Casa, l’edilizia residenziale pubblica soddisfa solo il 3-5% della domanda. “Serve strategia pluriennale”

Le diciotto organizzazioni che compongono l’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana hanno presentato le loro proposte di politiche. Un punto di partenza anche nel dialogo con le istituzioni. “Dialogo necessario per un tema così rilevante che richiede un impegno convinto e deciso da parte delle istituzioni e della politica”

Casa, l’edilizia residenziale pubblica soddisfa solo il 3-5% della domanda. “Serve strategia pluriennale”

“Uno stato che dopo anni di assenza di una politica nazionale pubblica sull’abitare affronti una situazione che è drammatica nel nostro paese e rischia di peggiorare nei prossimi mesi. Uno stato che parli con le imprese innovative i cui lavoratori vengono ascoltati quando lavorano, una società civile che luogo per luogo partecipi, e amministrazioni pubbliche rigenerate e motivate, rese più robuste da assunzioni fatte con metodi nuovi”. Questi gli ingredienti della proposta dell’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana di rilancio dell’attenzione pubblica sull’abitare, per reintrodurre nell’agenda politica il tema delle politiche dell’abitare. Il documento presentato al Cnel, frutto del lavoro di un gruppo di esperti ed esperte, sindacalisti, esponenti del terzo settore e associazioni, operatori e operatrici del settore, studiosi e ricercatori, analisti di politiche della casa, parte dal fatto che l’abitare sia oggi uno tra i diritti negati ad una parte sempre più significativa della nostra popolazione. “E non si tratta più solo delle fasce della popolazione tradizionalmente riconosciute come destinatarie di un’abitazione di edilizia residenziale pubblica – si afferma -: ad esse si aggiungono, infatti, nuove e diversificate situazioni di disagio grave, temporaneo o stabile, che colpiscono persone sempre più in difficoltà nel sostenere i costi dell’abitare o nell’accedere ad un’abitazione economicamente accessibile e dignitosa. A fronte di questi problemi, l’offerta pubblica di abitazioni e le politiche correlate risultano del tutto inadeguate”.

Invertire la rotta è tuttavia possibile. “Le politiche dell’abitare proposte dall’Osservatorio sono costruite per perseguire obiettivi di giustizia sociale e riduzione delle disuguaglianze, all’interno di una strategia di lungo periodo, adeguatamente finanziata, fondata su un insieme di azioni coordinate fra loro e complementari, chiare nelle priorità da seguire – continuano i promotori del documento -. Misure di investimento e di revisione delle regole, che poggiano su un forte rinnovamento della Pubblica Amministrazione, chiamata a costruirla e attuarla, e che richiedono anche una profonda revisione degli enti di gestione attuali”.

In primo piano nel documento si chiede “il rilancio dell’Edilizia Residenziale Pubblica con un programma pluriennale, che possa sanare una carenza che le stime più accreditate indicano in 500 mila alloggi”.
“Il patrimonio abitativo pubblico esistente – come noto estremamente esiguo, il 4% del numero totale di abitazioni rispetto a valori quattro volte superiori in Francia o in Gran Bretagna – soddisfa solo una percentuale stimata tra il 3 e il 5% delle domande ora presenti nelle graduatorie. Ed è importante che l’intervento si faccia carico non solo delle abitazioni ma anche dei quartieri in cui si situano, guardando alle prospettive di sviluppo locale che si possono aprire”, si precisa.

L’altro messaggio fondamentale è che “questo obiettivo può e deve essere raggiunto senza ulteriore consumo di suolo, partendo dal recupero e dal riuso del patrimonio edilizio esistente e dismesso, privato e pubblico, aggredendo così anche uno tra i primi fattori di degrado nelle nostre città. I dati Istat – si precisa - parlano di un numero che si aggira tra 1 e più di 2 milioni di edifici abbandonati su 40 milioni. A questo fine, sono state indicate quattro leve da utilizzare: riadattare, riqualificandole, le abitazioni ERP alle nuove dimensioni dei nuclei familiari; recuperare il patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato, operazione non semplice ma, come dimostrato da diverse esperienze, fattibile in presenza di una forte volontà politica; recuperare il patrimonio privato inutilizzato, attraverso la leva della fiscalità, rendendo oneroso, al pari di molti paesi europei, il mantenimento di case vuote e sfitte; diffondere e rendere più sistematico l’autorecupero”.

