Sinodo diocesano. Allo studio il materiale raccolto negli spazi di dialogo

Per fare sintesi della grande mole di materiale raccolto dagli spazi di dialogo e dagli spazi di ambito la Commissione preparatoria ha chiesto il contributo scientifico di Luigi Gui (Università di Trieste) e Giovanni Grandi (Iusve). L’analisi dei testi avrà un doppio approccio: dei membri della Commissione e di un software che si utilizza in sociologia

Sinodo diocesano. Allo studio il materiale raccolto negli spazi di dialogo

Dell’imponente mole di materiale raccolto negli spazi di dialogo e negli spazi di ambito si sta occupando, all’interno della Commissione preparatoria del Sinodo, il sociologo padovano Luigi Gui. Le informazioni pervenute dal coinvolgimento di oltre 15 mila persone sono davvero tante e ciò è positivo, assicura il docente, perché lo scopo è ascoltare “realmente” ciò che emerge dai territori. «Complessivamente – spiega il prof. Gui – parliamo di 207 pagine e 99 mila parole raccolte per quanto riguarda gli spazi di ambito (che hanno coinvolto presbiteri, religiose, enti locali, contesti sociali, categorie del lavoro, istruzione e cultura...) mentre dagli spazi di dialogo (in cui si chiedeva alle parrocchie di far emergere i punti di rottura e i germogli) abbiamo ricevuto 2.677 pagine corrispondenti a 1 milione 254 mila 560 parole. E ogni parola va ascoltata, senza operare semplificazioni».

Ma, da che parte si comincia per fare sintesi di una quantità così consistente di dati? Innanzitutto dai numeri. La Commissione preparatoria, infatti, è composta da 60 persone e ogni componente ha l’onere di effettuare una parte di analisi dei testi, attraverso una delicata operazione di discernimento; ognuno è invitato a leggere una cinquantina di pagine e a individuare uno o più temi che emergono maggiormente o sono più significativi o più ricorrenti, ponendosi in un attento atteggiamento di ascolto. Una volta individuati i temi, gli stessi componenti si riuniscono a gruppi di tre e procedono a un confronto sul lavoro fatto, in un processo che, nonostante il margine di discrezionalità, aiuta a individuare una molteplicità di temi. «Vorrei sottolineare innanzitutto che all’interno della commissione, a prescindere dalle conoscenze e competenze di ciascuno, ci troviamo tutti in una situazione orizzontale, di parità, non ci sono gerarchie – spiega ancora Gui, professore all’Università di Trieste e direttore della scuola diocesana di Formazione all’impegno sociale e politica – Per quanto mi riguarda, nello specifico, mi è stato chiesto di mettere in campo qualche strumento che si utilizza in sociologia e fa parte della mia professione, come il metodo per l’analisi dei testi. Per questo, in parallelo alla lettura dei membri della Commissione, è in atto un lavoro sul piano scientifico, con il supporto dei prof. Davide Girardi e Claudia Andreatta dello Iusve-Istituto universitario salesiano di Venezia. Utilizziamo un software che si occupa di analisi dei testi, si tratta di una sorta di operazione contabile che individua i temi ricorrenti ed emergenti. In questo modo raccogliamo l’evidenza di chi ha lavorato nella comprensione dei testi, avendo la possibilità di controllare che nulla vada perso, proprio perché il lavoro è parallelo e complementare».

Questo processo digitale funziona attraverso l’individuazione di una codifica che accorpa i contenuti di un testo e, mediante lettura informatica, permette di effettuare un’operazione di riordino delle informazioni. Ovviamente il computer, mediante un programma, si occupa di effettuare operazioni imponenti in poco tempo, ma è comunque necessaria l’attività intellettuale degli esperti che impostano il lavoro e forniscono alla macchina le istruzioni e i parametri necessari a sviluppare un determinato prodotto. Il doppio approccio, umano e digitale, è molto importante perché evita di affidare soltanto al computer una mera rilevazione statistica, che dica solo la frequenza di certi contenuti, permettendo invece di individuare anche dati che pur non essendo molto frequenti sono ugualmente molto importanti. «Una volta completato questo lavoro – prosegue Gui – lo restituiremo a gruppi più ampi della Commissione, perché vi sia un approfondimento a tema e una focalizzazione più specifica che permetterà di arrivare all’individuazione dell’Instrumentum laboris, lo strumento di lavoro che verrà utilizzato dall’Assemblea sinodale. La numerosità dei temi che emergerà alla fine non è stata predefinita ma dovrà essere relativamente contenuta – e questa è una delle maggiori difficoltà del lavoro di riordino che ci troviamo a fare – diciamo, per ora, inferiore a venti. La nostra attività dovrà essere completata entro marzo perché i primi di aprile ci sarà una ridiscussione in seno alla Commissione preparatoria stessa, e entro la fine del mese, il lavoro dovrà essere definitivamente completato». La commissione preparatoria, che sta seguendo questo delicato passaggio insieme al prof. Gui, è stata nominata dal vescovo Cipolla il 16 maggio 2021 all’indizione del Sinodo. È composta da presbiteri, da un diacono permanente, da un seminarista, da tre consacrate e da diversi laici con varie professionalità e competenze; questi ultimi rappresentano i vicariati e i territori della Diocesi, l’ambito familiare, le associazioni ecclesiali, l’area socioculturale, educativa e del volontariato sociale. Una volta che verrà prodotto l’Instrumentum laboris con l’individuazione dei temi che rappresenteranno un aspetto fondamentale del processo sinodale, il documento sarà sottoposto al vaglio della Segreteria del Sinodo e, successivamente, del vescovo Claudio per l’approvazione finale.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)