Liturgia delle ore. Ogni giorno il popolo di Dio accosta il cuore alla poesia

La liturgia delle ore è anche una prodigiosa antologia di versi, e chi è abituato a celebrare almeno Lodi mattutine e Vespri è addestrato ad accordarsi al modo di comunicare (di amare) del Creatore, il Poeta per eccellenza

Liturgia delle ore. Ogni giorno il popolo di Dio accosta il cuore alla poesia

Quando la Liturgia delle ore ci chiede di implorare: «Solleva, o Padre tenerissimo, le membra doloranti della tua Chiesa, per il sangue di Cristo che consumò il suo sacrificio vespertino sospeso sulla croce», fa molto di più che prestarci una preghiera. Ci aiuta a pensare dentro il caos che ci aggredisce e ci costringe a camminare come senza appoggio e ci mette davanti ai bivi delle decisioni più delicate come ciechi.

Ogni giorno il popolo di Dio accosta il suo cuore alla poesia. La Liturgia delle ore è anche una prodigiosa antologia di versi, e chi è abituato a celebrare almeno Lodi mattutine e Vespri è addestrato ad ascoltare testi che cantano la scorza sottile delle cose riconoscendone la trasparenza, ad accordarsi al modo di comunicare (di amare) del Creatore, il Poeta per eccellenza. Maestra di discernimento, la voce della poesia porta l’orante a chiamare senza sforzo realtà la Parola di Dio, non più la scalmanata urgenza delle giornate.

Per questo il poeta americano Michael Dana Gioia si spaventa all’idea che teologia e pastorale possano distaccarsene e protesta che il ritorno della poesia nella Chiesa è una necessità: «Il cristianesimo ha ancora testa e cuore, la limpidezza del credo, la missione della pietà. Eppure ha perso tutti e cinque i sensi. Il richiamo della Chiesa è inconsistente, astratto. Il cristianesimo attuale si è abituato a parlare per concetti possenti ma scialbi, in grado di fare poca presa». Ma cos’è poesia? Scoprire la vita nelle cose, tanto materiali quanto spirituali, e portarla, mostrarla al mondo in un palmo aperto di parole. Poesia è l’infinito del Verbo. È comprendere le ragioni del segreto messianico, unica via alla pienezza della Pasqua: la consapevolezza che doveva maturare nel velluto della notte la verità gentile della fiamma del cero, dovevano restare sospese nel nostro cuore sospeso «le membra del Re del cielo», perché in qualcuno si accendesse la fede, il canto «O Dio, vieni a salvarmi», e tutto il resto facesse meno paura.

Anna Valerio

Lui... è nell’intimo intatto di Maria

«Quem terra, ponthus, aethera/ colunt, adorant, praedicant,/ trinam regentem machinam/ claustrum Mariae baiulat». «Lui, che terra, mare e cieli celebrano, adorano e annunciano, lui, che regola le tre forme del creato, è nell’intimo intatto di Maria». (Venanzio Fortunato)

I beni promessi superano ogni desiderio

«O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni promessi, che superano ogni desiderio» (Orazione dell’Ufficio delle letture)

Arghezi: le ciglia di Dio nel mio calamaio

«La lanugine della mia tristezza/ si avvolge di notte alla tristezza,/ le ciglia di Dio/ cadono nel mio calamaio». (Tudor Arghezi)

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