Mons. Giuseppe Alberti vescovo. Up di Villafranca: abbiamo camminato insieme

«Ricordo ancora la scelta del primo camposcuola dell’unità pastorale organizzato a Pesaro-Urbino. Come parroci abbiamo scelto di parteciparvi tutti insieme in segno di unità. La collaborazione tra noi preti ha dato il via alla collaborazione tra educatori e operatori pastorali».

Mons. Giuseppe Alberti vescovo. Up di Villafranca: abbiamo camminato insieme

È un ricordo di don Paolo Pegoraro, parroco di Taggì di Sopra e Taggì di Sotto, nell’up di Villafranca Padova, nata nel 2014. E ne arriva subito un altro: «Come dimenticare la Missione al popolo del 2018? Dodici giorni meravigliosi, in cui tutti siamo stati toccati dalla grazia del Signore, che hanno dato particolare entusiasmo anche a noi presbiteri». Don Giuseppe ha molto insistito sulla formazione. «Ecco che abbiamo proposto il percorso delle Dieci Parole e tanti cammini di crescita, ma il più bello è stato quello sull’Evangelii Gaudium. Anche noi preti ci siamo trovati spessissimo per confrontarci, ascoltarci, capirci, e vivere momenti di fraternità e programmazione. E questo ci ha fatto bene e ci ha fatto sentire uniti».

Lo stile di don Giuseppe «È stato “sinodale” – sottolinea Gianluca Busolo di Taggì di Sotto – Ci ha aiutato a camminare come parrocchie verso obiettivi condivisi. Abbiamo avuto la sensazione di avere accanto non tanto un parroco moderatore, ma un fratello maggiore, che ha tentato di mettere tutti a loro agio. Ha lavorato molto perché le parrocchie non mancassero di quella vitalità richiesta dal Vangelo. Qualche volta ha puntato pure i piedi, perché aveva il sospetto che qualcuno si fermasse al minimo, rinunciando a lavorare per la maturazione della vita di fede. Sarebbe interessante fare il conteggio dei chilometri che ha macinato in questi anni, cercando di non mancare mai a nessuna iniziativa».

Da portare in Calabria... «Come prima cosa l’esserci per tutti, il suo sentirsi parroco del mondo e per il mondo – evidenzia Graziano Moretti di Taggì di Sopra – La capacità di saper camminare con più realtà, che a volte faticano a stare insieme tra loro, vivendo un ruolo di mediazione e di facilitatore del dialogo. Altra cosa, il non lasciare indietro nessuno, perché nel cammino della fede nessuno va lasciato solo. E ancora: l’attenzione ai giovani, il desiderio di dar loro voce nella chiesa, senza per questo scendere a facili compromessi. Ultimo ma non ultimo: il trovare sempre il modo per incontrare chi è nel bisogno». (P. P.)

Disponibile al dialogo e sempre sorridente

«Anni fa, durante un tratto del cammino di Santiago, varie volte mi sono trovato a fianco di don Giuseppe – racconta Paolo Bocchese di Ronchi – Il suo era un procedere faticoso, l’anca ammalata lo tormentava. Mai però l’ho sentito lamentarsi, sempre sorridente e disponibile al dialogo. L’augurio è di non perdere, con l’aiuto di Dio, lo stile con cui è stato tra noi».

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