Sant’Antonio patrono della Gmg, “rubato” a Lisbona dai padovani

Con i frati del Santo 175 giovani dal Nord Italia e la reliquia presentata a papa Francesco

Sant’Antonio patrono della Gmg, “rubato” a Lisbona dai padovani

L e immagini, emozionanti, sono tre, raccolte grazie a mons. Diego Giovanni Ravelli, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie e, da poco più di un mese, delegato pontificio per la Basilica di Sant’Antonio di Padova. Queste foto ritraggono papa Francesco, nella cappellina privata nella spianata di Campo da Graça, prima della veglia e dell’adorazione eucaristica in preghiera davanti al busto che contiene la reliquia insigne di sant’Antonio, figlio di Lisbona, diventato grande davanti a Dio e agli uomini nella città di Padova. A portare questo simbolo di devozione nella capitale portoghese i 175 giovani da tutto il Nord Italia lì condotti, per la Gmg, dai frati della Pastorale giovanile e vocazionale della Provincia Italiana di S. Antonio di Padova. Alberto Friso, giornalista e responsabile del progetto “Antonio800” sugli anniversari antoniani, che ha documentato giorno per giorno su Internet e in Tv questa avventura, spiega: «Auguriamo al santo padre che sant’Antonio lo protegga nel suo ministero a servizio della Chiesa. Gli siamo vicini anche per questo grande amore che porta per i giovani, gli adulti, gli anziani e noi come Chiesa, popolo di Dio».

Al suo arrivo in Portogallo papa Francesco aveva fatto una battuta, citando sant’Antonio tra i tanti santi protettori della Gmg dicendo che i padovani lo hanno «rubato» a Lisbona. Padre Fabio Turrisendo ha commentato: «Il buon Dio ha “rubato” sant’Antonio a questa terra per renderlo il Santo di tutto il mondo», e a fronte della cerimonia di benvenuto ha aggiunto: «Papa Francesco con le sue parole ci ha rinnovato la fede in Gesù Cristo che ci ama così come siamo». Sofia, di Padova, che ha viaggiato con la pastorale giovanile antoniana, ha aggiunto: «Papa Francesco, nella sua generosità, ci ha toccato profondamente. Trovo che il suo modo di comunicare vada sempre dritto al cuore. Le sue sono state delle catechesi in cui voleva essere sicuro che l’amore di Dio arrivasse a noi, ripetendolo più volte. C’è molta gratitudine da parte di noi giovani nel vedere una persona della sua età, con una responsabilità così grande, essere così appassionato e al servizio di noi. Spetterà poi a noi, nelle nostre realtà, riuscire a portare quel messaggio ed essere quei cristiani di cui parlava». «Il papa – conclude Alberto Friso – ha invitato tutti i giovani e anche tutti noi a non avere paura, a lasciarsi illuminare, ad ascoltare. “Non abbiate paura”, lo ha ripetuto più volte, come più volte si trova nelle Sacre Scritture. L’impressione di questi giorni è stata veramente incredibile, è stato un evento unico che rimarrà nel cuore di tutti coloro che vi hanno preso parte».

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