Coronavirus in Colombia: se estrarre carbone vale più della vita umana

Il Cerrejon è una delle miniere a cielo aperto più grandi al mondo ed è accusata di togliere l'acqua e portare inquinamento agli indigeni Wayuu. Un gruppo di avvocati chiede che le attività siano sospese durante l'emergenza di Covid 19

Coronavirus in Colombia: se estrarre carbone vale più della vita umana

Nessuna interruzione per il Cerrejon, in Colombia, una delle miniere di carbone a cielo aperto più grosse al mondo. Neppure durante la chiusura generale legata all’emergenza sanitaria in corso. Tanto da tirarsi addosso le accuse del popolo dei Wayuu: oltre ad aver distrutto l’ambiente, avrebbe lasciato gli abitanti della zona senza acqua, proprio ora che ce n’è più bisogno.

Tutti all’Onu. Il gruppo di avvocati José Alvear Restrepo Cajar ha deciso di rivolgersi al relatore speciale delle Nazioni Unite per ambiente e diritti umani, richiedendo che il lavoro della compagnia, che consuma milioni di litri d’acqua ogni giorno, sia interrotto temporaneamente. Secondo gli avvocati, la miniera aveva solo rallentato l’estrazione di carbone all’inizio della crisi sanitaria, per tornare in seguito a funzionare normalmente.

Le aziende coinvolte. La miniera del Cerrejon è gestita da colossi del settore: Glencore, Angloamerican e BHP Billinton. L’attività prosegue ormai da 36 anni e il carbone viene inviato nell’America del Nord, in Europa e in altri paesi del Mediterraneo. Inizialmente lo Stato colombiano aveva il 50% della società che gestiva la miniera, cosa che permise di comprare terre dagli indigeni Wayuu e da popolazioni afrodiscendenti. In cambio, erano previste infrastrutture sanitarie, strade ed edifici scolastici. Ma nel 2000 lo Stato uscì dalla società.

Le conseguenze. Secondo gli attivisti locali, la miniera consuma 17 milioni di litri d’acqua al giorno e la Guajira è la seconda regione più povera del paese. Vista la situazione, i Wayuu sono stati costretti a lasciare agricoltura e allevamento. E nel corso del tempo la miniera si è bevuta anche l’unico corso d’acqua della zona, il Rancheria, e tutti e nove i suoi affluenti, ormai secchi. Oltre a questo, la comunità locale denuncia da anni l’incremento di malattie respiratorie legate alle micropolveri provocate dalle esplosioni in miniera.

Le borse dello scandalo. Ruth Chaparro, direttrice della fondazione Fucai, che si occupa da anni di sviluppo con le comunità indigene, dice a Osservatorio Diritti che “con la perdita delle loro attività tradizionali, i Wayuu si sono ritrovati a essere sempre più obbligati a sopravvivere attraverso le vendite delle loro attività artigianali”. Una situazione che, pare di capire, è di vero e proprio sfruttamento. “Le loro vendite dipendono da un consumatore arrogante, che pretende una produzione sempre più grande e a prezzi sempre più bassi. In molti casi le donne Wayuu sono obbligate a cucire anche di notte, in case dove manca l'energia elettrica. Il prezzo finale di vendita a volte non basta neanche per ripagare le materie prime”. Le loro borse sono conosciute in tutto il mondo.

L’articolo integrale di Samuel Bregolin (da Bogotà, Colombia), Estrattivismo e coronavirus: in Colombia il carbone vale più della vita, può essere letto su Osservatorio Diritti.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)