Parole per "affrontare" l'Avvento. Come Maria che mette insieme... e si converte

Avvento. L’attesa è fare spazio all’imprevisto, non chiudere e sigillare. Ce lo insegna Maria, in cui si manifesta la mentalità spirituale dell’attesa. Ecco alcune parole, che lei ha vissuto, per affrontare questo tempo che accompagna al Natale. Nell’anno della pandemia...

Parole per "affrontare" l'Avvento. Come Maria che mette insieme... e si converte

La nostra vita è un tessuto relazionale, diceva Pavel Florenskij, che scorre attraverso le relazioni e in esse l’uomo rivela il suo contenuto. Due modi di esistere: l’individuo non farà altro che rivelare se stesso; la persona, invece, rivela l’altro. Dentro il volto del cristiano c’è sempre un altro volto; dentro il cristiano vive la Chiesa, perché tutti partecipiamo al corpo di colui che poteva dire: «Chi vede me vede il Padre» (Gv 14,9.12,45). Quindi solo la storia può essere il luogo della conoscenza della persona e ciò vale per l’uomo (la storia è il mistero delle sue relazioni) e vale anche per Dio (lo conosciamo nella storia).

Attendere Non possiamo bypassare la parola chiave dell’Avvento. Quest’anno in modo particolare, credo che ognuno abbia sperimentato sulla propria pelle cosa può voler dire attendere, aspettare. Attendere in casa, aspettare che passi... Attendere è e resta importante perché solo chi attende, rimane aperto per accogliere. L’attesa è fare spazio all’imprevisto, non chiudere e sigillare. Ricordo il racconto di una giovane artista, le era stato chiesto di mosaicare con degli smalti di varie forme una parte della parete. Una profonda frustrazione la prese perché i pezzi non si incastravano come voleva, restavano spazi aperti e non le risultava abbastanza “bello”. Solo dopo un po’ di sofferenza si è accorta che dietro di lei, un’altra artista riempiva quegli spazi con dell’oro. Quanto era importante quello che lei non è riuscita a chiudere: è stato lo spazio in cui è potuto entrare lo Spirito per manifestarsi.

Spiritualità “domestica” Senza questa attesa, la spiritualità domestica non può esserci, quindi non posso cominciare a vivere anche la mia casa come un luogo sacro. Uno dei rischi a cui ci ha portato la storia è proprio quello della divisione dei luoghi e dei tempi, la frantumazione delle nostre vite e la localizzazione del sacro. Il tempo sacro e no, la chiesa e la casa, la vita spirituale e quella ordinaria, la preghiera e il lavoro. E in tutto questo scindere ci siamo ritrovati sempre più in difficoltà, perché c’è un “luogo” in cui possiamo vivere la relazione con il Signore e uno no. Ma Gesù Cristo, sommo sacerdote della nuova Alleanza, è venuto a fare delle due tende una sola, a unirle (cf. Eb 9). Sarebbe bello che proprio le nostre case si aprissero alla luce vera, che illumina, riscalda, e crea le relazioni (Gv 1,7.9). E la vita così può diventare un simbolo vero di unità del corpo di Cristo, di Chiesa, di comunità di battezzati.
Come vivere tutto questo? Possiamo prendere come sfondo la storia di Maria e approfondire due verbi che l’evangelista Luca le attribuisce e che diventano per noi fondamentali per vivere questo Avvento secondo lo Spirito.

Mettere insieme La madre di Dio è la persona nella quale si manifesta in pienezza la mentalità spirituale dell’attesa. All’annunciazione le fu detto che genererà: il Figlio di Davide, concepito dallo Spirito Santo, figlio dell’altissimo, chiamato Dio che salva. Nella visita ad Elisabetta ancora: la madre del mio Signore, benedetta tu che hai creduto. Maria, santa che sia, qualche aspettativa se la sarà pur fatta: che ne sarà di questo figlio? Giunge la nascita ed è un disastro. Depone questo figlio sulla nuda terra e i primi che vengono sono i pastori, i più disprezzati del popolo, ma informati direttamente da Dio e usano parole sconvolgenti: è nato per noi il Salvatore del mondo. Maria meditava, letteralmente in greco “metteva insieme”. Questa è la mentalità dell’uomo spirituale: cercare di mettere insieme ciò che ha sentito (Parola) e ciò che è accaduto (evento) e scoprirne la contraddittorietà.

Convertire La mentalità dello Spirito vive in stato di conversione, in greco meta-noia cioè andare oltre se stessa, oltre il pensiero convenzionale. Come dire: finora ho pensato così, ma gli eventi che stanno accadendo mi stanno spronando ad andare oltre ciò che ho pensato. Questa è la mentalità cristiana: gli eventi cambiano la nostra mente, non siamo noi che costringiamo gli eventi a realizzarsi come li abbiamo progettati. L’uomo, per quanto ci provi, non può dirigere la storia, ma può comprenderla, proprio perché Dio parla attraverso la storia. Nonostante quanto avesse sentito, Maria ha convertito la sua mente in base agli eventi che sono accaduti. La parola non si capisce a tavolino ma nella vita, nell’evento. Gli eventi l’hanno cambiata.

Parola, Madre di Dio ed evento non sono allora separabili, il che vuol dire che Parola, evento e Chiesa non sono separabili. A noi cristiani oggi viene chiesta una mentalità spirituale che significa leggere la storia convertendoci, rinnovando la nostra mente secondo l’uomo nuovo, secondo lo Spirito che parla nella storia, attraverso gli eventi.

don Vincenzo Cretella
Centro Aletti di Roma

“Parola e parole d’Avvento”: videomeditazioni

Due minuti per meditare sulla Parola di Dio e farsi accompagnare nel tempo di Avvento. È la proposta dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali che dal 28 novembre al 24 dicembre, tre giorni la settimana propone una videomeditazione su alcune “parole d’avvento” (vegliare, preparare, testimoniare, accogliere, meditare), rifacendosi alle letture delle domeniche del tempo che accompagna al Natale, da qui il titolo: “Parola e parole d’Avvento”. Ogni riflessione viene rilanciata nei canali social della Diocesi di Padova e anche nei tg dell’emittente locale Telenuovo (canale 11). C’è il tempo per meditare sulla Parola della domenica (al sabato), quello per “ruminare” (al martedì) e un ulteriore momento (al giovedì) per approfondire. Le videomeditazioni sono a cura di don Vincenzo Cretella e don Carlo Broccardo.

In preghiera come Maria, con il cuore aperto a Dio
Maria-preghiera

«Non c’è modo migliore di pregare che mettersi come Maria in un atteggiamento di apertura, di cuore aperto a Dio: “Signore, quello che Tu vuoi, quando Tu vuoi e come Tu vuoi” – ha sottolineato papa Francesco nell’udienza del 18 novembre – Cioè, il cuore aperto alla volontà di Dio. E Dio sempre risponde. Una preghiera semplice, ma è mettere la nostra vita nelle mani del Signore».

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