Sinai. Cinque anni di attività per il Servizio di informazione e aiuto per minori e persone vulnerabili. Una finestra aperta

Sinai Cinque anni di attività per il Servizio di informazione e aiuto rivolto alla tutela dei minori e delle persone vulnerabili

Sinai. Cinque anni di attività per il Servizio di informazione e aiuto per minori e persone vulnerabili. Una finestra aperta

Accoglienza, basata sull’ascolto attivo e privo di pregiudizi; attenzione che la Chiesa di Padova pone nei confronti di alcune situazioni che possono essere problematiche; prevenzione tramite l’informazione. Sono queste le “parole chiave” che identificano subito Sinai, il Servizio di informazione e aiuto, istituito cinque anni fa, a febbraio 2017, su volontà del vescovo Claudio, anticipando di due anni quanto sarebbe stato poi stabilito dal motu proprio Vos estis lux mundi di papa Francesco del 7 maggio 2019 e dalle linee guida della Conferenza episcopale italiana per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili del 24 giugno 2019. Composto da una equipe di quattro professionisti, nominati dal vescovo, ciascuno con una competenza diversa – psicologica, educativa, civile e penale, canonica – Sinai è uno spazio di ascolto, sostegno e prevenzione nelle situazioni di disagio, personale o comunitario, derivante dal comportamento scorretto di presbiteri, diaconi, religiosi e operatori pastorali, con abuso di potere, in ambito morale e nella gestione dei beni temporali.

«Il vescovo Claudio – spiega don Antonio Oriente, specializzato nell’ambito pedagogico – ha voluto una equipe per accogliere le segnalazioni riguardo l’abuso, inteso come quella modalità che una persona mette in atto concretamente nei confronti di un’altra invadendola e togliendole una parte di libertà e di dignità. Abuso quindi sessuale, ma anche economico, liturgico, di potere, di plagio». L’iter che segue la segnalazione di un abuso, pervenuta esclusivamente via posta elettronica (all’indirizzo serviziosinai@gmail.com) e non anonima, è molto semplice: uno dei quattro professionisti legge la mail, la condivide poi con tutto il gruppo, viene fatta una proposta di incontro con chi ha scritto, curando la riservatezza. «Già nella lettura della mail – afferma Silvia Destro, psicologa – è importante prestare attenzione alla persona che scrive, leggere con cura e rispondere con altrettanta precisione per far capire che l’unico desiderio del servizio è prendere a cuore il suo disagio e offrire ascolto. Molto spesso il vissuto che manifestano le persone è “non so con chi parlarne”. Avere invece uno spazio dove poter esporre liberamente la propria sofferenza e far chiarezza è di fondamentale importanza e affinché si crei un clima sereno e aperto è necessario rimanere neutri, non porre domande che possano indurre risposte. Sono tecniche usate soprattutto con gli abusi sessuali nei minori, ma che valgono anche per gli adulti. Deve essere un racconto spontaneo, pulito da interpretazioni fuorvianti. Poi, per superare la scarsa speranza che spesso manifestano, cioè “io ti racconto, ma poi si farà qualcosa?”, è basilare spiegare quale sarà l’iter e incontrare di nuovo la persona per dire cosa è stato fatto. La fiducia c’è, ma va nutrita, coltivata».

Ogni caso è una storia a sé, e per ogni segnalazione viene valutato il supporto necessario e il percorso da seguire. Compito del Sinai non è quello di prendere decisioni, ma, come raccomanda anche il papa, affrontare con serietà questi problemi, prendersi cura di chi chiede aiuto, dare ascolto alle vittime e alle persone coinvolte. «Noi dobbiamo ascoltare, informare nel momento di sofferenza in modo sereno e indirizzare poi a eventuali percorsi successivi – chiarisce Giuseppe Comotti, esperto di diritto – Alle volte con l’ascolto attento alcuni casi si sono sgonfiati e sfumati, perché abbiamo aiutato le persone a compiere una lettura il più possibile oggettiva dei fatti che poi si sono ridimensionati, altre volte invece è stato necessario attivare un percorso. Nessun caso al momento è passato alla giustizia civile, ma sono tutti rimasti in ambito ecclesiale. Molto spesso sono situazioni che non rivestono rilevanza penale, né per la Chiesa né per lo Stato, ma situazioni di difficoltà dove la persona poi si rasserena grazie all’ascolto e all’attenta considerazione». Un dato molto importante è che in questi cinque anni di attività, fra tutti i casi esaminati, nessuno ha avuto a che fare con l’abuso sui minori.

