Ministri straordinari della Comunione. Chi soffre è raggiunto dalla liturgia

Ministri straordinari della Comunione. La sollecitudine della Chiesa per gli ammalati

Ministri straordinari della Comunione. Chi soffre è raggiunto dalla liturgia

Ogni anno, nuovi candidati si presentano per essere formati e diventare ministri straordinari della Comunione. Un piccolo esercito di volontari generosi che rivelano la sollecitudine della Chiesa per gli ammalati. Infatti, è soprattutto per loro che essi vengono istituiti, affinché chi non può partecipare alla celebrazione eucaristica domenicale, perché infermo, sia raggiunto dalla potenza della Pasqua del Signore. Le persone che soffrono non hanno bisogno di una spiegazione sul dolore, ma della prossimità. Quando non si sa cosa dire, vuol dire che non c’è altro da fare che rimanere in silenzio, ma vicini. Il malato è come le donne che si chiedono: «Chi ci rotolerà via la pietra dal sepolcro?» cioè: «Chi mi potrà condurre a comprendere il senso della mia malattia e della mia morte? Chi potrà permettermi di sopportare l’insulto del dolore, dell’età, della debolezza? Chi potrà farmi incontrare il Risorto nella tomba in cui finiscono tutti i pensieri e le speranze? Chi può farmi superare il buio del dubbio?». Solo la liturgia può togliere quella pietra, perché toglie ogni ambiguità alla Parola di Dio per farla diventare un riflesso, un anticipo, l’annuncio del mistero pasquale di Gesù Cristo. Ma ecco che proprio la liturgia, che permette di incontrare la potenza del Risorto nella croce, è sottratta all’infermo nel momento in cui ne ha più bisogno. E allora sia la liturgia a raggiungere il malato tramite queste persone: il rito, anche nella forma semplice, realizza tutto questo.

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