Vangelo, piccola goccia. Il racconto del viaggio in Thailandia dei preti novelli

Restituzione del viaggio nella missione triveneta in Thailandia di quattro dei sei preti novelli: «Opportunità per approfondire il dialogo tra cristianesimo e buddismo»

Vangelo, piccola goccia. Il racconto del viaggio in Thailandia dei preti novelli

“Un sudario non ha tasche”: mi ha colpito qualche mese fa questa espressione tratta da un libro del domenicano Adrien Candiard (La speranza non è ottimismo: note di fiducia per cristiani disorientati, Emi 2021) e ancora: «Porteremo in paradiso solo quello che avremo saputo dare, cioè che avremo trasformato in amore». Riporto questa espressione perché bene si adatta alla chiamata di un prete missionario in Thailandia. In un Paese dove oltre 9 persone su 10 sono buddiste, testimoniare il Vangelo può sembrare una goccia piccola, talmente piccola da rischiare di perdersi e creare frustrazione in chi fa dell’annuncio di Cristo lo scopo della sua vita. Solo un sudario dunque, che richiama la croce, se ci fermiamo ai risultati. Eppure recuperare quello a cui un cristiano è chiamato, donare e donarsi, senza tasche, restituisce senso e slancio al lavoro appassionato di chi, come i preti fidei donum della missione del Triveneto in Thailandia, è impegnato ogni giorno nell’evangelizzazione in questa terra. In che modo fede cristiana e cultura buddista possono incontrarsi? Che Chiesa può esserci in una terra buddista? Queste le domande che hanno accompagnato il viaggio missionario in Thailandia dei preti novelli della nostra Diocesi, prima di cominciare il servizio pastorale nelle nuove comunità. Ricca l’opportunità di approfondire un dialogo tra due credo che, come ogni dialogo interreligioso, procede su due binari che si integrano: quello più intellettuale e accademico, e quello quotidiano della vita delle persone, il “dialogo di vita”. A fornire spunti interessanti sul versante culturale e intellettuale è stato padre Daniele Mazza del Pime, missionario a Bangkok dal 2008, con un master in buddismo conseguito all’Università statale buddista di Mahachulalongkorn e impegnato ora nel dottorato di ricerca. Qui padre Daniele ha anche un insegnamento di “Cristianesimo”, dove la sfida è quella di presentare il messaggio cristiano a monaci in un contesto accademico, con la necessità di scegliere da dove partire e cosa presentare della nostra religione: la Sacra Scrittura, primo approccio di comunicazione di Dio con l’uomo, è scelta come strada privilegiata, osservando cosa suscita in un non credente in Cristo. Quindi dai banchi di scuola alle case: il confronto tra culture e religioni nella vita quotidiana si respira soprattutto nelle parrocchie, dove si incontrano vicini di casa che si aiutano pur professando credo diversi o dove il marito buddista partecipa alla messa domenicale per conto della moglie cattolica, impossibilitata perché ammalata. Don Raffaele Sandonà e don Bruno Rossi di Padova, assieme a don Bruno Soppelsa di Belluno e a don Ferdinando Pistore di Vicenza, operano nelle parrocchie di Chiang Mai, Lamphun e Chae Hom, nel nord del Paese. Qui i cristiani si radunano la domenica e puoi incontrare alla fine della messa una moglie cattolica che offre panini caldi per festeggiare il compleanno del marito buddista. Oppure, come nel desiderio del papa di essere Chiesa in uscita, i cristiani si vanno a incontrare nelle zone più rurali dopo un’ora di strada fangosa in fuoristrada. Ci si accerta se stiano bene e si parla con loro di coltivazioni, che è il loro mondo, perché come dice uno dei missionari: «Se tu con loro parli di agricoltura, capiscono che hai a cuore il loro mondo, i loro bisogni, e da lì puoi partire». Capita anche di andare a incontrare alcune famiglie povere, per portare un saluto e qualche bene di prima necessità, e di pregare insieme anche se buddisti.

don Cristiano Vanin
Vicario Parrocchiale delle Parrocchie del centro storico di Padova

La libertà nel cuore dell’uomo è preghiera

«In Thailandia – racconta don Vanin – i cattolici ci tengono a quei simboli che li distinguono dai propri vicini buddisti, eppure anche il loro essere cristiani si incarna nella cultura asiatica. Hanno un profondo senso del sacro, provocazione grande per chi come noi occidentali rischia di perderlo, chiedono spesso benedizioni, proprio come i loro amici buddisti. Hanno un grande desiderio di essere liberati: buddisti e animisti cercano la liberazione dagli spiriti maligni. Viene da chiedersi: da che cosa un cristiano desidera essere liberato? Sorprende allora come nel cuore di ogni uomo abiti un profondo desiderio di libertà, che è preghiera sincera qualsiasi sia il Dio a cui la rivolgiamo».

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