"Ripensarsi e rideclinarsi" nel tempo che cambia. Azione cattolica del Triveneto e presidenza nazionale a confronto

Domenica scorsa all'Opsa di Sarmeola, 500 rappresentanti delle 900 associazioni parrocchiali e dei 40 mila soci dell'Ac del Triveneto si sono confrontati con la presidenza nazionale. "Metti in circolo l'Ac", questo il titolo dell'appuntamento curato dalla delegazione regionale, ha offerto molti spunti di riflessione sulla presenza dei laici nelle comunità cristiane in un tempo e in una chiesa in rapido cambiamento.

"Ripensarsi e rideclinarsi" nel tempo che cambia. Azione cattolica del Triveneto e presidenza nazionale a confronto

Quale missione per l’Azione cattolica in un chiesa che cambia? Quali compiti e priorità per i laici in un contesto in cui il loro peso specifico nella vita delle comunità aumenta velocemente?

Domande fondamentali che hanno trovato risposta domenica 13 gennaio, all’Opera della Provvidenza Sant’Antonio, alle porte di Padova: “Metti in circolo l’Ac” è il titolo scelto per l’incontro tra la presidenza nazionale e i 500 rappresentanti delle 900 associazioni parrocchiali e 40 mila soci che oggi l’Azione cattolica conta nella regione ecclesiastica Triveneto.

È stato un dialogo a tutto tondo iniziato il mattino con quattro testimonianze di altrettante realtà associative che hanno messo sotto i riflettori alcune buone pratiche per un’Ac che continua a tessere il tessuto ecclesiale. Così l’associazione pordenonese di Rorai Piccolo e Porcia ha condiviso il suo essere in unità pastorale, la vicentina Chiampo ha raccontato la propria attenzione al territorio e la padovana Giarre ha parlato della propria rinascita come associazione dopo un periodo buio.

Dopo pranzo, la presidenza nazionale si è sottoposta a un question time attento e schietto, in cui i responsabili locali hanno affrontato alcuni dei nodi principali della vita di Ac e non solo: dalla difficoltà di fare proposte concrete in parrocchie già oberate di iniziative alla vita associativa in unità pastorale; dalla complessità di preparare la successione nei ruoli di responsabilità all’attenzione al sociale e alla politica; senza dimenticare la relazione difficile tra l’Acr e i progetti di iniziazione cristiana che vengono sviluppandosi nelle 15 diocesi del Nordest, oppure il rapporto dei laici con il proprio parroco.

A don Marco Ghiazza, assistente centrale dell’Acr, il compito di richiamare la centralità della persona nella comunità: «Più che le molte attività, in parrocchia conta come le persone vengono coinvolte, senza essere incasellate in un ruolo preciso. L’Ac non ha fette di mercato da conquistare, ma processi da far partire, sempre in forma condivisa con gli altri, mettendo al centro del relazioni». A don Fabrizio De Toni, assistente del settore adulti, la risposta sull’Ac nelle unità pastorali:«Questi momenti di passaggio, per la mia esperienza – ha detto il sacerdote pordenonese – conoscono due pilastri: uno teologico-pastorale e uno tecnico ingegneristico. Prima si riflette in grande e poi si passa alle decisioni pratiche. Occorre che questi due momenti vengano connessi in nel discernimento a cui devono partecipare anche i laici. Allora l’unità pastorale diviene riorganizzazione verso una chiesa in uscita, le parrocchie non implodono e si autorigenerano anche grazie a un’Ac che non viene smantellata».

Luca Marcelli, responsabile nazionale dell’Acr, ha sottolineato come la presenza mediatica dell’associazione in campo sociale e politico abbia l’obiettivo di restituire spessore ai fatti e alle parole: «Viviamo il tempo dei punti e a capo – ha spiegato – Tutto sembra bidimensionale. Vediamo un deficit di partecipazione negli spazi pubblici e la personalizzazione della leadership. Siamo convinti invece che occorre andare a leggere le sfumature della realtà, senza offrire a soci e simpatizzanti una visione precostituita, ma provando a fornire strumenti per leggere la realtà».

In chiusura, il presidente nazionale Matteo Truffelli ha offerto una sintesi che è sembrata anche lo sprone alle associazioni trivenete a continuare il proprio impegno con fiducia e apertura al futuro: «L’articolo 1 del nostro statuto è chiaro e ci affida l’intera evangelizzazione come ambito di azione. L’Ac non si occupa solo di ciò che avviene nella parrocchia, ma parte dalle vita delle persone, dei territori, della società, compreso chi è malato o non vive una vita i fede. Tutto questo lo facciamo nella gratuità, che significa essere a servizio nella libertà e nella piena responsabilità: non possiamo non comprendere l’enorme valore di questo passaggio. A noi il compito di prendere sul serio il punto 33 dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e di non accontentarci del si è sempre fatto così: è il tempo di ripensare, rideclinare, il tempo, la chiesa e la società cambiano velocemente. L’importante è partire sempre dalla vita delle persone e condividere sempre la responsabilità».

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