Etiopia, Sereni: inchiesta su crimini e accesso agli aiuti per il Tigray

La viceministra agli Affari esteri: "Emergenza umanitaria molto seria. Si stanno deteriorando anche le condizioni di sicurezza e di stabilità in altre regioni del Paese"

Etiopia, Sereni: inchiesta su crimini e accesso agli aiuti per il Tigray

"Domandiamo una indagine indipendente sui crimini contro l'umanità registrati dall'inizio del conflitto nel Tigray a novembre e documentati da organizzazioni come Amnesty e dalla stessa commissione per i diritti umani dell'Etiopia. Si sta discutendo a Ginevra sulle condizioni per effettuare un'indagine congiunta dell'Alto commissario per i diritti umani e la Commissione etiope. Per l'Italia, è indispensabile un'indagine indipendente che accerti i crimini e trovi i responsabili". Questa la posizione della viceministra agli Affari esteri e la cooperazione internazionale Marina Sereni sull'attuale crisi nella regione settrentrionale del Tigray, in Etiopia. Al quotidiano Avvenire, Sereni - riconfermata come unica viceministra in Farnesina nel governo Draghi - ha assicurato che l'Italia intende giocare "un ruolo attivo e positivo".

La situazione però "è allarmante, l'emergenza umanitaria molto seria. Si stanno deteriorando anche le condizioni di sicurezza e di stabilità in altre regioni del Paese". Per questo Sereni esorta "la comunità internazionale e l'Ue in particolare" ad "occuparsi di questa situazione". Oltre ad ottenere "un'inchiesta indipendente", ci sono altre due "richieste fondamentali ad Addis Abeba: l'accesso pieno degli aiuti umanitari" e poi "la fuoriuscita delle truppe straniere, in particolare quelle eritree, dalla regione. Su questo registriamo alcuni sviluppi del governo".

Sul piano politico, l'Italia "ha già deliberato contributi urgenti alle popolazioni attraverso Unhcr e Croce rossa" continua Sereni, che attende che "si concretizzi un volo umanitario con materiali sanitari organizzati con la Cri per l'aeroporto di Macalle'". Poi, assicura la viceministra, "è importante continuare il dialogo con il governo etiope al quale chiediamo processi di riforma e riconciliazione".

Secondo la numero due della Farnesina "l'idea di fondo del governo del premier Abiy Ahmed è stata il superamento del federalismo 'etnico' in nome di una democrazia partecipata da tutte le etnie, ma il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), non ha accettato questo approccio e ha contribuito a novembre allo scoppio del conflitto. Se il governo centrale mantiene la capacità di avviare riforme sociali, politiche ed economiche può determinare stabilità. L'interesse italiano, europeo e e degli Usa è far sì che il Paese più importante della regione mantenga una struttura unitaria e si avvii verso elezioni credibili".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)