Per l’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative, “occorre poi dare una risposta anche a coloro che non hanno i requisiti per accedere alle case popolari, e che sono una fascia di persone molto diversificata nella sua composizione e sempre più ampia, per l‘intensità e durata della crisi e per la limitatezza del patrimonio pubblico. A questo scopo, bisogna superare le ambiguità e contraddizioni che caratterizzano l’interpretazione dell’edilizia residenziale sociale, attraverso un intervento normativo che ne chiarisca in modo univoco i diversi parametri (individuazione dell’utenza, fissazione dei canoni, ecc…), superando opacità e distorsioni, stimolando e supportando i Comuni nella ricerca delle soluzioni, anche spingendo verso il riuso del patrimonio pubblico inutilizzato e con un ineludibile ruolo del pubblico che richiederebbe specifiche misure in questo comparto”.

Le politiche per l’abitare non possono poi non includere un’azione espressamente rivolta al mercato dell’affitto privato che – si evidenzia - per effetto della liberalizzazione intervenuta in via definitiva con la legge 431/98 e della scarsità di alloggi di edilizia pubblica o a canoni sociali, produce costantemente nuova povertà ed emarginazione sociale. La proposta contenuta nel documento è assai pragmatica e si basa sulla valorizzazione e diffusione della contrattazione sindacale e sulla eliminazione della cedolare secca sui canoni a libero mercato, assieme al rafforzamento degli altri due istituti previsti dalla legge 431 (fondo affitti e fondo morosità incolpevole)”.
E infine, le Agenzie per la casa, che vengono proposte come snodo territoriale in grado di coordinare i diversi interventi che a livello locale fronteggiano la povertà abitativa: informazione sul sostegno all’affitto, sulle misure e al tempo stesso luogo di acquisizione di dati e di elaborazione di proposte.

Conclude l’Osservatorio: “Le proposte possono diventare operative se si investe su un forte rinnovamento e rafforzamento della PA, nella sua composizione anagrafica e professionale, nella sua organizzazione e modo di lavorare. Una nuova stagione di politiche per l’abitare può e deve essere concepita come la missione mobilitante l’amministrazione chiamata ad attuarla, sfruttando la leva della motivazione dei funzionari e delle strutture coinvolte. Una leva troppo spesso ignorata dai vertici politici e istituzionali, ma fondamentale per il successo delle politiche e, assieme, per la rigenerazione complessiva della PA. Inoltre, condizione per l’effettiva messa a terra delle politiche è prevedere una governance multilivello che garantisca la regia, il coordinamento, l’armonizzazione dell’operato dei diversi livelli istituzionali coinvolti nella implementazione delle politiche (livello centrale, regioni e ed enti locali) attraverso cabine di regia (ai diversi livelli) che compattino l’intera filiera attuativa”.

L’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana

Un lavoro collettivo, promosso dal Forum Disuguaglianze e Diversità e da altri soggetti, che ha coinvolto nei mesi da gennaio a giugno 2022 un gruppo di esperti, organizzazioni sindacali, associazioni, operatori e operatrici del settore, studiosi e ricercatori, analisti di politiche della casa che, spinti dalla necessità di affrontare con urgenza, sistematicità e pragmatismo la questione dell’abitare, mettendo in comune saperi, competenze, punti di vista ed esperienze, hanno dato vita all’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana. Ne fanno parte: Forum Disuguaglianze e Diversità, Caritas, Legambiente, Unione Inquilini, Sunia, Uniat, Cgil, Cisl, Uil, Sicet, Forum Terzo Settore Lazio, Rete Numeri Pari, Libera, VAS-Verdi Ambiente e Società, Università La Sapienza, Politecnico di Milano, Politecnico di Bari, IUAV, Università di Catania, Università di Trieste.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)