Maria ci insegna a custodire il bene ogni giorno

L’Assunzione di Maria che celebriamo è una festa che in qualche modo ricorda e propone il traguardo della nostra vita: essere vivi nella nuova creazione, rinnovati nel corpo e nello spirito dalla misericordia di Dio, per stare sempre con lui che è Vita, Bellezza, Bontà e Verità. La nostra fede questo spera, questo afferma e questo contempla oggi in Maria.

Maria ci insegna a custodire il bene ogni giorno

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

L’Assunzione di Maria che celebriamo è una festa che in qualche modo ricorda e propone il traguardo della nostra vita: essere vivi nella nuova creazione, rinnovati nel corpo e nello spirito dalla misericordia di Dio, per stare sempre con lui che è Vita, Bellezza, Bontà e Verità. La nostra fede questo spera, questo afferma e questo contempla oggi in Maria.

Nel corso della mia vita ho tentato di avvicinarmi a molte forme di preghiera, ma le prime preghiere del mattino e della sera continuano a essere quelle che mi ha insegnato mia madre e tra queste c’è sempre l’Ave Maria, anzi: le tre Ave Maria. La devozione a Maria, per noi cristiani è una consolazione, una compagnia e un aiuto.

Che significa essere devoti a Maria? Credo significhi imparare dal suo esempio a stare nei giorni della vita senza sentircene padroni, né a trattarli con distrazione e senza pretendere di capire tutto e subito.

La devozione a Maria porta a confrontare la bontà delle parole, la verità dei pensieri, la giustizia delle scelte con la vita di Gesù, con la sua parola e con le sue scelte. È Maria stessa a suggerirci questo criterio, dicendoci: «Fate tutto quello che Gesù vi dirà» (Gv 2,5). Questo è il suo messaggio, il suo testamento, la consegna a ciascuno di noi. Tutto quello che è va oltre questo modo e se a questo modo non conduce è solo nostra invenzione.

Vorrei condividere qualche riflessione sul brano del libro dell’Apocalisse che ogni anno ci viene offerto in questo giorno.

Vi sono descritti due segni: uno di vita e salvezza, l’altro di devastazione e morte; due realtà che da sempre stanno e saranno in conflitto. Ciascuno di noi, fin dai giorni in cui inizia a interrogare la propria coscienza, fa esperienza di questa drammatica ambiguità.

La vita, come avviene alla «donna vestita di sole», di giorno in giorno, di esperienza in esperienza, di età in età, con tanto impegno e difficoltà cerca di dare alla luce il bene che le è stato affidato. Ciascuno dentro se stesso prova un profondo desiderio e una insopprimibile chiamata a questo impegno: vivere la vita portando vita. Nei vari tentativi di migliorarsi, nel capire e vivere cosa voglia davvero dire amare, nell’accorgersi che si può cambiare, nel cercare e ricercare – magari dentro a molte contraddizioni – quello che è buono, vero, giusto e bello… proprio in queste cose e grazie a queste cose, cerchiamo di dare alla luce, di far nascere in pienezza l’inesauribile ricchezza di vita che ci è stata donata.

Ma è altrettanto vero che questo continuo desiderio e questo incessante richiamo a rendere la vita buona e bella può essere divorato da «un enorme drago rosso».

Il male è così: sbrana, divora ogni tentativo di bene. Lì dove si cerca il bene, il male si fa casa. Lì dove non ci si abitua a ciò che non va ma si cerca un nuovo cominciare, il male corre a sedersi. La nostra vita è una continua lotta tra il desiderio del bene e la forte seduzione del male.

Tuttavia, se è vero che nella vita facciamo esperienza del male, non dobbiamo dimenticare che il bene è stato creato per primo.

Sì, il male è potente, ma Dio è più potente del male. Il mondo, tutto ciò che abita la vita è sicuramente segnato da profonde contraddizioni e forti ambiguità, ma può essere rinnovato, redento, perché Dio lo ha creato buono e lui è fedele ai suoi doni.

Come ci si può difendere dal male? Il brano dice che dopo aver partorito «la donna fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio».

Ecco, ogni tanto bisogna fare proprio questo: “fuggire” da ciò che non è bene, senza credersi più forti del male o senza pensare di esserne immuni. In alcuni casi la fuga è già una vittoria.

E poi... «nel deserto» che è il luogo in cui si può andare solo se si ha con sé ciò che è essenziale, indispensabile, vitale.

Se guardiamo alla nostra esperienza, riconosciamo che spesso il bene viene pian piano soffocato dalla pigrizia, dal rimandare in continuazione, dal non portare a termine quel che si è iniziato, da una pancia troppo piena, dalla continua e insaziabile ricerca di comodità, dalla mancanza di orari, dall’incostanza nella preghiera, dall’uso incondizionato e continuo del web, dall’uso smodato del cellulare... dal troppo. Spesso anche nella vita di noi adulti e di noi preti, il superfluo e l’accessorio si son fatti indispensabili, senza esserlo davvero.

«La donna fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio».

Fare un po’ di deserto vuol dire scuotersi un po’ e volgersi all’essenziale così che la vita, mettendo in ordine ciò che vive e usa, ritrovi armonia, forza e bellezza. Come si può fare?

Concretamente, posso proprio fare un esercizio pratico di regalare, differenziare, buttare tante e tante cose che ho accumulato in casa, e creare così, anche fisicamente, più spazio.

Posso accompagnare e completare questo esercizio ponendomi anche alcune semplici domande, come queste:

Che cosa mi aiuta a essere sereno? Che cosa rafforza il mio compito di padre? Che cosa dà forza al mio matrimonio, che cosa lo rinnova? Cosa mi aiuta a vivere con generosità e verità il mio servizio di prete? Che cosa mi tiene pulito e libero il cuore? Come mi sto prendendo cura di queste cose?

Perché non provare a rispondere per scritto a queste domande e a parlarne con una persona che mi vuole bene, confrontandomi con essa?

È importante tornare e ritornare, quotidianamente e con serena umiltà, a prendersi cura del bene che Dio ha seminato in noi, senza lasciarsi scoraggiare dalle ambiguità che abitano e abiteranno la nostra vita.

La devozione a Maria ci aiuta a custodire questo desiderio di bene e a cercare di concretizzarlo. Lei, «donna vestita di sole» che ha vinto il male, con materna concretezza ci suggerisce il modo che per prima ha vissuto e imparato: «Fate tutto quello che Gesù vi dirà!».

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

don Massimo De Franceschi

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