Decreto anti Rave, 18 organizzazioni della società civile chiedono lo stralcio della norma

Un documento rivolto al Parlamento sottolinea i rischi legati a una politica repressiva. “Si rischia di criminalizzare le cultura giovanili e di ricacciare nel sommerso l’uso di sostanze"

Decreto anti Rave, 18 organizzazioni della società civile chiedono lo stralcio della norma

Le organizzazioni della società civile impegnate per un cambio delle politiche sulle droghe e nella lotta alle discriminazioni nei confronti delle persone che usano droghe, esprimono una “forte preoccupazione” per le conseguenze che determinerebbe la conversione in legge dell’attuale decreto anti-rave, in riferimento all’articolo 434 bis poi 633 bis, del DL 162/22 sulla convivenza sociale, sui processi di stigmatizzazione dei giovani e delle loro espressioni culturali nel nostro Paese. In un documento rivolto ai Gruppi parlamentari 18 organizzazioni (Forum Droghe, Antigone, Cnca, A Buon Diritto, Lila, Itard, Comunità di San Benedetto al Porto, Parsec, Cat, Associazione Luca Coscioni, la Società della Ragione, Itandup, Isola di Arran, Il Gabbiano, Cgil, LegacoopSociali, Arci, Meglio Legale) mettono in rilievo come l’emendamento varato dal lo scorso 31 ottobre continui a criminalizzare i rave e gli eventi musicali e di intrattenimento, definendoli pericolosi per la salute e l’incolumità pubbliche.

“Riteniamo gravi e infondate le motivazioni poste alla base di un tale provvedimento di legge, basato sui supposti pericoli dei rave e degli eventi di intrattenimento per la sicurezza e la salute pubblica, con l’aggravamento dei seri rischi di incostituzionalità rilevati da diversi costituzionalisti – si legge nella nota –. La normativa relativa all’occupazione di suolo o edifici è già presente nel nostro ordinamento e richiede che il proprietario dello stabile o del luogo presenti una denuncia per l’eventuale sgombero. Va considerato, inoltre, che, gli ultimi due rave di grandi dimensioni, tenuti a Valentano nel 2021 e a Modena nel 2022, non hanno comportato alcun problema di ordine pubblico, come è verificabile dalle tante fonti che li documentano. In entrambi i casi lo sgombero è avvenuto in forma pacifica e negoziata tra le forze dell’ordine, gli organizzatori, la mediazione dei servizi di Riduzione del danno, il coinvolgimento attivo degli stessi partecipanti, i quali hanno provveduto anche a garantire la pulizia dei locali”.

Secondo i firmatari dell’appello, i rave o free party rappresentano degli eventi musicali con una grande partecipazione di giovani, caratterizzati dalla “dimensione creativa e di libertà dagli schemi e dalle convenzioni, in particolare dai vincoli del mercato del divertimento”. Il messaggio che si intende far passare è, invece, di punire chi partecipa a questi eventi e, soprattutto, chi fa uso di sostanze. “I rischi per la salute di questi eventi sono gli stessi di altre manifestazioni pubbliche di altro segno – si legge ancora nella nota – con un numero elevato di partecipanti, come è stato più volte rilevato. L’esperienza, ormai consolidata da oltre 20 anni dalle nostre reti e a livello europeo, dimostra che l’implementazione dei servizi di Riduzione del Danno e Limitazione dei rischi a livello nazionale, prevista dai Lea, rappresenta la strategia più efficace per gestire e rendere sicuri sul piano della salute, dei possibili rischi, della gestione di eventuali situazioni critiche, i contesti nei quali si svolgono gli eventi, dai rave, alle feste legali, alle realtà del divertimento cittadine.

I servizi di Riduzione del danno ­– prosegue il documento – svolgono, inoltre, un ruolo importante anche nel facilitare la mediazione e la negoziazione con le forze dell’ordine nelle eventuali operazioni di sgombero, come è appunto avvenuto nel caso del technival di Valentano e di Modena”.

Per questo, concludono le associazioni, “riteniamo che una misura repressiva, rischia di incentivare l’organizzazione di eventi sempre più nascosti e irraggiungibili, e quindi molto più difficili da gestire attraverso gli interventi di riduzione del danno e tutela della salute pubblica e di contenimento di eventuali casi critici tra i partecipanti”. Una rigida interpretazione della legge potrebbe, inoltre, “estendere i reati previsti anche agli operatori di questi servizi, negando un diritto sancito dalla legge, con la conseguenza “paradossale” di ampliare proprio i rischi e i danni per la salute che si vorrebbero evitare e di compromettere in modo sensibile la sicurezza degli eventi”.

In occasione della discussione alla Camera dei deputati della legge n. 705 di conversione del decreto legge n. 162/2022 – in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari per detenuti non collaboranti con la giustizia, obblighi di vaccinazione anti Covid 19 e contrasto dei raduni illegali –  le 18 organizzazione della società civile italiana presenteranno il prossimo 21 dicembre alle ore 10 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati (Via della Missione 4) l’appello per chiedere di stralciarne la parte contenente le norme anti rave. 

Antonella Patete

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)