El Niño mette in ginocchio il sud dell’Etiopia tra le cliniche mobili del Cuamm. Aumentano i casi di malnutrizione e cresce il rischio di epidemie

Alla vigilia dell’Africa Day, migliaia di persone, colpite da pesanti alluvioni, si trovano in grave difficoltà, nel distretto di Dassenech, regione del South Omo. I gruppi più vulnerabili pagano il prezzo della crisi climatica: donne, bambini e sfollati interni al centro della crisi umanitaria.

El Niño mette in ginocchio  il sud dell’Etiopia tra le cliniche mobili del Cuamm. Aumentano i casi di malnutrizione e cresce il rischio di epidemie

La secca più lunga degli ultimi quarant’anni, poi le piogge torrenziali, mettono in ginocchio il secondo paese più popoloso del continente africano, l’Etiopia. Nelle regioni meridionali, eventi alluvionali recenti hanno colpito e costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare la propria casa, con grave rischio per la sopravvivenza. I gruppi più fragili donne, bambini e sfollati interni al centro della crisi umanitaria.

L’esondazione del fiume Omo e del lago Turkana, nella zona del South Omo, ha ricoperto di acqua il 65% del distretto di Dassenech, uno dei più duramente colpiti dal fenomeno El Niño causando oltre 60.000 sfollati interni, su un totale di circa 80.000 abitanti.

I danni alle infrastrutture rendono difficile l’accesso alle cure: 4 centri sanitari su 5 del distretto risultano, infatti, inagibili e 12 dei 16 posti di salute sono allagati. Qui, continuano a muoversi, come possibile, le cliniche mobili di Medici con l’Africa Cuamm impegnate a portare cure mediche dove i bisogni sono maggiori.

Nell’ultimo anno, i team Cuamm hanno raggiunto circa 30.000 persone attraverso le attività delle cliniche mobili e i servizi nei centri sanitari supportati (vaccinazioni, screening malnutrizione, diagnosi e trattamento malaria e malattia diarroiche, visite prenatali…).

Sono stati registrati tassi di malnutrizione pari al 36,4% e un’alta diffusione di malattie infettive come la malaria con oltre 14.000 casi diagnosticati solo negli ultimi mesi. Ora la situazione è ancora più grave perché le condizioni climatiche estreme rendono più difficile raggiungere le comunità isolate dalle alluvioni e i fattori ambientali aumentano il rischio della diffusione di malattie causate dall’acqua contaminata, come il colera.

 

Un quadro già drammatico che si aggrava: nel paese, infatti, si registrano oltre 20 milioni di persone in urgente bisogno di assistenza umanitaria e alimentare, a causa del recente conflitto in Tigray e della crisi alimentare che colpisce il paese da Nord a Sud.

 

«Tocchiamo con mano, anche qui da noi, in Veneto e nelle altre regioni, le conseguenze del cambiamento climatico, con queste piogge improvvise e torrenziali, con i fiumi che straripano e i danni che ogni giorno vediamo con i nostri occhi. Ma in Africa, l’impatto è ancora più grave e devastante – afferma don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm –. La situazione in Etiopia ne è un esempio ed è drammatica. Come Cuamm continuiamo a portare aiuto, come possiamo, ma siamo molto preoccupati, perché queste gravi alluvioni colpiscono direttamente la salute delle persone, dei più fragili, di mamme e bambini, impediscono l’accesso alle cure e facilitano la diffusione di ulteriori malattie. Ma tutto questo, qui non si vede e non fa notizia. L’Africa, come spesso succede, è fuori dal radar della nostra attenzione e dei nostri media. È il continente che contribuisce in forma minore alle cause del cambiamento climatico, eppure come l’Etiopia ci mostra, ne paga le conseguenze peggiori. Tanti sono gli esempi, dai cicloni in Mozambico, alle prolungate siccità in Angola. Domani, 25 maggio, ricorre l’Africa Day, anniversario in cui l’Africa vuole ribadire al mondo che desidera diventare protagonista della propria storia, che ce la sta mettendo tutta per uscire dai limiti e dai drammi che l’attanagliano. È un giorno in cui far memoria e celebrare un’Africa che ha voglia di vivere e di ricattarsi. è lei a chiederlo, sono i suoi giovani che ci domandano non pietà, ma compartecipazione e vicinanza, ci chiedono di camminare insieme per costruire un futuro più giusto per tutti».

Medici con l’Africa Cuamm opera in Etiopia dal 1980 in partenariato con le autorità sanitarie etiopi e attori della società civile a sostegno del sistema sanitario e dell’accesso delle categorie più vulnerabili nelle regioni di SER (South Omo Zone), Oromia (South West Shoa Zone), Somali Region, Addis Abeba, Amhara (appena concluso), Tigray e nella regione di Gambella, attraverso una sede centrale ad Addis Abeba e uffici distaccati in tutte le regioni e distretti di intervento. 

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Fonte: Comunicato stampa