Antonio Costa racconta il volto di un’Europa forte ma gentile

Il presidente del Consiglio europeo tratteggia le sfide che attendono l'Ue nell'"era Trump". Un vocabolario quasi "giubilare" quando parla di pace, equità, lotta alla povertà. Ma non trascura il suo ruolo di "portavoce" dei 27 leader dell'Unione europea: per cui si sofferma su temi come la difesa, il sostegno all'Ucraina, la competitività economica, le preoccupazioni per le mosse della nuova amministrazione statunitense

Antonio Costa racconta il volto di un’Europa forte ma gentile

(Strasburgo) Competitività economica, sicurezza, difesa. Ma non solo. Per Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo dallo scorso 1° dicembre, l’Europa deve continuare a essere “un progetto di pace”. Arrivato a Strasburgo per il suo esordio nell’emiciclo dell’Europarlamento, riflette sul futuro dell’Ue considerando gli scenari geopolitici, le guerre in corso, i primi passi del presidente americano Trump. Parla di multilateralismo, di cooperazione internazionale; tratteggia impegni futuri dei Ventisette (il suo ruolo è proprio quello di coordinare i summit dei capi di Stato e di governo dei Paesi Ue) per contrastare il cambiamento climatico, per lo sviluppo sostenibile, per “la riduzione della povertà e delle malattie” nel mondo. Un vocabolario quasi “giubilare”, ben diverso dai toni adottati del nuovo inquilino della Casa Bianca. Sulle migrazioni insiste per creare “vie legali” così da consentire un approdo sicuro nell’Ue da chi proviene da Paesi terzi; invoca una “pace giusta” per l’Ucraina; afferma che per la Terra Santa “il cessate il fuoco dev’essere il primo passo per una pace duratura”, mentre occorre sostenere con urgenza “il popolo sofferente di Gaza”.

Ucraina, allargamento, geopolitica. Classe 1961, nato a Lisbona e appartenente alla comunità cattolica goana, sposato, due figli, tifoso del Benfica, esponente del partito socialista, è stato sindaco della capitale, più volte ministro, quindi eurodeputato e primo ministro del Portogallo dal 2015 all’aprile 2024.

A Strasburgo porta con sé tre “messaggi” che sintetizza così:

“Anzitutto l’Unione europea darà tutto il sostegno necessario, per il tempo necessario, all’Ucraina, fino al raggiungimento di una pace giusta, una pace scelta dagli ucraini” e non imposta da Putin; in secondo luogo “consideriamo l’allargamento” ai 6 Paesi balcanici, più Ucraina e Moldova, “come il più grande investimento geopolitico per la pace e la sicurezza dell’Europa”; per terzo esprime l’ambizione, che considera una necessità, di “assegnare all’Ue un ruolo strategico nel mondo”, impegnandosi a collaborare con la nuova amministrazione Usa “ma tutelando i nostri interessi”.

Relazione transatlantica più forte. “Dobbiamo rinnovare le nostre relazioni con il Regno Unito e lavorare per una relazione transatlantica più forte, radicata nella nostra storia comune e nei profondi legami con gli Stati Uniti e il Canada”, prosegue Costa. Ue e Stati Uniti “sono i maggiori partner commerciali e di investimento, ed è nell’interesse di entrambi continuare a promuovere una relazione commerciale stabile, equilibrata e prevedibile”. In questo caso il presidente del Consiglio europeo sembra mettere le mani avanti rispetto a possibili azioni ostili (dazi) di Trump verso l’economia e i prodotti europei.

Difesa, clima, Obiettivi di sviluppo… Antonio Costa si sofferma a lungo sulla questione della difesa, considerando che “gli Stati membri hanno aumentato i loro bilanci” in questo settore. “Si prevede che i 23 Stati Ue che sono anche alleati della Nato spenderanno oltre il 2 per cento del Pil per investimenti nella difesa”. Non usa l’espressione “spesa bellica”, forse per pudore, ma di questo si tratta. Poi non trascura di dire:

“Siamo sulla strada giusta per costruire l’Europa della difesa”.

“L’Unione europea è un pilastro dell’ordine internazionale basato sulle regole. Sostenendo i principi di sovranità, integrità territoriale e inviolabilità dei confini; continuando a favorire un sistema multilaterale inclusivo secondo i principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Restiamo fedeli a tutti i nostri impegni internazionali, in un programma completo per affrontare il cambiamento climatico, la disuguaglianza e la riforma delle istituzioni finanziarie globali. Siamo impegnati negli Obiettivi di sviluppo sostenibile e nell’Accordo di Parigi”. E qui si nota che Washington è lontana… “La nostra Unione è un progetto di pace, che è stato stabile per decenni perché noi diamo valore alle nostre alleanze, alla interdipendenza economica, a società integrate”.

“Nessun problema senza soluzione”. Il presidente ricorda che ha invitato i leader europei a un incontro informale sulla difesa il prossimo 3 febbraio. La Commissione europea sta preparando un “Libro bianco” sul tema. “È nostro interesse fare di più nel campo della difesa. Diventare più resilienti, efficienti, autonomi. In questo modo l’Ue diventerà un partner transatlantico più forte anche nel contesto della Nato”. È un fiume in piena. Ascoltandolo si riempiono le pagine del blocco degli appunti. Industria innovativa, autonomia energetica, rapporti interistituzionali. Quindi tocca un tasto dolente citando l’urgenza di adottare, proprio in relazione agli impegni che attendono l’Ue, “un bilancio comunitario moderno e rafforzato, all’altezza delle sfide che l’Europa deve affrontare. Un bilancio che investa nella nostra sicurezza collettiva, che favorisca la competitività e l’innovazione, senza lasciare indietro nessuno. Nessuna regione dimenticata. Nessun problema senza alcuna soluzione”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir