“Attentato alla sicurezza interna”: arrestata in Togo Brigitte Adjamagbo

L'attivista, personaggio di spicco per il paese africano, giurista, professoressa universitaria, paladina dei diritti umani, è la prima donna ad essersi candidata alla presidenza nel 2010. Oggi pare essere vittima di ritorsioni proprio per la sua attività

“Attentato alla sicurezza interna”: arrestata in Togo Brigitte Adjamagbo

L’attivista togolese Brigitte Kafui Adjamagbo-Johnson si trova in cella con l’accusa di “attentato alla sicurezza interna dello Stato”. Una donna di spicco per il paese africano: giurista, professoressa universitaria, difensore dei diritti umani e prima donna ad essersi candidata alla presidenza nel 2010, oggi pare essere vittima di ritorsioni proprio per la sua attività.

Il contesto. Il Togo è un piccolo Stato in Africa occidentale che si trova in balia di una dittatura ereditaria dal lontano 1967. Quell’anno, infatti, salì al potere il generale Eyadéma Gnassingbé, cui seguì quindici anni fa, alla sua morte, il figlio Faure Gnassingbé, che oggi è già al quarto mandato dopo le ultime, contestatissime, elezioni dello scorso febbraio. E l’attuale mandato potrebbe non essere l’ultimo, grazie a un escamotage costruito con l’ultima recente riforma costituzionale.

La storia. La vicenda di Brigitte Adjamagbo, 62 anni, è segnata da formazione, studio e impegno. Laureata in Legge in Togo, ha poi frequentato due master e un dottorato alla Sorbona di Parigi. Sposata, cattolica, madre di due figli, è poi tornata nel suo paese diventando professoressa universitaria e prendendo parte, nel 1991, alla Conferenza nazionale sovrana che mirava a spingere democrazia e multipartitismo. “È stata una delle rarissime donne che sono riuscite a imporsi alla Conferenza. Ha sacrificato la carriera e il guadagno facile per la dignità della donna e per la democrazia in Africa”, racconta a Osservatorio Diritti il nipote della donna, padre Ambroise Atakpa, oggi docente di Ecclesiologia e Mariologia alla Pontificia Università Urbaniana di Roma. La Adjamagbo è stata per un breve periodo anche ministro degli Affari sociali, dei diritti umani e della condizione femminile. Attualmente è coordinatrice della rete dell’Africa occidentale Wildaf/Feddaf (Donna diritto e sviluppo in Africa) e della rete Dynamique Monseigneur Kpodzro (Dmk), composta da partiti d’opposizione ed enti della società civile e fondata da monsignor Philippe Fanoko Kpodrzo, attualmente in esilio.

L’arresto e la campagna in sua difesa. La donna è stata imprigionata il 28 novembre, quando stava visitando in carcere Gérard Yaovi Djossou, anche lui militante della Dmk. Proprio per quel giorno erano previste manifestazioni per contestare brogli elettorali, vietate poi con il motivo ufficiale del Covid-19. Sono tanti ora a chiedere la liberazione dei due. A partire dalla Conferenza episcopale togolese. Mentre in Europa la mobilitazione è portata avanti da Pascal Adjamagbo, fratello di Brigitte e docente di Matematica alla Sorbona. Anche Amnesty International ha lanciato una petizione indirizzata al ministro della Giustizia di Lomé.

L’articolo integrale di Giulia Cerqueti, Togo: lo Stato africano arresta Brigitte Adjamagbo, paladina dei diritti umani, può essere letto su Osservatorio Diritti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)