avevamo ricevuto per tenere desta la memoria dell’incontro accaduto. Mi sono resa conto molto tempo dopo di quanto strana dovesse essergli sembrata la richiesta di quattro ragazzine sconosciute e di come non fosse per niente scontato che lui accettasse, ma questo era don Sergio: un sacerdote attento a ciò che gli accadeva intorno, sempre pronto a cogliere i segni della presenza del Signore in ogni aspetto dell’esistenza, curioso ed umile, pronto a mettersi in discussione e a lasciarsi provocare, senza aver mai nulla da difendere, se non il suo desiderio di vivere sempre più intensamente il suo rapporto col Signore.

Negli anni queste caratteristiche si sono rivelate la cifra della sua personalità e del suo modo di testimoniarci la sua vocazione sacerdotale. Così è andato avanti un cammino di verifica costante di come la fede regge e sorregge nelle sfide della vita: ci ha preparato al matrimonio, ha battezzato i nostri primi figli e anche quando la frequenza non era più quotidiana la sua amicizia è stata un dono costante nella mia vita. Ricordo un suo motto: la storia è più importante della geografia, volendo dire con questo che bisogna lasciarci coinvolgere dagli eventi e incontri significativi che il Signore fa accadere e seguirli, come ha sempre fatto lui, piuttosto che stare attaccati alla comodità di un luogo.

La sua testimonianza negli ultimi tempi è stata per me grandiosa: ogni volta che lo incontravo era sempre più vivo in lui il desiderio di prepararsi in modo adeguato all’incontro definitivo col Signore, senza perdere un solo istante, e più le forze gli mancavano più imponente era questo bisogno, tanto da provare quasi fastidio per ogni parola che non fosse rivolta a fare memoria della Sua presenza.

Dopo una visita di amici ha mandato loro questo messaggio: «La vostra visita di stamane che cosa è stata se non il passaggio del Risorto, il ripassaggio di Gesù nella mia vita? Vi ho visto la storia della nostra comunione, che si è condensata nel richiamo che siamo stati uno per l’altro nella passione per il carisma da scoprire e custodire, contro gli annacquamenti da cui siamo tentati ciascuno di noi. Sono grato a Gesù per questo sacramento della Sua presenza che siete, da oggi ancora di più. Con storico affetto, don Sergio».

Il Signore lo ha chiamato a sé nel giorno della festa dei sacerdoti: quale segno più bello per confermarci quanto ha gradito la sua vita? Grazie don Sergio e prega per noi.

Maria Pia Tindaci

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