Abbiategrasso, dalla paranoia all'arresto. “Chi si prenderà cura di questo ragazzo?”

La riflessione di Gisella Trincas (Unasam): “Come erano state prese in carico le difficoltà che aveva manifestato? E come ci si prende carico del diffuso disagio sociale, che sempre più spesso sfocia in violenza, in famiglia, negli ospedali, in piazza e ora a scuola”

Abbiategrasso, dalla paranoia all'arresto. “Chi si prenderà cura di questo ragazzo?”

Prima il ricovero, poi la diagnosi, poi l'arresto. Soffrirebbe di disturbo paranoide, il sedicenne che ad Abbiategrasso ha accoltellato l'insegnate, procurandole gravi ferite. Mentre è ancora ricoverato nel reparto di Neuropsichiatria infantile dell'ospedale San Paolo in cui è ricoverato, piantonato dai carabinieri, il ragazzo è stato arrestato, con l' accusa di tentato omicidio aggravato. Redattore Sociale, dopo aver interpellato ieri Roberta Lippi, recentemente autrice del podcast “Baby Gang. Il lato oscuro dell'adolescenza”, oggi ha chiesto un'analisi della vicenda a Gisella Trincas, presidente di Unasam, l'Unione nazionale delle associazioni per la Salute mentale.

“Innanzitutto dobbiamo domandarci in che maniera fossero state prese in carico, dalla famiglia, dalla scuola e dal contesto sociale, le difficoltà che già da tempo questo ragazzo manifestava e che poi si sono trasformate in questa aggressione gravissima? Come madre e come rappresentante di un'organizzazione come la nostra, mi pongo il problema del destino di questo ragazzo: un ragazzo che chiaramente ha bisogno di essere preso in cura e questo non può certo avvenire dentro un carcere. Chi si sta preoccupando di trovare una buona comunità terapeutica che si faccia carico di lui e lo accompagni in un processo di consapevolezza della gravità di quanto accaduto, ma anche di ripresa e responsabilizzazione? Stiamo parlando di un ragazzo di 16 anni: quanti segnali sono stati lanciati della sofferenza di questi giovani durante e dopo la pandemia? Ma abbiamo preso consapevolezza davvero del danno che si è fatto? E cosa si è fatto concretamente per rimediare? Questi episodi sono all'ordine del giorno, la violenza e l'intolleranza sono aumentati in modo esponenziale, stiamo attraversando un'epoca difficile, soprattutto per le persone più fragili”.

Proprio l'aumento della violenza è uno dei problemi che Gisella Trincas vuole evidenziare: “Da troppo tempo nel nostro Paese registriamo un aumento delle aggressioni all'interno delle famiglie, nei confronti delle donne, ma anche un aumento della violenza istituzionale, per esempio nelle manifestazioni di piazza, dove assistiamo a reazioni spropositate delle forse dell'ordine. Da tempo abbiamo un problema legato alla violenza, ma negli ultimi anni, soprattutto a partire dalla pandemia, assistiamo a un altro genere di violenza: quella esercitata da cittadini nei confronti di reparti ospedalieri, ai danni di operatori della sanità ritenuti responsabili delle sofferenze dei propri cari. E adesso, facciamo i conti anche con la violenza all'interno delle istituzioni scolastiche: genitori e ora alunni che aggrediscono insegnanti. Da tempo avremmo dovuto interrogarci sulle origini di questa violenza diffusa. Forse ha a che fare anche con un modello sociale che non risponde ai bisogni delle persone; forse dovremmo fare i conti con povertà e disagio crescenti, con servizi sempre più inadeguati e poveri dal punto di vista anche della visione culturale degli interventi sanitari e sociali. Oggi siamo dentro una guerra che non ci riguardava, in cui siamo intervenuti armando uno dei contendenti: abbiamo un problema enorme, che dovrebbe farci interrogare se è questo il mondo che vogliamo e il modello sociale che ci rappresenta. Se non affronteremo in profondità le cause vere di questo diffuso disagio che è all'origine della violenza, dovremo fare i conti con il moltiplicarsi di tragedie come questa”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)