Con la pandemia aumentati i casi di femminicidio: un Atlante per mappare i dati e fare prevenzione

Presentato L’Atlante dei femminicidi, il nuovo progetto della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. Sarà una piattaforma digitale di raccolta e sistematizzazione dei casi: “Non sono episodi isolati, bisogna considerare la strutturalità del fenomeno”

Con la pandemia aumentati i casi di femminicidio: un Atlante per mappare i dati e fare prevenzione

Non si può conoscere un fenomeno senza analizzarne tutti gli aspetti, non si possono fare politiche adeguate sulla violenza di genere senza avere contezza di quanti e quali reati vengano commessi nei confronti delle donne. E’ da questa consapevolezza che nasce L’Atlante dei femminicidi, il nuovo progetto della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, presentato ieri con un evento online. L’idea è quella di sviluppare una piattaforma digitale, su base cartografica, di raccolta e sistematizzazione dei dati riguardanti il femminicidio in Italia. Un reato purtroppo in crescita nel nostro paese.

“I dati riguardo i femminicidi sono incredibili. La violenza sulle donne è ormai endemica e strutturale nella società - sottolinea Emily Clancy, Assessora alle Pari opportunità del Comune di Bologna -. Durante la pandemia non abbiamo registrato un calo ma un aumento dei casi di femminicidio. Abbiamo visto, inoltre, come talvolta questi casi siano narrati a livello mediatico in riferimento all’episodio singolo, come caso una tantum, senza considerare la strutturalità del fenomeno”. 

Osservare invece il tema nella sua complessità è fondamentale anche per realizzare uno scambio di informazioni e prassi tra diversi paesi. Ad augurarselo è Chris Burton, Ministro Consigliere dell’ Ambasciata del Canada in Italia, che ha salutato con favore l’iniziativa. “ E’ tempo di agire per mettere un termine alla violenza sulle donne che è un fenomeno  comune a tutti i paesi, che si verifica in tutte le società e in tutti ambienti: per strada, in casa, nei luoghi lavoro - afferma -. Si tratta di una violenza spesso minimizzata e impunita. Il Canada ha una leadership femminista in politica estera e fa asssitenza internazionale ma la violenza è un problema universale che riguarda anche il nostro paese”. 

Il progetto dell’Altlante è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e cofinanziato dal Comune di Bologna. Da ottobre, un gruppo di ricerca di Casa delle donne, con il supporto tecnico dello Studio Atlantis, ha cominciato a mettere insieme la banca dati, che funzionerà come un sistema di censimento dei femminicidi, visualizzabili su una mappa. Sarà preso in esame tutto il territorio nazionale, con approfondimenti specifici sull’Emilia Romagna grazie alla collaborazione con L’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. “L’osservatorio è figlio della Legge 6 del 2014  - ricorda Virginia Peschiera - Quello che abbiamo fatto in questi anni è analizzare i casi e le storie per comporre un puzzle variegato. Noi monitoriamo sta alle politiche centrare l’obiettivo ed essere efficienti”. Crisitna Karadone ricorda inoltre l'importanza di decostruire il linguaggio della stampa quando parla dei casi di femminicidio. Inoltre, c’è la questione centrale dei dati:  “senza dati non esisti, se noi immaginassimo azioni di contrasto alla violenza come senza dati di riferimento non starebbero in piedi” aggiunge Simona Lembi. 

Secondo la Commissione di inchiesta del Senato sui femminicidi, che ha analizzato 1500 fascicoli, il 63 per cento delle donne non rivela a nessuno di essere vittima di violenza. “Quando parliamo di femminicidi non tutti intendono la stessa cosa - spiega la presidente della Commissione Valeria Valente -. Abbiamo analizzato circa 200 casi e guardato ai numeri che sono la precondizione per intervenire in maniera adeguata. In occasione del 25 novembre 2020 abbiamo approntato una legge che giace da oltre un anno alla Camera, per ora abbiamo ottenuto solo la garanzia che verrà calendarizzata prima della fine della legislatura. Quella è una legge sulle statistiche di genere scritta ed elaborata con Linda Laura Sabbadini, che spinge i ministeri competenti di Interni e Giustizia a costruire flussi di dati che si parlino. Non si può combattere un fenomeno che non si conosce”. A questo si aggiunge la questione culturale come ricorda Barbara Grazia del Comune di Bologna: “i cambiamenti culturali devono progredire verso una società inclusiva. In questo senso l’Atlante sarà uno strumento con cui sviluppare una strategia comunicativa fluida e coinvolgente”. 

L’Atlante dei femminicidi sarà una piattaforma digitale di raccolta e sistematizzazione dei dati. L’obiettivo è quello di promuovere la cooperazione nella lotta politica alla violenza contro le donne e approfondire la conoscenza, lo studio e la comunicazione del e sul fenomeno del femminicidio. “La piattaforma digitale è web based e permette di visualizzare i dati. Siamo in fase iniziale, stiamo decidendo come impostare l’Atlante in termini di categorie e temi” dice Federico Labanti di Studio Atlantis. Anna Pramstrahler, coordinatrice del  progetto femminicidio della Casa delle donne, ricorda che “l’obiettivo della raccolta dati è dare visibilità, fare politica, prevenire e dare dignità alle donne uccise. Oggi i dati dei  vari osservatori sono incoerenti anche perché manca una definizione unanime di femminicidio”. 

Alla presentazione è stata invitata anche Myrna Dawson, direttrice del Canadian Femicide Observatory for Justice and Accountability e del Centre for the Study of Social and Legal Responses to Violence, proprio perché a livello internazionale il Canada sul tema è ormai un modello. Dawson ricorda che lo sforzo femminista del suo paese viene da lontano e nasce in Ontario negli anni ‘80. “L’ Osservatorio canadese è bilingue, il nostro mandato è quello di  portare maggiore visibilità al fenomeno, migliorare la consapevolezza e  tenere traccia dei casi monitorando anche le disuguaglianze nella legislazione - sottolinea -. Abbiamo anche identificato gruppi di donne a maggior rischio ma che è difficile documentare per mancanza dati: per esempio le donne che lavorano nell’ industria del sesso, le immigrate e rifugiate, le donne con disabilità”. Un’altra categoria di invisibili è quello delle donne anziane, come ricorda Pina Lalli dell’Osservatorio suil femminicidio: “in alcune sentenze c’è una negazione del fatto che il delitto abbia a che fare con il genere o addirittutra viene chiamato omicidio altruistico. Questo è un tema pressoché inesistente sui media”. “Il discorso del dato è un discorso non semplice e impone di fare distinzioni e ricerche - conclude Chiara Gius -.  La parte del dato più visibile denota come restituiamo la storia di queste donne. C’è un discorso giornalistico e politico da fare e infine c’è il tema della disseminazione, di come facciamo, cioè, a prendere consapevolezza del fenomeno”. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)