Noi Padova. L'assemblea territoriale del 30 novembre: in cammino da 20 anni

All’assemblea territoriale del 30 novembre, a cui erano presenti 75 circoli della Diocesi, si sono celebrati i vent’anni di Noi associazione. Con un occhio alla strada compiuta e uno al futuro. Da vivere insieme

Noi Padova. L'assemblea territoriale del 30 novembre: in cammino da 20 anni

Persone, buon clima e vescovi: sono queste le tre parole chiave pronunciate da don Marco Saiani, già presidente nazionale di Noi associazione, per delineare e raccontare i vent’anni dell’associazione festeggiati durante l’assemblea territoriale di Noi Padova che si è tenuta il 30 novembre a Mestrino cui hanno partecipato 75 circoli. «Questo per noi è un anno importante – ha esordito Fabio Brocca, presidente di Noi Padova – Sono stati anni belli, ricchi di idee, attività, sfide, di relazioni per tutti noi e per le comunità parrocchiali in cui viviamo. Gli ultimi due anni con il Covid siamo stati messi tutti alla prova, ma è bello ritrovarsi ancora, sicuri che ci sia sempre qualcosa da fare e da rifare, da progettare». La serata si è aperta con un momento di preghiera affidato a don Mirco Zoccarato, assistente spirituale di Noi Padova e, dopo i saluti del presidente e di don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale, si è concentrata proprio sui vent’anni di storia, tra passato, in rapporto anche alle Chiese locali, e futuro, con uno sguardo agli ultimi due anni e analizzando, con l’aiuto di Silvia Destro, psicoterapeuta, da un lato lo choc che il lockdown ha provocato nei centri parrocchiali e dall’altro le possibili soluzioni di ripartenza.

«La prima “voce” che voglio esplicitare di questi vent’anni sono le persone – ha sottolineato don Marco Saiani – Ci siamo incontrati tra diverse Diocesi, abbiamo capito che c’era qualcosa da superare e migliorare e il ragionamento che abbiamo fatto, tra persone, è stato: dobbiamo trovare il modo di avere una associazione efficiente, vicina alla Chiesa, che diventi strumento per le parrocchie e che abbia anche tutti gli strumenti giuridici necessari per svolgere al meglio tutte le iniziative e attività. E proprio le persone hanno fatto la differenza e il buon rapporto che c’era tra loro. E qui entriamo già nel campo della seconda “voce”: il buon clima che ha permesso di costruire qualcosa insieme e fare un percorso per arrivare a dotarci di una associazione che fosse all’altezza dei tempi». Così è nata Noi associazione: sull’onda delle persone che si trovavano bene insieme... in un bel clima; sul desiderio, la voglia, l’entusiasmo di dotarsi di una associazione che rispondesse alle esigenze e ai bisogni dei tempi. Un’associazione partita da zero, ma con alle spalle un’esperienza già maturata e poi canalizzata. La terza “voce” importante citata da don Saiani sono i vescovi: avere il sostegno delle Diocesi, della Chiesa locale, dei vescovi è stato basilare, ha dato l’accreditamento giusto, la legittimità per lavorare insieme. «Quando nasce l’associazione in una parrocchia – ha poi sottolineato don Saiani – bisogna coinvolgere tutti gli organismi interni, deve essere voluta da tutta la comunità, perché poi ha una potenza grande. È uno strumento molto valido da un punto di vista giuridico, per vivere la corresponsabilità aggregativa,educativa, amministrativa. Permette alla parrocchia di dilatarsi, di accogliere tante altre persone che magari non partecipano alla messa. Ma non bisogna essere separati dalla vita della comunità parrocchiale. Deve esserci un cammino di collaborazione stretta, di comunione fra gli organismi».

Il cammino insieme, il lavoro di squadra è anche la via suggerita da Silvia Destro per uscire dalla crisi creata dalla pandemia, che ci ha messo tutti alla pari e ci ha fatto diventare fragili emotivamente, reticenti alle relazioni, impotenti, incapaci di assumersi responsabilità e impegni. «Questo, tradotto per una comunità, può voler dire – ha chiarito la psicoterapeuta – non trovare più volontari, tergiversare sulle decisioni e non prenderle. Quale allora la soluzione? Mettere in atto un cambiamento, provando a farlo insieme. Credere in qualcosa anche quando non ne abbiamo l’evidenza. Con alcune strategie: se si continua a fare le cose come le abbiamo sempre fatte, quale sarà il risultato? Dobbiamo trovare percorsi nuovi e semplici che possono essere messi in atto ora. Accettare la sfida di cambiare una cosa piccola». Infine, ha concluso Silvia Destro, bisogna alleggerire, fare le cose con piacere e agire: «Lasciare qualcosa da parte, anche se si è sempre fatto così, fare delle scelte. Non dobbiamo aver paura di lasciare andare. Trovare soddisfazione perché così divento testimonianza, non mera esecuzione. E non rimanere passivo, fare in modo diverso cose vecchie e nuove ma non rimanere fermo».

Alleniamoci alla benedizione. E a cambiare

«Basta ingratitudine, lamentele, abbiamo bisogno di allenarci alla benedizione, trovare cioè le cose buone e ricordarsi che non c’è cambiamento se non c’è assunzione di responsabilità», ha sottolineato Silvia Destro.

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