Burkina Faso, venti imprese di donne e giovani per combattere la povertà

Si conclude il progetto della ong Mani Tese: formati oltre 900 giovani e 60 insegnanti sull’informatica di base e le nuove tecnologie, e distribuiti kit di orticoltura e motopompe a 201 donne agricoltrici della capitale. Il percorso è raccontato nella web serie “Imprese per crescere insieme in Burkina Faso”

Burkina Faso, venti imprese di donne e giovani per combattere la povertà

Venti nuove imprese che coinvolgono donne, giovani e migranti della diaspora in Italia, per contrastare la povertà e favorire l’emancipazione economica. È il risultato del progetto “Imprese sociali innovative e partecipazione dei migranti per l’inclusione sociale ”, realizzato dalla ong Mani Tese in Burkina Faso, nonostante sul territorio gli attacchi alla popolazione civile siano sempre più frequenti.

Nel paese, così come in Mali e in Niger, è in atto una crisi che sta causando grandi sofferenze alla popolazione civile: attacchi, morti e migliaia di sfollati che devono fuggire dalle proprie terre. “Le persone, e in particolare le comunità rurali, stanno soffrendo molto questa situazione di vera e propria guerra – racconta Giulia Polato, responsabile paese di Mani Tese in Burkina, che a Ouagadougou gestisce i progetti della ong –. Con il suo impegno e quello dei suoi collaboratori, Mani Tese attualmente sta portando avanti cinque progetti per combattere la povertà diffusa che colpisce la sua popolazione. La povertà è purtroppo un terreno fertile per i terroristi, che riescono così a reclutare giovani senza prospettive di futuro”.

Il progetto, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e da Fondazione Maria Enrica, si avvia alla sua conclusione dopo più di tre anni di attività, anni nei quali si è lavorato per avviare venti piccole imprese di donne e giovani della filiera agro-alimentare nelle regioni centro-est e centro-ovest del Burkina Faso.
Sono state inoltre coinvolte le associazioni della diaspora burkinabé in Italia, sostenitrici di alcune di queste imprese grazie a un reinvestimento utile delle loro rimesse.
Nell’ambito del progetto sono stati inoltre formati oltre 900 giovani e 60 insegnanti sull’informatica di base e le nuove tecnologie, ed è stata avviata un’impresa sociale di commercializzazione di prodotti burkinabé sostenuta anche da campagne di sensibilizzazione sull’alimentazione sana e sostenibile. Oltre a questo, un impianto di irrigazione è stato installato sulla cintura verde della città di Ouagadougou, sono stati distribuiti kit di orticoltura e motopompe a 201 donne agricoltrici della capitale, ed è stato organizzato a Ouagadougou il Forum Africano del Milan Urban Food Policy Pact, a cui hanno aderito diverse città africane, raccogliendo la sfida per una prospettiva sostenibile di urban food system.

“È stato un lavoro impegnativo – conclude Giulia Polato – ma pensiamo di aver dato tutti gli strumenti alle imprese formate affinché siano solide e continuino a crescere. Non possiamo che augurare loro un ‘beog neere’ (un ‘avvenire migliore’, in lingua locale mooré) per tutto ciò che le aspetta”.

Al progetto è stata dedicata la web serie “Imprese per crescere insieme in Burkina Faso, online sul canale YouTube della ong, con sottotitoli in italiano e francese: a ogni “start-up” è dedicato un episodio, per raccontare le storie delle imprenditrici e degli imprenditori che hanno contribuito a crearle.

Alice Facchini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)