Corridoi umanitari, dopo un anno di rinvii e attese arrivati in Italia 300 rifugiati afgani

La maggior parte aveva trovato rifugio in Iran e Pakistan. Ora saranno accolti in diverse regioni italiane. Il progetto è totalmente a carico della società civile, cioè delle associazioni proponenti

Corridoi umanitari, dopo un anno di rinvii e attese arrivati in Italia 300 rifugiati afgani

L’ultimo aereo proveniente da Teheran è atterrato questa mattina a Fiumicino con 40 persone a bordo. In tutto sono circa 300 i profughi afghani arrivati in Italia da Iran e Pakistan negli ultimi tre giorni con i corridoi umanitari. Il loro ingresso è stato reso possibile grazie al protocollo di intesa con lo Stato italiano, firmato il 4 novembre 2021 da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese, Arci, Caritas Italiana, IOM, INMP e UNHCR.

Si tratta di arrivi attesi da più di un anno: molti dei rifugiati sono fuggiti dall’Afghanistan nell’agosto scorso, dopo il ritorno al potere dei talebani. In questi dodici mesi hanno atteso di potersi mettere in salvo. Ora saranno finalmente accolti in diverse regioni italiane da Nord a Sud. Il progetto è totalmente a carico della società civile, cioè delle associazioni proponenti. Molti tanti cittadini italiani hanno offerto le loro case per ospitare le persone. Anche le congregazioni religiose, associazioni e ong hanno fatto la loro parte. Tra queste Solidaire, che, in collaborazione con Open Arms, ha contribuito all’organizzazione del volo dal Pakistan.

Non abbiamo dimenticato le sofferenze degli afghani. Oggi per 300 di loro si realizza una promessa: quella di non abbandonarli dopo il ritorno al potere dei talebani lo scorso agosto”, ha dichiarato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio. “Siamo felici di accoglierli e di avviare per tutti loro il percorso di integrazione, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari. Queste persone saranno ospitate, in diverse città, dalle nostre Comunità, ma anche da cittadini e congregazioni religiose che hanno voluto aprire le porte delle loro case. Mentre milioni di persone che fuggono da guerre, fame e cambiamenti climatici per cercare un futuro rischiano di scomparire dai riflettori o di divenire oggetto di strumentalizzazione politica, l’Italia mostra il suo volto umano e accogliente, grazie ai corridoi umanitari e a una virtuosa sinergia tra la società civile e le istituzioni”. “Oggi è davvero un bel giorno. A quasi un  anno dalla presa di Kabul i profughi afghani  che verranno accolti nel nostro paese grazie ai corridoi umanitari.Con loro ci sono anche 21 persone, donne, uomini e bambini, che da  fine agosto erano nascoste e protette nelle safe house di Pangea a  Kabul e che ora sono finalmente al sicuro in Italia. Abbiamo lavorato  duramente per permettere questo spiraglio, non è stato facile” dichiara in una nota la Fondazione Pangea Onlus.

Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese, hanno aggiunto: "Anche gli evangelici accolgono con gioia i beneficiari di questo corridoio umanitario per i profughi afghani. Non ci eravamo dimenticati di loro. L'arrivo di oggi è il frutto dell'impegno congiunto di associazioni e istituzioni che hanno lavorato insieme per sviluppare ed estendere la buona pratica dei corridoi umanitari inaugurata nel 2016, e da allora proposta anche alle istituzioni europee come politica strutturale di gestione dei profughi. La dimensione ecumenica, che vede insieme evangelici e cattolici, è per noi particolarmente significativa. Oggi accogliamo i profughi afghani così come in passato abbiamo accolto quelli dalla Siria e dalla Libia. In questi giorni siamo anche impegnati in azioni di sostegno a chi è fuggito dall'Ucraina, convinti che non si possa fare differenza tra europei e non europei e che tutti i profughi che fuggono da guerre e persecuzioni meritino una destinazione sicura, senza distinguere la loro provenienza o la loro identità religiosa. Speriamo anzi che l'accoglienza dimostrata verso la popolazione in fuga dall'Ucraina segni un cambio di passo, politico e culturale, verso i profughi di tutte le altre nazionalità e di ogni provenienza. Speriamo inoltre di poter aprire un corridoio dalla Bosnia a favore di profughi letteralmente intrappolati lungo la rotta balcanica. Operando anche a Lampedusa e toccando con mano gli effetti anche tragici delle migrazioni irregolari, ribadiamo l'urgenza di un piano europeo per l'apertura di vie legali e sicure sia per i migranti che i richiedenti asilo, affinché chi fugge o migra non debba mai più rischiare la vita. Ringraziamo le chiese della Federazione, le chiese sorelle all'estero, gli enti e le associazioni che contribuiscono a questo risultato, così come i contribuenti che scelgono di destinare l'Otto per mille alla Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi: il loro gesto è un contributo essenziale anche alla realizzazione di questo progetto di accoglienza. Nel nostro piccolo, siamo sempre pronti e pronte a fare la nostra parte".

"L’Arci è molto soddisfatta di partecipare per la prima volta ai corridoi umanitari: se queste persone oggi arrivate in aereo, accolte da noi e dall'Italia con generosità, si fossero messe in viaggio da sole per cercare protezione, e fossero arrivate alle frontiere dell'UE, rivolgendosi ai trafficanti come sono obbligate a fare il 99% delle persone in fuga, verrebbero chiamate con disprezzo "clandestini" e rischierebbero di finire nei lager libici sostenuti dall’Europa e dal nostro Governo, o respinti alle nostre frontiere terrestri, come avviene ogni giorno, violando ogni legge e convenzione internazionale -. sottolinea Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci nazionale -. Per questo vogliamo sostenere e investire, anche per dimostrare che esistono alternative, su ogni forma di accesso legale e sicuro come i corridoi umanitari. Ringraziamo la rete nazionale dei Circoli Rifugio dell’Arci, che offriranno accoglienza materiale e sostegno alle beneficiarie e ai beneficiari di questo corridoio umanitario, e l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai che ha deciso di dare priorità con i fondi dell’8x1000 ad interventi di accoglienza e inclusione per le persone in fuga dal regime afghano”.

Per Enrique Piñeyro, presidente della ONG Solidaire: “il viaggio ha un valore molto alto per noi perché stiamo accompagnando persone che vogliono fuggire dal luogo in cui vivono perché lì sono in pericolo. Le donne in Afghanistan, tra matrimoni forzati, l’impossibilità di studiare, l’impossibilità di uscire di casa sole… vivono una condizione disumana. Poter essere d’aiuto affinché riescano a vivere una vita normale, è molto gratificante.”

Infine Oscar Camps, fondatore di Open Arms, ha dichiarato: “Non avrei mai potuto immaginare, tantomeno nel 2015, quando iniziammo a soccorrere persone che fuggivano dalla guerra in Siria attraverso il Mar Egeo, che oggi mi sarei trovato nell’aeroporto di Islamabad, collaborando per la realizzazione di un corridoio umanitario che porterà al sicuro, in questo caso in Italia, donne e bambine afghane. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con molte organizzazione e grazie all’aereo messo a disposizione dalla ONG Solidaire. Per noi che siamo abituati a soccorrere in mare in condizioni difficili, è un orgoglio poter evacuare queste persone attraverso canali sicuri e legali. Continueremo a essere in mare, ma è importante anche cercare di evitare una sofferenza non necessaria, facilitando in ogni modo possibile questi corridoi umanitari. Open Arms e Solidaire continueranno a farlo ogni volta che sarà possibile.”

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)