Coronavirus. Circondariale, don Cappellari: "Dialogo e reciproco ascolto per superare le criticità"

Don Marco Cappellari, cappellano della casa circondariale Due Palazzi, in una lettera inviata a Padovaoggi.it spiega l'impegno di tutti i soggetti istituzionali coinvolti per garantire dialogo e reciproco ascolto nei confronti delle persone detenute come mezzo per crescere in civiltà e democrazia.

Coronavirus. Circondariale, don Cappellari: "Dialogo e reciproco ascolto per superare le criticità"

Continuano a persistere le tensioni all’interno delle carceri italiane per la paura legata al contagio e le proteste da parte delle persone detenute per le stringenti misure a tutela della salute pubblica attuate già da alcune settimane dal ministero della Giustizia che ha sospeso le visite dei familiari, l’ingresso ai volontari e il blocco di tutte le attività ricreative, culturali, didattiche, pastorali.

A Padova la situazione è comunque sotto controllo sia alla casa circondariale che alla reclusione dopo alcuni episodi registrati nei giorni scorsi, grazie soprattutto alla mediazione avviata dalle direzioni, dal personale di polizia penitenziaria e dagli educatori.

In una lettera inviata a Padovaoggi.it, don Marco Cappellari, cappellano del carcere circondariale Due Palazzi, afferma: «In questi giorni particolarmente difficili per l’emergenza sanitaria del Coronavirus, le restrizioni imposte per il contenimento del contagio hanno avuto presso la popolazione detenuta un impatto fortissimo. Numerose le proteste da Nord a Sud all’interno delle carceri, alcune delle quali sfociate in gravi atti di violenza e guerriglia, portando in qualche caso diversi feriti e morti. Tali atti sono deplorevoli e vanno condannati. Allo stesso tempo la nostra situazione italiana, 61 mila detenuti rispetto a una capienza di circa 51 mila posti, ci impone un discernimento e una riflessione approfondita».

Al circondariale il sovraffollamento è un dato di fatto che aumenta il rischio di contagio: «Non dobbiamo dimenticare la situazione di disagio – continua don Cappellari - legata al sovraffollamento e, come nel caso della casa circondariale di Padova reparto ordinario, alla situazione di degrado delle stanze di pernottamento e dei servizi igienici. Talvolta sembra di essere in condizioni “quarto-mondiali”, talmente si alza il livello di degrado e di poca pulizia».

Le condizioni, dunque, si aggravano in questo momento di forte emergenza sanitaria all'esterno e che rischia di essere una bomba a orologeria dentro alle carceri: «La situazione quindi è molto complessa, come è complessa l’epidemia in atto. Da parte degli operatori di polizia penitenziaria e della direzione (parlo in particolare della circondariale di Padova) c’è molta professionalità e attenzione nei confronti della popolazione detenuta, anche in questi giorni, dove il rischio di accendere una rivolta vera e propria è molto alto e palpabile. Nelle ultime ore ci siamo radunati in riunione più volte e ciascuno ha cercato di fare la propria parte nel migliore dei modi. Come cappellano, ho intensificato i colloqui con i detenuti, la Diocesi di Padova ha erogato una donazione per ricaricare le schede telefoniche dei meno abbienti e dare loro quindi la possibilità di far qualche telefonata in più secondo le norme stabilite dalla direzione».

Il dialogo tra la direzione della casa circondariale, gli agenti di polizia penitenziaria e gli educatori è sempre stato costante – rassicura Cappellari - con l’intervento anche dei magistrati di sorveglianza e Mirella Gallinaro, garante regionale dei diritti della persona. «Crediamo che il dialogo e il reciproco e rispettoso ascolto possano essere un mezzo importante per crescere in civiltà e democrazia. Non sappiamo se avremo un riscontro positivo e duraturo da tutto ciò, ma siamo certi che tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto con dedizione e attenzione particolare alla cura delle persone».

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