Dal Palazzo Ferro-Fini. Le quattro proposte di legge venete in esame a Montecitorio

Dall’eliminazione di Tito da strade e piazze, ai voti nei piccoli Comuni

Dal Palazzo Ferro-Fini. Le quattro proposte di legge venete in esame a Montecitorio

Ai consiglieri regionali del Veneto piace, di tanto in tanto, provare a indossare la giacca da onorevole, esercitandosi sui temi più disparati: dai permessi per gli eletti all’intitolazione delle piazze, dalle spese per il segretario comunale al numero dei votanti alle elezioni. Sono quattro, infatti, le proposte di legge d’iniziativa regionale, presentate al Parlamento nazionale dall’assemblea veneta di Palazzo Ferro-Fini, che attualmente figurano all’esame della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. L’atto numero 927 è stato assegnato in sede referente il 12 aprile e prevede modifiche agli articoli 79 e 80 del Testo unico sull’ordinamento degli enti locali. «L’obiettivo che si intende perseguire – si legge nella relazione che accompagna il testo – è quello di valorizzare il ruolo dei singoli amministratori nell’espletamento della loro pubblica attività e nell’esercizio delle loro funzione di rappresentanza, ottemperando nel modo più efficace alle ineluttabili esigenze lavorative personali, fruendo all’occorrenza anche di permessi retribuiti». L’introduzione di un comma 4 bis all’interno dell’articolo 79 della norma è pertanto finalizzata a «non circoscrivere i permessi retribuiti ai soli componenti degli organi esecutivi (sindaco e assessori, ndr), ma di estenderli anche ai consiglieri comunali e circoscrizionali». In pratica si riconosce il diritto del consigliere «di astenersi dal posto di lavoro per tre ore al mese per ogni delega affidatagli dal sindaco, fino al massimo di 12 ore complessive mensili, in aggiunta a ulteriori sei riconosciute nel caso in cui lo stesso consigliere ricopra i ruoli di vicepresidente del consiglio comunale, di presidente di commissione oppure di capogruppo consiliare». All’articolo 80 si prevede la retribuzione delle assenze del servizio anche per i consiglieri comunali, municipali e circoscrizionali. La proposta di legge 896, assegnata alla commissione Affari costituzionali il 4 aprile, vuole invece modificare la legge 23 giugno 1927, n. 1.188, in materia di toponomastica stradale e monumenti a personaggi contemporanei, e alla legge 3 marzo 1951, n. 178, che regola la disciplina delle onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. L’intenzione è rimuovere la memoria di Josip Broz Tito, presidente della Jugoslavia fino al 1980: «Per incomprensibili e ricorrenti contraddizioni di questo nostro strano Paese – recita la relazione che accompagna il testo – vi sono ancora vie di città italiane intitolate a Tito, come ad altri personaggi cui la storia ha riconosciuto responsabilità criminali verso il genere umano». Così pure si prevede di revocare al maresciallo Tito (che però non è espressamente citato nel testo della proposta di legge) l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, concessa il 2 novembre 1969, «per sigillare accordi commerciali assunti con la Jugoslavia», dall’allora Capo dello Stato Giuseppe Saragat. Il nuovo articolo 4 ter propone inoltre il divieto d’intitolazione di strade, piazze o altri edifici pubblici a quanti hanno svolto ruoli dirigenziali nel Partito nazionale fascista o nel Partito fascista repubblicano o che abbiano rivestito cariche nella Repubblica sociale italiana. Sempre sui banchi di Palazzo Ferro-Fini è nato l’atto della Camera numero 829 (presa in carico il 22 febbraio dalla commissione di Montecitorio) che punta sempre a modificare il Testo unico sull’ordinamento degli enti locali e, in particolare, le norme integrative sull’ordinamento dei segretari comunali e provinciali. «Il Consiglio regionale del Veneto – si puntualizza nella relazione tecnica – ritiene che non sia più eludibile un percorso di riforma che porti a un’allocazione contabile delle spese di retribuzione del segretario comunale diversa da quelle per il personale dipendente degli enti locali, con l’espressa previsione che i relativi oneri non concorrono a definire il limite massimo della spesa disponibile per il personale dipendente». Infine, l’atto della Camera numero 826, assegnato il 21 febbraio, che vuole porre rimedio alla nullità delle elezioni nei Comuni con una popolazione inferiore a 15 mila abitanti nel caso in cui sia presentata una sola lista che abbia riportato un numero di voti validi inferiore al 50 per cento dei votanti e il numero dei votanti sia risultato inferiore al 50 per cento degli elettori iscritti nelle liste elettorali del Comune. Il problema viene superato stabilendo che nel computo dei votanti non si tiene conto degli elettori iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (l’Aire), a meno che abbiano votato o abbiano dichiarato di voler esercitare il diritto di voto «mediante comunicazione scritta alla rappresentanza diplomatica o consolare operante nella circoscrizione elettorale di residenza o al Comune, dalla data di convocazione dei comizi elettorali fino allo scadere del termine per esercitare il diritto di voto».

Via i nomi a vie e piazze per chi è legato al fascismo

Tra le proposte, anche il divieto d’intitolazione di strade, piazze o edifici pubblici a chi è stato nel Partito nazionale fascista o all’interno della Repubblica di Salò.

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