Sana inquietudine eucaristica: il pericolo di una bulimia eucaristica che si scontra con una anoressia caritativa

«L’Eucaristia è la presenza di Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione – ha detto il papa al congresso eucaristico di Matera – dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità».

Sana inquietudine eucaristica: il pericolo di una bulimia eucaristica che si scontra con una anoressia caritativa

La Chiesa non è «un popolo ritagliato a parte, un popolo già arrivato alla meta, un popolo seduto in attesa della conversione del resto del mondo, ma un popolo che cammina». Così mons. Erio Castellucci, vicepresidente della Cei, concludeva uno dei momenti più intensi del congresso eucaristico nazionale che si è svolto a Matera a settembre. «La Chiesa nasce itinerante – ha ricordato Castellucci – Il cammino sinodale trova il suo paradigma nella celebrazione eucaristica», e il pane eucaristico è «un pane che la Chiesa, resa a sua volta Corpo dall’Eucaristia, deve spezzare con tutti – specialmente con i troppi Lazzaro esclusi dalle mense dei ricchi, se vuole essere fedele alla chiamata del suo Signore». Le riflessioni e i momenti di preghiera si sono succeduti nei quattro giorni del convegno nella memoria di Cristo, pane buono per questo mondo. C’è davvero bisogno di questo pane nel momento storico più brutto, difficile e sofferto che le nostre generazioni stanno vivendo: prima la pandemia e poi la guerra. L’invito, ripetuto a più riprese, è stato quello di ripartire. “Ripartire” il pane eucaristico, cibo di vita eterna, condividendolo nelle nostre Chiese, nelle famiglie, nel mondo del lavoro, nel mondo della politica; e “ripartire” dal pane disceso dal cielo nel cammino che si apre per la Chiesa in questo tempo così drammatico e... ricco di sfide. Per una Chiesa itinerante, il congresso eucaristico ha tracciato appunto un “viaggio del pane”, un sentiero che passa di tavola in tavola, attraverso le tavole della creazione, della casa, dell’altare, della chiesa, della città, del Regno. È toccato a mons. Gianmarco Busca, vescovo di Mantova, indicare questo singolare iter nella meditazione che ha aperto la seconda giornata dei lavori. «Fare comunione con il corpo di Cristo – ha detto – non è comunione ideale, ma reale con Gesù che ci trasforma in colui che riceviamo. L’Eucaristia genera relazioni, ci mette in comunione con Cristo e in comunione con tutte le comunioni che ha. È questo il punto di attrazione e di rilancio della Chiesa in cammino». Nella sua meditazione mons. Busca ha delineato un viaggio che parte dalla tavola della creazione, passa dalla tavola di casa alla tavola dell’altare, fino ad arrivare alla tavola del Regno. Noi, tutti noi, siamo invitati a partecipare al banchetto del Signore. Ascoltando la Parola, senza tralasciarne alcuna sillaba e nutrendoci dell’Eucaristia, senza perderne un frammento, veniamo come “trasformati”, ricevendo vita dalla Vita. Molto bella la provocazione che il vescovo di Mantova ha rivolto all’assemblea: «Molti si chiedono: cosa succede al pane e al vino nella consacrazione? Ma questa è una domanda a metà. Bisogna aggiungere un’altra altrettanto importante: cosa succede a noi quando riceviamo il Corpo di Gesù? Nel momento in cui diciamo “Amen”, noi ci dichiariamo membra sue, ci offriamo e ci impegniamo a diventare come Lui. È Lui che ci trasforma». «Mangio, dunque sono: sono parte del Signore», ha detto il vescovo a proposito della tavola dell’altare: «E gustando conosco. Quando la bocca gusta il cibo, ogni dubbio scompare! L’uomo si nutre, l’uomo umano sa mangiare, il credente sa gustare. Mangiando la sua carne, Cristo diventa la vita di tutti, ci assume in sé, come un centro nel quale le linee convergono, non restiamo estranei o nemici gli uni verso gli altri». E ha aggiunto: «È falsa l’alternativa tra vivere per la comunione e perdere sé stessi oppure vivere per sé, una sorta di autoaffermazione di sé. L’Eucaristia santifica l’unità, ma santifica anche la vocazione originale a diventare ciò che Dio vuole che io sia, ciò che egli ha amato in me da tutta l’eternità». Mons. Busca ha poi bacchettato chi riduce la messa a una cerimonia sacra in cui si ritrovano una somma di individui: «I nostri cenacoli non sono club eucaristici!». E nello stesso tempo ha evidenziato
il pericolo di una bulimia eucaristica che si scontra con un’anoressia caritativa e viceversa. Bisogna invece coltivare «una sana inquietudine eucaristica» che ci invita a riconoscere in Gesù il nostro essenziale nutrimento per vivere poi la comunione e la carità. Papa Francesco, alla messa domenicale, non ha mancato di declinare l’inquietudine eucaristica con quella suscitata dallo scandalo della povertà e dell’ingiustizia nel mondo. «L’Eucaristia è profezia di un mondo nuovo, è la presenza di Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità». Obiettivi ardui, che la Chiesa potrà conseguire solo se avrà il coraggio umile di inginocchiarsi e adorare il Signore presente nell’Eucaristia. Poiché solo a Lui appartiene la compassione e la misericordia e solo da lui possiamo imparare a praticarle.

Rete mondiale di preghiera del papa: novembre

Intenzione universale del papa
Preghiamo perché i bambini che soffrono – quelli che vivono in strada, le vittime delle guerre, gli orfani – possano avere accesso all’educazione e possano riscoprire l’affetto di una famiglia.

Intenzione dei vescovi
Perché il pensiero orante per i nostri cari defunti ci apra alla vita buona del Vangelo, anelando al Cielo.

Intenzione per il clero
Cuore di Gesù, che sei il vincitore della morte, accogli l’anima di tutti i tuoi ministri defunti, nella pienezza della tua misericordia.

don Nicola Tonello
Rettore della Chiesa del Corpus Domini

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