Visita pastorale del vescovo Claudio nel vicariato di Lusiana. «Non perdete l’identità»

Visita pastorale. Il vescovo Claudio ha incontrato le comunità di Conco, Rubbio, Fontanelle, Valle San Floriano, Pradipaldo, Crosara San Bortolo e Corsara San Luca

Visita pastorale del vescovo Claudio nel vicariato di Lusiana. «Non perdete l’identità»

«Ai nostri occhi sembra una povertà essere una piccola comunità e invece il vescovo Claudio ci ha fatto capire che piccolo è bello, perché siamo parrocchia dove tutti si conoscono, si incontrano per pregare e ascoltare l’altro, per dirsi se qualcuno è in difficoltà». È una delle provocazioni raccolte da don Giampietro Bacchin, parroco di Crosara San Bortolo e Crosara San Luca, durante la visita pastorale, dal 13 al 27 marzo, alle sue parrocchie e a quelle di Conco, Rubbio, Fontanelle, Valle San Floriano, Pradipaldo, nel vicariato di Lusiana.

«E poi – continua don Bacchin – ci ha fatto capire che in ogni parrocchia resta la presenza dei bambini e restano gli affetti, l’attenzione degli uni agli altri e questo lo si nota nelle piccole cose. Anche i miei parrocchiani hanno colto questo aspetto: una facilitatrice del Sinodo, infatti, ha sottolineato che pur essendo piccole parrocchie dobbiamo mantenere la nostra identità e rimaniamo vive nella fede e fraternità con i laici che animeranno gli incontri e avranno sempre più responsabilità».

Una visita pastorale vissuta non come un momento istituzionale, ma come l’incontro con un caro amico con cui si è discusso della realtà e del futuro delle comunità parrocchiali, dell’importanza di tornare alle origini quando la comunità cristiana aiutava a crescere nella fede. «Ci ha dato speranza e sostegno – continua il parroco riportando anche le parole di alcuni suoi parrocchiani – e ci ha fatto capire che ci tiene al senso di appartenenza alla Diocesi di Padova. Ci ha dato entusiasmo per una sfida che ci attende e la voglia di sognare una Chiesa che verrà: un progetto importante e ambizioso per il quale non abbiamo ancora tutte le risposte».

La visita è stata anche occasione, per le comunità di Valle San Floriano e Pradipaldo di rileggere il percorso fatto negli ultimi dieci anni: «Innanzitutto – spiega Adalgisa Zanotto, membro del consiglio pastorale e anche nella commissione del Sinodo – abbiamo messo al centro la Parola, la bella notizia del Vangelo perché se conosciamo Gesù possiamo seguirlo. Poi stiamo imparando a sentirci laici corresponsabili della comunità. La mentalità più diffusa è che il prete fa tutto, invece non è così, e non solo nelle cose da fare ma soprattutto nello stile di sentirsi e diventare concretamente fratelli e sorelle, uno stile di condivisione e collaborazione concreta che si fa evidente soprattutto nell’attenzione alle situazioni di disagio, di limite, di sofferenza. Abbiamo imparato a creare delle relazioni fondate sull’ascolto vero e autentico e sulla comunicazione del proprio vissuto».

Per tutte le comunità c’è una domanda che risuona più di altre: le nostre parrocchie continueranno a essere guidate da un prete? Verranno accorpate? Il vescovo ha delineato la situazione dei sacerdoti della Diocesi, facendo presente il numero correlato alle comunità: «Da parte nostra – continua Zanotto – l’esitazione di dire: abbiamo le capacità per camminare come comunità senza la figura di un sacerdote? Dal vescovo però abbiamo capito il valore che dà alle piccole comunità. Ha sottolineato che ci tiene molto perché vede che le relazioni umane si vivono meglio, non si rischia l’anonimato e questo è un valore grande da cui partire per essere comunità. Puntare quindi non alla quantità, ma alle relazioni umane. Sarà lo stile a caratterizzare l’essere comunità».

«Nelle nostre realtà – conclude Vania Predebon, membro del Consiglio pastorale di Conco – non c’è ricambio: sono parrocchie fatte di tante teste grigie che sono però molto attive. Emerge il bisogno di sentirci unità, comunità unita, ma i giovani sono quasi assenti nella vita parrocchiale e questo rende più difficile attuare dei cambiamenti. Il vescovo ci ha dato speranza, comprende le nostre sofferenze. E ha fatto capire che bisogna accorciare le distanze, fare Chiesa in modo diverso».

Con i giovani

Il vescovo Claudio ha ascoltato le istanze di una trentina di giovani delle varie parrocchie: la mancanza dei gruppi che attirano e trainano altri giovani, la difficoltà a percepire la parrocchia come luogo di aggregazione, e poi come alimentare la fede? «Lo abbiamo sentito molto vicino a noi – racconta Marco Villanova della parrocchia di San Giacomo di Lusiana – ci ha invitato a fare esperienza con i poveri, a pregare e fare comunità. Gli abbiamo detto che abbiamo sete di spiritualità e ha sottolineato che la fede senza comunità può spegnersi e le nostre piccole realtà devono diventare casa che accoglie perché è lì che si coltiva uno stile nuovo».

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