Quali elementi interessanti ha espresso il Sinodo a livello pastorale? C’è uno stile da coltivare

Ecco alcune suggestioni... Altri livelli da “indagare”: teologico, biblico, spirituale...

Quali elementi interessanti ha espresso il Sinodo a livello pastorale? C’è uno stile da coltivare

La finalità pastorale è prioritaria nella celebrazione di un Sinodo, perché individua i passi che una Chiesa locale intravvede per adempiere la missione di annunciare il Vangelo. La conclusione del lungo percorso ha individuato piste concrete di uno sviluppo dell’azione ecclesiale per i prossimi anni. Tralasciando ciò che è evidente nelle proposte (ministeri battesimali, gruppi della Parola, collaborazioni parrocchiali), è utile cogliere alcuni elementi trasversali e di stile, decisivi per la vita delle comunità e indispensabili per gli operatori pastorali. Va sottolineata, anzitutto, l’esperienza vissuta da coloro che hanno partecipato alle varie fasi del sinodo. Confronto, dialogo, relazioni hanno segnalato uno stile attraverso il quale si coglie la voce dello Spirito che parla ai cuori e alle menti. Gli Spazi di dialogo e i Gruppi di discernimento sinodale sono stati uno strumento utile e vanno riproposti per affrontare tematiche e questioni che abitano il vivere quotidiano delle persone e delle parrocchie. Ciò significa continuare nell’ascolto dell’altro e nella riflessione comunitaria. Anche perché, queste esperienze di incontro hanno valorizzato voci diversificate, sia dal punto di vista credente che dell’apporto di vissuti plurimi in ambito sociale e professionale. È stato coltivare insieme un sogno e una speranza con un certo entusiasmo e coinvolgimento di tante realtà ecclesiali e non solo. In secondo luogo è stato sperimentato un metodo che dovrebbe diventare connaturale per la riflessione di una comunità cristiana. Il discernimento comunitario ha reso familiare un percorso articolato, fatto di passaggi, metodologie e atteggiamenti non puramente operativi, ma capaci di creare relazioni e condivisione. Non sempre gli organismi di consiglio manifestano capacità riflessiva adeguata. Non è sufficiente dare il proprio parere lasciando al parroco la decisione finale. Non si tratta di dare consigli ma di “tenere consiglio”, cioè tendere a una convergenza di interpretazioni, di individuazione di obiettivi, di scelte operative. La sensazione di inutilità degli organismi di consiglio è spesso dovuta a una mancanza di metodo operativo sul quale bisogna investire, agevolati dalla presenza di soggetti abituati a procedure decisionali nell’ambito lavorativo.

Ancora, il percorso sinodale ha fornito ulteriore incentivo alla corresponsabilità di tutti i battezzati accanto agli alcuni più direttamente impegnati nella collaborazione. L’azione ecclesiale non è prerogativa di pochi ma chiamata alla testimonianza feconda del Vangelo nella quotidianità e negli ambiti del vivere. La difficoltà riscontrata a entrare nella logica di una ministerialità ufficialmente riconosciuta (anche istituita) dice, da una parte, la sollecitudine a promuovere una partecipazione di tutti alla vita della propria comunità. Tutti dovrebbero sentirsi interpellati. Dall’altra, però, è segno del timore di costituire una élite che si insedia e si appropria di ruoli pastorali esautorando altri. Va ribadito che la ricchezza di figure ministeriali in alcuni ambiti pastorali è nella logica della promozione di altri al servizio, di organizzazione dell’esistente e di rilancio. Se così non fosse sarebbe elusa la dimensione del servizio a scapito del fine per il quale la Chiesa esiste. Infine, va segnalata la rilevanza data alla Parola come centro e alimento di ogni attività. Parola ascoltata, riflettuta, celebrata... non come semplice cornice alle parole umane. Possiamo dire che la “priorità” della Parola si è legata con il “primato” delle scelte, per cui non è pensabile un rilancio del discernimento senza la circolarità della Parola con il pensiero credente nella promozione del Regno di Dio nel suo qui ed ora. Pena la deriva verso una asettica ingegneria pastorale.

25 febbraio

Il vescovo Claudio dà appuntamento domenica 25 febbraio – alle 16 nella chiesa dell’Opsa – ai membri dell’assemblea sinodale per concludere il cammino iniziato nel 2021. «Con l’orizzonte di un nuovo viaggio entusiasmante che ci attende come Chiesa locale consegnerò all’intera Diocesi le linee orientative e attuative che riprendono le scelte del Sinodo e tracciano il cammino diocesano per i prossimi anni». Nella messa verranno messi in evidenza i tre segni liturgici utilizzati durante gli anni del Sinodo: il libro dei Vangeli, la colletta per le necessità della Chiesa e dei poveri e la comunione agli infermi. La celebrazione terminerà con il canto del Te Deum, per ringraziare il Signore del cammino sinodale. Sarà possibile seguire la messa in diretta sul sito diocesipadova.it e su Telepace (canale 76 del digitale terrestre).

don Livio Tonello
Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova

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