Asili nido, rari e cari. Soddisfano il 28% della domanda

Inchiesta di Altroconsumo in otto grandi città italiane. Ampi divari territoriali: al Sud copertura del 16%, nel resto d'Italia superiore al 31%. E i costi sono alti: retta media mensile di 500 euro a Milano e Torino, con un Isee di 30 mila euro

Asili nido, rari e cari. Soddisfano il 28% della domanda

Gli asili nido in Italia sono troppo pochi e troppo cari: i posti bastano appena per il 28% dei bambini. Sono alcuni dei dati emersi dall'inchiesta condotta da Altroconsumo in otto città italiane: “Un quadro sconfortante rispetto agli standard europei”, commenta l'associazione, che dopo l’indagine condotta nel 2022, torna sul tema per monitorare lo stato dei sistemi di welfare per le famiglie in Italia, coinvolgendo gli asili nido comunali, 285 privati a Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Napoli e Palermo.

Tra le principali criticità, c'è la copertura insufficiente, con importanti differenze territoriali: le regioni del Centro e del Nord arrivano a superare il 31%, di copertura, mentre al Sud e nelle Isole la percentuale scende al 16%. Oggi i posti al nido bastano solo per il 28% dei bambini. E nel periodo estivo il 93% delle strutture è chiusa.

E poi ci sono i costi, tutt'altro che bassi anche negli asili comunali: qui non solo è difficile trovare un posto, ma le rette sono molto salate, considerando il rapporto con i redditi medi. La retta media mensile per una famiglia con un Isee di 30 mila euro si aggira sui 500 euro a Milano e Torino, poco meno a Firenze. Nei nidi privati gli orari sono maggiormente flessibili, ma la retta media sale: 640 euro, tranne a Milano che raggiunge gli 800 euro mensili. Aumentano anche le rette dei nidi privati: rispetto a due anni fa, sono salite dell’8,8%. A Roma, Milano e Genova l’aumento è stato più elevato, sopra l’11%.

Sotto gli standard europei

Il nostro Paese non rispetta gli standard europei, relativamente al numero di posti da garantire nei servizi per l’infanzia. Tale standard, fissato dal Consiglio Europeo di Barcellona del 2002, è pari a un posto per almeno il 33% dei bambini entro il 2010. Nel frattempo, l’Europa si è, però, data nuovi obiettivi: il 45% di bambini frequentanti servizi educativi di qualità entro il 2030. L’Italia, con una copertura del 28%, è in netto ritardo, rispetto alla media europea del 37,9%. Tra i Paesi più virtuosi, troviamo l’Olanda (74%), la Danimarca (69,1%), la Francia e la Spagna (oltre il 50%).

Inoltre, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) l’Italia si è impegnata a realizzare 150 mila nuovi posti nei nidi: 100 mila in meno rispetto ai 250 mila che erano stati ipotizzati, anche per aumentare i posti al Sud e ridurre così il divario territoriale.

“L’obiettivo di portare la copertura dei nido al 33% non può bastare – afferma l'associazione - È necessario garantire a tutti i bambini l’accesso ai servizi per l’infanzia ad un costo sostenibile. Altroconsumo si è rivolto alla community di ACmakers coinvolgendo mille intervistati: è emersa la necessità di ripensare i sistemi di welfare per le famiglie, tenendo conto delle reali esigenze dei genitori italiani. Viste le politiche che allungano sempre di più la permanenza a lavoro, mamme e papà richiedono di investire per aumentare le strutture e i posti disponibili, norme che diano maggiore flessibilità lavorativa (congedi, permessi…) e un contributo diretto da parte dello Stato nel pagamento della retta, almeno in parte, per tutti. Oltre che la possibilità di essere supportati anche nel periodo estivo: dall’indagine condotta emerge che a luglio solo il 2% degli asili chiude del tutto, il 12% per qualche settimana, l’86% rimane aperto. Situazione completamente differente nel mese di agosto, durante il quale il 93% degli asili nido risulta essere chiuso. Dunque, la carenza di servizi per l’infanzia, e i costi spesso insostenibili per le famiglie, sono tra i principali nodi da sciogliere per arrestare il calo demografico della popolazione italiana ed evitare che, soprattutto le donne, siano costrette a scegliere tra lavoro e maternità: oggi il 63% delle donne è costretto a compiere questa scelta”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)