Santa Teresa di Gesù Bambino. I 25 anni di Casa Leonati Famiglia tra le famiglie

Da 25 anni le suore di San Francesco di Sales accolgono in un appartamento nella parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino ragazzine provenienti inviate dai servizi sociali. A questo anniversario si aggiunge il ventennale dell'associazione Leonati, nata per supportare le religiose nell'accoglienza delle bambine.

Santa Teresa di Gesù Bambino. I 25 anni di Casa Leonati Famiglia tra le famiglie

Una famiglia tra le famiglie. Casa Leonati è stata concepita così, come una struttura radicata nella comunità parrocchiale di Santa Teresa di Gesù Bambino, dove le piccole ospiti si sentano a casa e possano ritrovare quella serenità che tutti, alla loro età, dovrebbero avere. L’espressione è stata coniata da suor Paola Contin, attualmente superiora generale delle suore di San Francesco di Sales, che 25 anni fa, insieme a suor Carlottina Orlandi, ne propose il progetto al parroco don Egidio Munaron. Da allora le suore salesie gestiscono la casa famiglia con grande amore e dedizione, accogliendo ragazzine provenienti da famiglie problematiche o disagiate, che vengono loro affidate dai servizi sociali.

Al nucleo iniziale, ospitato all’interno della parrocchia, si è aggiunta nel 2001 una casa affittata dalla congregazione nella vicina via Graf, dove vivono le ragazze che frequentano le superiori, e quindi un terzo appartamento, in un’altra palazzina sempre di via Graf, per le maggiorenni. «Lo chiamiamo appartamento “sgancio” – spiega suor Marina Tavernaro – e ospita le ragazze che dopo i 18 anni non possono tornare alla loro famiglia d’origine o capiscono che per loro è meglio non tornarci».

Questo appartamento, dove le ragazze rimangono fino a quando non si rendono indipendenti, è stato affittato, grazie ad alcune iniziative benefiche e a contributi privati, dall’associazione Leonati, fondata nel 1998 dal gruppo di famiglie e di volontari che affiancava, e tuttora affianca, le suore salesie nella gestione della casa famiglia (per informazioni: 049-8802754 o ass.leonati@davide.it). Fin dall’inizio infatti la struttura ha ricevuto un’accoglienza positiva da parte dei parrocchiani, che si sono attivati per aiutare le religiose nella cura delle bambine. «Ci sono alcune famiglie veramente brave – ricorda don Egidio Munaron – che hanno approvato subito l’iniziativa. Si è creata una sensibilità positiva con la gente, che ha simpatia per queste ragazze e capisce la loro storia».

Storie ancora brevi, ma che racchiudono già sofferenze, abbandoni, trascuratezza e a volte ferite profonde. «Il taglio netto con la famiglia d’origine non è mai auspicabile – aggiunge suor Marina – se non in presenza di fatti gravissimi. Noi ci teniamo che mantengano un’idea positiva dei loro genitori. Poi stando qui, nella normalità della vita quotidiana, si rendono conto di cosa è mancato loro. La riconoscenza arriva dopo che se ne sono andate. È molto bello quando tornano a trovarci e dicono alle più piccole: non lamentatevi, vedrete che starete bene. Sono ragazze particolarmente sensibili e con le più piccole si capiscono al volo».

Si creano legami di affetto profondo, non sempre facili da gestire specie nell’età della ribellione, ma poi le ragazze devono tornare alle loro famiglie, o trovare la loro strada. «Ci si affeziona – spiega suor Lucinda Marcato – ma dobbiamo sempre ricordare perché siamo qui e per questo ci viene in aiuto la preghiera. Facciamo in modo che non ci venga a mancare mai lo spazio per la preghiera e per la nostra ricerca spirituale. Ne abbiamo assoluto bisogno. La grazia più grande è vedere le bambine serene. Da loro impariamo tantissimo».

Eppure spesso queste ragazze hanno storie dolorose alle spalle, di abbandoni o di trascuratezza. «Quello che dico sempre – ricorda don Egidio Munaron, che continua a svolgere il suo ministero nella parrocchia di San Bonaventura in Cadoneghe, dove fu parroco dal ’67 all’83 – è che si ottiene quello che si può, non quello che si vorrebbe o che si pensa. Nel campo educativo è così. Le ragazze conservano con la casa famiglia un legame buono, anche quando la loro permanenza è stata problematica. In 25 anni, ho visto storie altamente positive per ragazze con un passato di bambine e adolescenti molto doloroso. Certo, sempre fin dove si può».

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