Le Cucine economiche popolari (Cep) di Padova si preparano a festeggiare i 140 anni

Il loro nome rimane legato all’intuizione di Stefania Omboni, di formazione protestante e animata da una visione laica dell’assistenza, che nel 1882 le fondò per rispondere a un bisogno primario della popolazione, colpita da una violenta alluvione: quindi cucine, economiche perché i cibi venivano preparati in economia e popolari, perché destinate al popolo.

Le Cucine economiche popolari (Cep) di Padova si preparano a festeggiare i 140 anni

Ben presto la benefattrice si accorse che la fame e la miseria erano strutturali nella popolazione padovana e l’anno successivo propose al vescovo Giuseppe Callegari di dare continuità al servizio nato nell’emergenza. Da allora Padova di anni neri ne ha avuti altri, la povertà ha cambiato volto e le Cucine si sono rinnovate per rispondere alle nuove esigenze. Sono state frequentate da operai senza mensa aziendale, dai pazienti psichiatrici dopo la chiusura dei manicomi, da tossicodipendenti, da immigrati. «Ma il bisogno più importante rimane quello del senso. Dobbiamo abituarci ad avere una visione più ampia, per essere utili a chi è in strada, ma anche per tenere deste le coscienze», sottolinea la direttrice, suor Albina Zandonà. Le Cep rappresentano così una risposta alla città. E la città risponde. I numerosi servizi di cui le Cucine si sono arricchite in questi anni, affiancando la mensa, sono resi possibili anche grazie ai fondi dell’8 per mille. Oltre ovviamente ad altri contributi, piccoli e grandi. Un anonimo benefattore, ad esempio, da anni, ogni mese, non fa mancare un biglietto da 5 euro nella cassetta della posta.

Il 19 giugno scorso sono stati celebrati i cinque anni dalla nascita della Fondazione Nervo Pasini, istituita da vescovo Claudio Cipolla il giorno del Corpus Domini del 2017, divenuta nel 2018 una Fondazione di partecipazione, alla quale nel 2019 è stata trasferita la gestione delle Cucine economiche popolari. «La Fondazione è stata voluta dal vescovo, nell’ambito del percorso da lui varato con i “cantieri di carità e giustizia”, per sostenere le Cep nella gestione di tutti gli aspetti operativi e di governance indispensabili alla prosecuzione di un prezioso servizio, iniziato alla fine dell’800 e adeguato a tutti i bisogni di oggi», spiega il presidente della Fondazione don Luca Facco.

Fin dagli anni Ottanta infatti le Cucine hanno sentito l’esigenza di fornire ai loro ospiti altri servizi, oltre alla mensa, fino a trasformare quel nucleo originario in un prendersi cura globale della persona. Alle 2.573 persone si sono rivolte alle Cep nel 2021, provenienti da 82 paesi, sono stati distribuiti 56.886 pasti, ma sono state anche offerte 2.083 prestazioni mediche, 2.696 docce, 867 cambi del vestiario e sono state distribuite 178 coperte. Delle 2.573 persone che si sono rivolte alle Cucine lo scorso anno, 1.955 hanno usufruito del servizio mensa, che si regge su un centinaio di volontari e 6 o 7 operatori. Il servizio medico è attivo fin dagli anni Ottanta e garantisce assistenza sanitaria anche a chi non ha accesso al servizio sanitario nazionale per motivi burocratici o di disagio sociale. Vi si alternano 14 medici, tutti volontari, sette infermieri e due farmacisti. Nel 2021 sono state effettuate 1.526 visite mediche e 557 prestazioni infermieristiche a 596 persone. Sono stati attivati anche altri servizi utili come il fermo posta per i senza dimora e lo sportello legale, gestito autonomamente dai volontari di Avvocato di Strada. La crescente richiesta di residenza fittizia ha spinto le Cep a fornire una dichiarazione di elezione di domicilio a coloro che le frequentano regolarmente per un certo periodo. Nel 2021 ne sono state fornite 51.

La pandemia ha inoltre indotto le Cucine a strutturare un servizio di orientamento rivolto a quanti si trovano in difficoltà di fronte a tutta una serie di problemi pratici come le incombenze burocratiche, la digitalizzazione del welfare nell’accesso ai servizi o l’attivazione di identità digitale. Da giugno è stato attivato in collaborazione con Cisl uno sportello per l’orientamento al lavoro. Infine è stato creato uno spazio protetto, dove le persone possono ricaricare il proprio cellulare, fondamentale soprattutto per le persone senza fissa dimora.

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