«È molto confortante – ribadisce Comotti – anche perché in questi giorni sulla stampa e sui siti di matrice cattolica si parla quasi esclusivamente di fenomeni di questo tipo che vanno sicuramente affrontati e mai sottovalutati, però forse si dà l’idea che questo fenomeno si concentri nella realtà ecclesiale; sembra che solo la Chiesa sia luogo dove avvengono abusi. In realtà, dalla nostra esperienza, in una Diocesi estesa come quella padovana, non è così. È importante che il servizio sia sempre più conosciuto, con le garanzie di riservatezza che diamo a tutti. Non ci deve essere il timore di manifestare alcun episodio».

Sono state effettuate segnalazioni per abusi di carattere economico, liturgico (quando ad esempio la predicazione è in contrasto con la dottrina), di potere (quando si vuole imporre senza modalità compartecipata) o di non coerenza ai principi del Vangelo. L’intervento è sempre stato molto tempestivo. «Siamo chiamati a non chiudere gli occhi – dichiara don Oriente – non restare indifferenti di fronte a ciò che ci viene presentato. L’istituzione di questo servizio è un segno di attenzione, di aiuto e di informazione. Nostro compito non è dare giudizi, ma è prevenire. Ed è su questa strada che ci stiamo muovendo: educare alla buona relazione con i minori». Frutto di questa attività sono un convegno realizzato nel febbraio del 2019 sulla relazione educativa con i preadolescenti e gli adolescenti e le Linee guida per responsabili, educatori e animatori nella Chiesa di Padova, realizzato in collaborazione con la Pastorale Giovanile. Non solo, l’equipe è impegnata nel territorio con incontri nelle diverse parrocchie per approfondire le linee guida e gli aspetti inerenti. «Le domande che ritornano più spesso – ricorda Destro – possono rientrare in tre sfere: il patto educativo con le famiglie, cioè se un ragazzo racconta qualcosa a un animatore, come deve comportarsi? Poi c’è il tema della supervisione: la necessità anche per gli educatori di avere un accompagnamento, un adulto di riferimento; e infine le risonanze personali legate al servizio che si presta, le reazioni a certe situazioni, le fatiche da gestire». «L’impatto del Covid – aggiunge suor Tiziana Merletti che cura l’ambito canonico – si è fatto sentire soprattutto in termini di servizio diretto sul campo. La nostra attività di formazione è comunque continuata on line. Il Servizio nazionale ha istituito un ottimo strumento per tenerci aggiornati su articoli, interviste, iniziative sia a livello italiano che mondiale. Non è facile mantenere la serenità in questo nostro servizio, senza lasciarsi prendere dalle pressioni che arrivano da più parti. Tuttavia si conferma sempre più prioritario rimanere fedeli alle linee guida, che bene garantiscono pari diritti a ciascuna delle parti e tracciano anche le modalità per migliorare ciò che, in corso d’opera, si scopre non essere funzionale». «Ritengo che nel complesso lo spazio di ascolto del Sinai sia una grande risorsa affinché nulla rimanga taciuto – conclude Silvia Destro – Tenere per sé i dubbi, le sofferenze aiuta solo a farli fermentare rischiando poi di diventare polemici, aggressivi, critici. Il Sinai invece vuole essere uno spazio di “ossigenazione”, una finestra aperta».

Istituito un servizio anche a livello triveneto

Suor Tiziana Merletti è anche la referente diocesana per il Servizio regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. «Ne fanno parte undici uomini (di cui sei sacerdoti), cinque donne (di cui una religiosa) e rappresentiamo i campi della teologia, filosofia, psicoterapia, psicologia, pedagogia, medicina, diritto canonico e civile. A ogni incontro cerchiamo di affinare le buone pratiche, partendo dall’attenzione alle vittime, senza dimenticare l’equità e la legalità delle procedure con cui seguire i vari casi. Approfondiamo ogni volta un argomento diverso ed è arricchente vedere come poi ciascuno interviene per condividere la sua prospettiva, con rispetto e ascolto reciproco. Direi che rappresentiamo proprio un “bozzetto” di Chiesa sinodale!».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)