Pastorale vocazionale. Si risponde con la vita. “Fare la storia” è il filo rosso delle iniziative vocazionali

Don Trincanato: «Dice bene quanto la risposta vocazionale sia incarnata nella vita»

Pastorale vocazionale. Si risponde con la vita. “Fare la storia” è il filo rosso delle iniziative vocazionali

“Fare la storia” è il filo rosso, a livello nazionale, per le proposte vocazionali di quest’anno e il riferimento è a riflessioni condivise più volte da papa Francesco con i giovani. «Il titolo è interessante e azzeccato per incarnare bene la risposta vocazionale nella vita – spiega don Silvano Trincanato, direttore dell’ufficio per la Pastorale delle vocazioni – L’idea è di porre l’accento sui giovani e l’attenzione che possono mettere nel ricercare la propria felicità e realizzazione facendosi dono e servizio. Scoprire cioè i propri talenti per crescere, ma anche avere uno sguardo sulla realtà che circonda, così da capire in che modo si può metterli a disposizione, a chi possono essere utili. Esplorare quindi la vocazione come missione nel mondo».

Fra le varie proposte, in novembre riprende il gruppo vocazionale diocesano rivolto ai ragazzi fra 18 e 35 anni: un percorso che ha la forza di smuovere e stupire, di orientare e far maturare passi di crescita. «Se un giovane si pone con disponibilità – sottolinea il direttore – può essere accompagnato ad ascoltare e ascoltarsi, a spendersi e a verificare l’intuizione vocazionale che porta nel cuore. Aiuta a fare passi di maturità spirituale e vocazionale».

Tra le proposte in partenza per i giovani, a ottobre (il 15), c’è la preghiera di adorazione eucaristica insieme alla comunità Cenacolo delle suore Figlie della Chiesa e alla comunità vocazionale di Casa Sant’Andrea. «Obiettivo – spiega suor Anna Cipro, dell’equipe formativa – è insegnare ai giovani a stare in silenzio davanti al Signore, come dice il titolo che abbiamo dato al percorso. Educarli a stare, prendere contatto con il fermarsi e con se stessi nella profondità e quindi con l’Alterità e lì ascoltare la Parola e trarne beneficio».

A novembre invece parte “Il dono della fede”, una scuola della parola con l’apostolo Pietro, promosso anche dalla Pastorale giovanile, per apprendere un metodo di ascolto della Parola di Dio. «Il desiderio – continua suor Cipro – è avvicinare i giovani alla Parola dando strumenti concreti che poi possano essere rielaborati anche personalmente. Lasciare che la Parola parli alla loro vita, nel loro contesto, per come sono. L’obiettivo è fare esperienza forte che diventi luce per affrontare la realtà».

Con il nuovo anno parte anche un nuovo corso base per accompagnatori vocazionali dei giovani e degli adulti rivolto a laici, religiosi, consacrati e presbiteri. La novità è che il primo anno del corso triennale è rivolto anche a chi viene incaricato dalla propria comunità a svolgere il servizio di “testimone” accanto ai giovani secondo le Linee progettuali della pastorale giovanile diocesana, il cosiddetto “Progetto Simbolo”.

«Sono tutte occasioni e segni – conclude don Trincanato – che ci fanno capire che la vocazione ha bisogno di un “cristiano bello” per attecchire. Ci vuole una buona umanità, una capacità di pregare, amare e servire».

Fermarsi

La pandemia ha fatto emergere alcuni bisogni, acuti e urgenti, ma anche profondi: i giovani chiedono luogo e tempo per fermarsi. «È chiaro il bisogno di preghiera e spiritualità fatta insieme – sottolinea don Silvano Trincanato – perché si cresce insieme agli altri e si vive la fede insieme agli altri. Ma alle volte questo aspetto deve essere stimolato perché non viene esplicitato. Fare un percorso vocazionale offre strumenti utili per maturare».

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