Rito delle esequie. Riposo all’ombra delle ali del Signore

Nel Rito delle esequie si esorta, quale segno evidente della fede della Chiesa nella Parola di vita eterna, a porre l’Evangeliario sopra il feretro. Il defunto è custodito dal Vangelo

Rito delle esequie. Riposo all’ombra delle ali del Signore

Di fronte alla morte, ogni parola muore in gola. Le lacrime, il dolore, la paura del nulla sembrano avere la meglio. Il celebrare cristiano ci porta oltre: mentre prega per il defunto, sa consolare chi rimane in vita. Nell’aula liturgica non risuonano parole funeree. Si dice che i riti sono “esequiali”, termine che deriva da exsequi, “andare dietro”: seguire una bara, ma in realtà mettersi tutti al seguito di Cristo, morto e risorto. In quel silenzio totale, solo la Pasqua del Signore può dichiarare che la morte non è la fine, ma il confine. Pochi sanno che, nel Rito delle esequie, quale segno evidente della fede della Chiesa nella Parola di vita eterna, si esorta, fra l’altro, a porre sopra il feretro l’Evangeliario. Il defunto riposa sotto la custodia del Vangelo, sotto la protezione del suo Signore, illuminato dalla luce del cero pasquale, anch’esso simbolo di Cristo morto e risorto. Tutto sembra descrivere quanto cantato dal salmo: «Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all’ombra delle tue ali... È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce» (Sal 36, 8.10). Noi ci ricordiamo le esequie di san Giovanni Paolo II, con l’Evangeliario, posto sulla sua bara, sfogliato dal vento. Ma per tutti può esserci questo segno, così che da quello scrigno di morte si possa elevare un canto di vita e di speranza: quale cuscino di fiori può superare in forza trasfiguratrice la proclamazione silenziosa della salvezza venuta da Cristo, dalla sua morte e dalla sua risurrezione, di cui l’Evangeliario è simbolo potente?

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