Leone XIV. Il “giorno dopo” in piazza San Pietro, tra impressioni, attese e speranze dei fedeli
Anche se non c’è la stessa folla che ieri si è riversata tra le braccia del Colonnato del Bernini, all’ombra del Cupolone anche oggi non mancano fedeli, pellegrini e turisti. Ne avviciniamo alcuni per capire come hanno accolto l’elezione del 266° successore di Pietro, cosa gli augurano e cosa sperano per la Chiesa

È un giorno speciale e allo stesso tempo ordinario il “day after” vissuto all’ombra del Cupolone di San Pietro. Certo, oggi lungo via della Conciliazione e tra il colonnato del Bernini non c’è la folla che poco prima delle 19.30 di ieri ha conosciuto per la prima volta Papa Leone XIV. Ma non mancano fedeli, pellegrini e turisti che, come in una normale e soleggiata giornata della primavera romana, entrano ed escono dalla basilica. Si respira aria di festa e serenità per l’elezione del 266° successore di Pietro, c’è curiosità per una figura sconosciuta ai più ma verso la quale le persone che incrociamo intorno al Vaticano ripongono fiducia e speranza.
“Non c’è dubbio che si troverà a svolgere una missione difficile, anche perché Francesco ha segnato molto gli ultimi anni. Ma ho avuto subito l’impressione che Leone XIV possa fare bene, anche in continuità con alcune visioni del suo predecessore”, osserva Matteo, un giovane della provincia di Milano a Roma con un nutrito gruppo che si raduna sotto l’obelisco al centro della piazza per una foto ricordo. “Mi ha colpito il fatto che si sia commosso nel suo primo saluto – aggiunge –, fa intendere come sia capace di un approccio umano. Non posso che fargli l’in bocca al lupo”. “Mi auguro che il nuovo Papa possa avere un dialogo aperto con le nuove generazioni”, afferma Anna, una studentessa universitaria di Perugia, a cui Leone XIV è apparso “subito simpatico”. “Sarebbe bello se il Papa continuasse ad utilizzare i social network per comunicare meglio con noi”, dice Luca, un diciottenne appassionato di tecnologia che intercettiamo in piazza Pio XII alla disperata ricerca di una copia dell’edizione straordinaria de “L’Osservatore Romano” stampata dopo l’elezione di Prevost al Soglio Pontificio.
“Penso che ogni cambiamento offra la possibilità di riscoprire e rafforzare la nostra fede”, riflette Gustavo, un seminarista peruviano in Italia per completare gli studi verso il sacerdozio, che sogna “una Chiesa sempre più votata all’ascolto, capace di coinvolgere e che non tema di affrontare le sfide del mondo odierno”. Alessandra, una giovane animatrice e catechista veneta, si augura che “Papa Leone XIV possa ispirarci a trovare un modo autentico e personale di vivere la nostra spiritualità”. Ma, cosciente della responsabilità verso i più piccoli che le vengono affidati, ritiene anche che “nella Chiesa sono imprescindibili trasparenza e rettitudine, mettendo sempre al primo posto la tutela dei minori”. “Il nuovo Papa mi auguro acceleri sulla valorizzazione delle donne nella Chiesa, riconoscendo lo specifico del contributo femminile e aprendo a nuove responsabilità”, auspica suor Maria, della Famiglia Religiosa del Verbo Incarnato, mentre guarda un festoso gruppo di fedeli della Tanzania percorrere il pellegrinaggio giubilare fino alla Porta Santa di San Pietro. “Leone XIV è una figura che suscita curiosità”, osserva Antonio, che insegna religione in un Istituto superiore del Catanese: “Dovrà aiutarci a navigare in questi tempi incerti e complessi”, prosegue, sottolineando che “fin dall’inizio del suo ministero ha richiamato i valori di pace e giustizia, di cui il mondo ha un disperato bisogno”. Per Giacomo, giovane disabile di 25 anni che ha sempre trovato nella fede uno spazio di conforto e riflessione, l’elezione del nuovo Papa rappresenta un’occasione per chiedere una maggiore attenzione verso le persone con disabilità all’interno della Chiesa. “Ieri più volte ha detto la parola ‘tutti’. Spero che possa aiutarci a far sentire le nostre voci, siamo spesso dimenticati”, rileva con un pizzico di commozione.
Ricorrente è la richiesta di una Chiesa capace di inclusione, attiva nel promuovere la pace tra le Nazioni e sollecita nel rammentare l’urgenza delle questioni ambientali e della cura del Creato. “Siamo nell’Anno giubilare – ricorda Marc, studente di Teologia – e dall’elezione del nuovo Papa non possiamo non avere speranza: saremo guidati da un pastore che ha a cuore il bene della Chiesa e del mondo intero”.
Alberto Baviera