Quale sarà il futuro della parrocchia? La riflessione sui ministeri parte da qui

«Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è al servizio della Chiesa di Cencre»: inizia così il capitolo 16 della lettera che Paolo scrive ai cristiani di Roma.

Quale sarà il futuro della parrocchia? La riflessione sui ministeri parte da qui

E continua citando un lungo elenco di persone che definisce «miei collaboratori in Cristo Gesù»: Prisca e Aquila (e «la comunità che si riunisce nella loro casa»), Epèneto, Maria, Andrònico e Giunia, Ampliato, Urbano, Stachi, Apelle, Aristòbulo. Erodione, quelli della casa di Narciso, Trifena e Trifosa, Pèrside, Rufo, Asìncrito, Flegonte, Erme, Pàtroba, Erma, Filòlogo e Giulia, Nereo e sua sorella e Olimpas. Ha richiamato questi «collaboratori in Cristo Gesù» dell’apostolo Paolo, mons. Erio Castellucci – vescovo di Modena-Nonantola e Carpi, vicepresidente per l’Italia settentrionale della Cei – per invitare alla riflessione sul tema “Parrocchia e ministeri” al convegno che è tenuto dal 23 al 26 agosto a Pergine Valsugana. L’appuntamento, che ha visto la partecipazione di un’ottantina di laici e presbiteri delle Diocesi del Triveneto, oltre che di due vescovi – Lauro Tisi (Trento) e Renato Marangoni (Belluno-Feltre) – era la terza e ultima tappa del progetto “Parrocchia del Triveneto”, promosso dall’Istituto superiore di scienze religiose “San Pietro martire” di Verona e sostenuto dalla Facoltà teologica del Triveneto. Alla proposta hanno partecipato, portando la loro esperienza, i referenti di progetti analoghi in Puglia (con la presenza del vescovo di Bari, Giuseppe Satriano) e Toscana-Emilia Romagna.

L’humus dei ministeri
Dall’esperienza delle prime comunità cristiane emerge, secondo mons. Castellucci, una dimensione centrale per la Chiesa di oggi e per la riflessione, già sollecitata dal Concilio Vaticano II, sui ministeri battesimali: quella della fraternità/sororità. «Le domus Ecclesiae, dalla prima meta del 2° secolo alla metà del 4°, sono laboratori dove i servizi e i ministeri si vivono nel clima della fraternità e sororità (tutt’altro che facile). Non è il “sacerdozio” l’humus nel quale nascono i ministeri, ma è il battesimo inteso come “ingresso nella figliolanza di Dio”. Si delineano in una Chiesa dove ci si chiama fratello e sorella, ma non per essere comunità chiuse, perché il cristianesimo è stato fin dall’inizio missionario. I ministeri nascono, fin dalle origini, per il bisogno di evangelizzazione, non per gestire le strutture. Non pensiamoli come opere di “sistemazione” delle parrocchie. Non si tratta, nel nostro contesto, di restaurare o ritoccare le comunità originarie o le domus Ecclesiae. Si tratta, dentro le comunità attuali, di favorire, anche attraverso l’esercizio di carismi e ministeri (compreso il ministero ordinato) la crescita di fraternità e sororità aperte. I ministeri laicali e il diaconato permanente non vanno attivati come ministeri di supplenza o servizi puramente cultuali, ma come “pungoli” per l’intera comunità. Il “governo” delle comunità cristiane, inoltre, dovrà progredire nella forma della “guida sinodale”: una effettiva corresponsabilità tra colui che presiede e i laici e la comunità».

La parrocchia del futuro
Il progetto “Parrocchia del Triveneto” ha avuto come sfondo la domanda: quale sarà il futuro della parrocchia dentro contesti tanto mutati? Scegliendo come metodo di lavoro di ascoltare esperienze, ha riflettuto sulla dimensione missionaria della parrocchia (1° anno), sul rapporto con i territori (2° anno) e sui ministeri. Perché il discorso su questi ultimi va di pari passo con tanti altri che riguardano la parrocchia oggi e domani. Ecco che dai tre anni di ascolto e riflessione – accompagnati da una griglia di lavoro “fondata” su tre verbi: osservare, interpretare e orientare – sono stati individuati alcuni germogli capaci di ispirare scelte concrete per rendere generative le parrocchie: la ricerca dell’essenziale: la Parola di Dio e i poveri; le relazioni come stile qualificante della comunità; la ridefinizione del ministero del presbitero e il suo stile di presidenza; l’allargamento dei ministeri battesimali; la fiducia concessa ai giovani; la presenza nei territori geografici e umani e il dialogo con le istituzioni.

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