«Sbocciano i germogli». L'incontro del vescovo Claudio con gli accompagnatori dei genitori dell'Iniziazione cristiana

Domenica 20 l’incontro tra gli accompagnatori dei genitori dell’Ic e il vescovo Claudio, le parole di don Michele Roselli e la voglia di ripartire

«Sbocciano i germogli». L'incontro del vescovo Claudio con gli accompagnatori dei genitori dell'Iniziazione cristiana

Un incontro e un titolo. Domenica 20 febbraio all’istituto Barbarigo di Padova, gli accompagnatori dei genitori dell’Iniziazione cristiana si sono ritrovati (in modalità duale: presenza e on line) per fare il punto dopo due anni complessi di pandemia e rilanciare il cammino all’interno delle comunità.

Rialzati Gerusalemme! Accompagnatori verso una nuova primavera” è stato il titolo dell’incontro, mentre il titolo di questo articolo è stato coniato niente meno che dal vescovo Claudio, che ha concluso il pomeriggio – in un clima di empatia con gli accompagnatori – incoraggiando i presenti in un dialogo/intervista con chi scrive. La qualità principale di un accompagnatore? Senza dubbio la trasparenza, secondo mons. Cipolla, per lasciare che l’Amore di Dio, di cui è testimone, emerga in tutta la sua bellezza. Il peggior difetto?

L’opacità, la non chiarezza… Il pensiero da evitare a tutti i costi? «Credere di non c’entrare – ha detto don Claudio – Con la vita e la crescita della nostra comunità tutti noi c’entriamo, in virtù del nostro battesimo, che anche per un vescovo rimane il passaggio fondamentale della vita cristiana». E se l’accompagnatore in questione fosse il vescovo stesso, come accoglierebbe i genitori, magari dopo mesi di impossibilità a rivedersi? «Con le stesse parole che ho rivolto alla Chiesa di Padova, non appena eletto vescovo: come state? Si tratta di un’espressione generica che però mette in primo piano la relazione».

Tutte parole, quelle di mons. Cipolla, che però sono state precedute dal «grazie» accorato che il vescovo ha voluto rivolgere agli operatori pastorali dimostrando di comprenderne lo stato d’animo segnato dall’incertezza e forse anche dalla frustrazione che il Covid-19 ha portato nei cammini dei gruppi. Cammini che si inseriscono in quello sinodale in corso nella nostra Diocesi, da cui emergerà – è l’auspicio «una Chiesa certamente più piccola, anche più fragile, ma consapevole che la sua vera ricchezza è nel Vangelo e nella sua capacità di testimoniarlo nella società». Il ricco pomeriggio, organizzato dall’Ufficio per la catechesi e l’evangelizzazione (e tuttora visibile nel canale Youtube della Diocesi di Padova), era iniziato con la condivisione di esperienze da parte di quattro realtà del Nord Italia: l’accompagnamento dei genitori come avviene ad Agordo (Belluno), Milano, Cuneo-Fossano e Vicenza.

Quindi era stata la volta dell’intervento di don Michele Roselli, direttore dell’omologo ufficio della Diocesi di Torino, il quale aveva preso le mosse delle motivazioni principali per cui si sceglie di essere accompagnatori: «Andare verso una primavera significa anche andare oltre le lamentazioni – ha detto don Roselli – Possiamo avere uno sguardo pieno di speranza perché la primavera è già qui, il Signore continua a pronunciare parole di Grazia. E solo lui può generare uomini e donne di fede: in questo senso sono molto interessanti quelle magliette con scritto “Dio esiste, ma tranquillo, non sei tu”. Dunque, piuttosto di perderci nella progettazione di strategie pastorali, vale la pena oggi chiedersi quali sono le vie scelte da Dio per incontrare l’uomo». La vita cristiana percorre oggi sentieri inediti, agli accompagnatori è richiesto il coraggio degli esploratori, non ci sono ricette né modelli buoni per tutti. In chiusura, un’immagine: il Mandorlo in fiore che Van Gogh ha dipinto del 1890, in preda a una grave depressione, quando ha notizia della nascita del nipote. Il mandorlo non solo è il primo a fiorire, ancora in inverno, ma il suo nome in ebraico è molto simile al verbo vigilare. Questo, per gli accompagnatori e per i cristiani in genere, è il tempo della vigilanza.

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