Un "giardino": ecco cos'è la vita consacrata

L‘immagine, pensando alla vita consacrata nella Diocesi di Padova, è quella di un giardino «bello da vedere, per la sua varietà e ricchezza, e di cui gustare il profumo – sottolinea don Alberto Albertin – Profumo che ciascun fiore emana, anche se non ce le accorgiamo. La vita consacrata è così».

Un "giardino": ecco cos'è la vita consacrata

Questo giardino, in Diocesi, è particolarmente variegato: istituti religiosi femminili (circa 1.750 consacrate), istituti religiosi maschili (circa 300, metà sacerdoti e metà fratelli), tre monasteri di clausura maschili (Praglia, Santa Giustina, Monte Rua), sette monasteri di clausura femminili, quattro società di vita apostolica, l’Ordo virginum (sei consacrate e altrettante in formazione), quattro eremiti diocesani (uno a Bovolenta, uno a Valdobbiadene e due a Padova) e altrettante eremite (tutte a Padova), le Collaboratrici apostoliche diocesane.

«La vita consacrata, così com’è descritta nei documenti, è “un dono divino fatto alla Chiesa” – continua don Albertin – È un dono che, prima ancora per quello che fa, è significativo per la testimonianza. In Diocesi di Padova ancor di più, perché la varietà è tanta e i numeri sono ancora molto consistenti. Purtroppo c’è sempre il rischio di “sfruttare” la vita consacrata per quello che fa oppure di non includerla nella pastorale, magari pensando che... porta via le vocazioni. E invece la presenza dei consacrati è una grande risorsa e invita alla collaborazione. Nella Chiesa, così come in un giardino, non c’è uniformità, ma armonia di diverse vocazioni e carismi. Il rischio è di ricordarsene quando, ad esempio, una congregazione religiosa chiude o lascia la parrocchia...».

L’apertura della celebrazione del 1° febbraio a tutti fedeli «è proprio per creare una mentalità di comunione ecclesiale. Per conoscere quegli uomini e quelle donne che hanno scelto di seguire Cristo più da vicino. Uomini e donne che pregano (nei monasteri di clausura), che annunciano (nell’educazione e nella catechesi), che fanno del bene (in una multiformità di servizi), che condividono la vita del mondo (istituti secolari). Tutta questa ricchezza di carismi andrebbe fatta conoscere ai giovani...».

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)